Chiedi chi era Gigi Meroni: lo spettacolo di Massimiliano Giacometti






C’era un ragazzo che amava i Beatles e i Rolling Stones, ma questa non è una novità, eppure se questo ragazzo fosse anche un calciatore, un giocatore del Torino un po’ artista, se sotto i suoi piedi ci fossero in innuendo i primi anni 60’ di genio e sregolatezza in rampa di lancio, se fosse calciatore ma dipingesse anche quadri, scrivesse poesie? Tutto questo è realtà, questo è stato Gigi Meroni, ala destra del Torino, ma soprattutto un cuore grande: innamorato di Kristiane, la principessa con cui convive in mansarda, amata alla follia fino ad ostacolare sull’altare il matrimonio di convenienza a lei imposto. Meroni: una polaroid di un ragazzo vestito alla Beatles, un George Harrison all’italiana, con una gallina a guinzaglio per le strade della sua Como,una Seicento blu oppure per le strade con un travestimento da finto giornalista per chiedere alla gente cosa si pensasse di lui. Dolce e malinconico,quasi una favola, lo chiamavano il calciatore beat, la farfalla granata, farfalla volata via troppo presto, a 24 anni quando, dopo un Torino – Sampdoria 4 – 2, fu investito da un automobile.
Sembra una storia dell’estro letterario già di per sé, una storia umana d’altri tempi, di una vecchia Italia col viso acqua e sapone alla scoperta di uno spirito più libero, fuori dalle regole imposte. Carpe diem allora, carpe diem oggi: “l’attacco d’arte” non poteva mancare, ed ecco servito il coup de théâtre. Su un testo composto da Barbara Castamagna è nato lo spettacolo Gigi, una sorta di reading interpretato da Massimiliano Giacometti con uno sfondo che ammicca al teatro canzone grazie alle musiche di Roberto Seccamani sullo sfondo di un mirabilia anni 60’. Il video-reprise riportato qui sopra, ideato da Ivo De Palma, storica voce del doppiaggio milanese, è pure essa parte di questo mondo teatrale, fu sotto la regia di Giacometti all’ EIKONTEATRO di Torino in veste di attore dello spettacolo “Onda di Piena”.
Un mondo, un sottobosco quasi, quello delle piccole produzioni teatrali spesso ai margini dei riflettori, ma così pregnante da meritare un approfondimento. Tento qui di farlo in questo post a due voci riportando le impressioni di questi due protagonisti uguali e diversi: Massimiliano Giacometti attraverso una nostra conversazione fatta via mail e una mia intervista a Ivo De Palma e la sua attraverso forma e sostanza del suo spoken words su You Tube.
Cominciamo dalla regia di Giacometti,figlio e socio fondatore del Teatro Studio di Torino, intriso di coralità ed estro civile.
Cosa ti posso dire di me come regista? Mi piace il Teatro corale, dove la forza la da il gruppo e quando intendo gruppo intendo tutti gli attori i tecnici i musicisti… dove la parola e il movimento dei corpi è fondamentale, dove poesia e incantamento ci fanno sospirare e ci fanno emozionare. Mi piace il Teatro utilizzato per farci riflettere sulla memoria collettiva e il vivere comune. Questo è il Teatro che amo….
Questo desiderio di raccontare Gigi parte da molto lontano ancor prima di pensare d’essere attore. Come dico sempre a chi mi chiede perché proprio un personaggio come Meroni. Io rispondo sempre allo stesso modo: non mi piacciono i personaggi regolari, mi piacciono gli “storti” (passami il termine). Trovo che gli “storti” abbiano tante piccole e grandi cose da dire e fare che altri non hanno. Sono persone che vivono, come dire, a 2 metri in alto, sono baciati dalla fortuna di fare cose che possono essere, per qualcuno: estreme… ma grandi. Gigi era uno di questi. Ne ho trovato conferma incontrando alcuni suoi compagni di squadra di allora nelle mia ricerca scrivendo il testo. Fossati, Poletti (suo inseparabile amico) Vieri, Rosato e altri che mi hanno raccontato vari aneddoti e, da questi aneddoti si percepisce chiaramente, quanto Gigi facesse tutto in modo molto naturale non forzato, non esasperato per far parlare di sé… era capace di andare a spasso con una gallina al guinzaglio, era capace di disegnarsi i vestiti, di avere una fidanzata “irregolare” (scandalo per quegli anni) di dipingere, tenere la barba e i capelli lunghi quando altri, nel mondo del calcio non l’avrebbero mai fatto allora, ma non per esibizionismo ma per naturalezza esistenziale, per stare bene con se stesso.
Lo spettacolo è nato da un’esigenza. Io, ho sentito l’esigenza di portarlo in teatro perché, prima di tutto: mi piacciono le storie, mi piacciono le storie di personaggi veri che in qualche modo hanno segnato la nostra esistenza e dove ogni uno di noi ci si può ritrovare e poi perché mi piace riflettere sul passato per capire meglio il nostro presente. Mi piace non dimenticare perché credo che la memoria sia ancora ciò che più grande abbiamo. Credo che, coltivare la memoria ci faccia sentire meno soli in questa società di oggi dove il valore non esiste più. La memoria/storia è un valore importante per le generazioni a venire. Raccontare la storia di Meroni uomo e calciatore può essere uno stimolo per i ragazzi che si affacciano al mondo del calcio e della vita, Raccontare la storia di Meroni ci fa capire che il calcio oggi e tutto ciò che ruota intorno: interessi, scandali ecc. non è il vero mondo ma è qualcosa di ormai falsato. Lo spettacolo parte dai suoi giorni a Genova, sino al giorno della sua morte accidentale a Torino, percorrendo i momenti salienti della sia vita. Come hai letto nelle note di regia, non parla di calcio giocato (non mi interessava) parla di Meroni dentro e fuori il gioco del pallone,dei personaggi che lo incontrarono, della gente comune che da lontano lo vedeva giocare e si immedesimava nella figura ribelle quale poteva apparire, parla dell’estro e delle creatività, della grande semplicità che lo contraddistingueva, della grande sensibilità umana, parla dell’amore; Gigi come Leandro. Kristiane come Ero. La loro storia come un mito greco. Parla delle sue origini mai dimenticate di un campione che rappresentava lo spirito di un’epoca del suo anticonformismo e della fantasia al potere e della libertà che lui amava. Parla di un bambino che avrebbe voluto essere per un minuto Meroni, con la maglia numero sette sulla schiena (io)
Andando a solcare più da vicino, il senso corale della creazione, il piccolo scrigno di Gigi svela una realtà corale alquanto entusiasmante per il suo sodalizio in fieri,molteplice e variegato. Che lo spettacolo nasca da un testo di Barbara Castamagna, non è una casualità: Barbara è stata preziosissima in tutti i lavori che abbiamo fatto insieme. Pensa che questo testo l’abbiamo scritto, a distanza. Dopo che lei si è sposata ha seguito il suo amore in Slovenia e quindi ci siamo mandati i vari pezzi tramite e-mail. Solo con l’affiatamento e la sintonia riescono tali cose. Ci sono altre persone molto preziose in questo spettacolo che ogni una si è appassionata a modo proprio: Stefania, Francesca, Agostino, Ivan e l’immancabile Fabio del video.
L’associazione ad un concept musicale, è presto detto: Beh! è stato molto semplice con Roberto Seccamani indirizzarci sulle canzoni che in quegli anni 60’ sottolineavano il panorama musicale. Erano i brani che più erano in voga, dove i ragazzi si riconoscevano e dove Gigi, giovane di quegli anni ne era legato. Gigi era un amante dei Beatles e dei Rolling Stones.







Questo è quello che si definisce il lato “visibile” della passione che c’è per la realizzazione di questa piccola perla di teatro, ma la lista dei nomi potrebbe continuare e continua: Alessandro Baricco, Laura Curino, Ermanno Eandi e Richi Ferrero. Sono grandi amici che, appena hanno saputo di questo mio desiderio di costruire un testo su Gigi mi hanno regalato dei pezzi che ogni uno aveva scritto in tempi diversi attraverso ricordi. Questo ti fa capire quanto questo personaggio sia rimasto impresso nel tessuto culturale torinese. Tu ben sai che sono attori e scrittori tutti torinesi.

E poi, la triste nota dell’aria di crisi respira in quello strano meccanismo tra arte e ingranaggi tecnici che lo sforzo di ogni opera deve tenere in conto: Purtroppo come ben saprai con i noti tagli alla cultura è diventato sempre più difficile poter far vedere con una certa continuità i lavori. Il mio lavoro su Gigi è da circa un anno fermo, per mancanza di proposte serie. Ho avuto tantissime promesse ma poche sono state mantenuto purtroppo. Qui mi addentrerei in un discorso molto più ampio che non basterebbe qualche pagina e non ho voglia di tediarti. Ti ha scritto bene Ivo su come anche la stampa latita sui lavori teatrali torinesi.(vedi intervista a seguire,ndr)
Per tornare allo spettacolo di Gigi voglio salutarti e ringraziarti di questo tuo interessamento grazie anche all’amico Ivo con il bellissimo video e la sua splendida voce.

Augurando davvero a Massimiliano e a tutti i suoi collaboratori che Gigi possa avere un nuovo,rinnovato e più maturo ribattezzo in teatro, sposto il solco di questo post su Ivo De Palma, nella sua puntigliosa analisi recitativa quanto da video maker come di recente si scopre sul suo canale di You Tube.

Massimiliano Giacometti e Barbara Castamagna.sono gli autori di questo omaggio teatrale al mito di Gigi Meroni, andato in scena tempo fa. Il tuo spoken words rielabora il video introduttivo dello spettacolo. Com'è nato questo progetto?

Prima di ogni replica dello spettacolo, Massimiliano e Barbara avevano deciso di proiettare un video che desse alcune coordinate emotive di quanto poi sarebbe stato raccontato sulla scena. Filmarono il piccolo Fabio, con l'intenzione di fargli impersonare Gigi bambino, montarono il filmato e lo portarono da me. Io elaborai l'immagine per darle un'apparenza un po' retrò e incisi nel mio studo la voce di Massimiliano, che cominciava la narrazione sul filmato per poi proseguirla dal vivo in scena.

La cosa finì lì.

Qualche giorno fa mi ritrovai per le mani questo materiale, facendo un po' l'inventario di quanto giaceva sul computer, e mi parve l'ideale per una nuova scorribanda, che oltretutto poteva in qualche modo rianimare l'interesse per il progetto di Massimiliano e Barbara. Quindi presi il filmato e lo arricchii con immagini d'archivio del vero Gigi Meroni, reincidendo il testo con la mia voce per vedere che cosa ne veniva fuori...


Gigi, la farfalla granata, il calciatore beat, un po’ calciatore un po’ artista simbolo degli anni Sessanta tutti italiani. «Era un simbolo di estri bizzarri e libertà sociali in un paese di quasi tutti conformisti sornioni», così lo definiva Gianni Brera, e tu, per quanto onirico possa essere il tuo ricordo diretto di quell’emblema o anche nella coscienza consapevole di oggi, come lo definiresti?

L'effetto che il suo mito arriva a scatenare è straordinario. Lui, che per l'epoca era decisamente controcorrente e all'avanguardia (era tra l'altro anche ottimo pittore), è in grado, al giorno d'oggi, di farci vagheggiare nostalgicamente il tempo in cui il calcio era un'altra cosa. E' una sorta di ideale anello di congiunzione con quel mondo, una figura che consente anche a quelli della mia generazione di serbare una certa memoria di quel periodo. Saperla raccontare, una storia del genere, è importante, perché i più giovani non hanno modo di capire quanto è cambiato da allora, se non attraverso testimonianze di questo genere.


L’impostazione della tua recitazione questa volta se la gioca tutta in una fioritura in punta di piedi, diciamo anche naif grazie ai frame con il piccolo Fabio solo in un campo di calcio. Un che di Nouvelle Vague potremmo dire… Ecco, ma quando entri in contatto con l’anima di un testo, come visualizzi mentalmente le basi per concept video da realizzare e come è accaduto in questo caso?

In questo caso parte del video già preesisteva. Quel che cercavo, essendo un video che in questo caso doveva bastare a se stesso e non introdurre un successivo spettacolo, era il vero Meroni, evocato da immagini d'archivio elaborate nello stesso modo un po' retrò, in modo da dare l'impressione che anche quel bimbo fosse proprio Meroni. La recitazione doveva cercare di essere più dolce e spontanea del solito, anche se non manca un'impennata nel momento in cui tempo e ritmo delle parole si fanno più serrati, quasi a simulare una radiocronaca in tempo reale. In questo, del resto, avevo come base guida la voce dello stesso Massimiliano, che aveva letto il brano nella prima edizione del video.

E con Gigi si ritorna a parlare di recitazione pura, teatrale. Cominciamo,in breve, con il tuo giudizio tecnico sul lavoro di Massimiliano e Barbara…

Massimiliano e Barbara portano avanti da tempo progetti legati al teatro di narrazione, spesso contaminato da memoria storica e/o impegno civile. Quel tipo di teatro il cui esponente più noto, per intenderci, è Marco Paolini. "Gigi" è uno spettacolo molto suggestivo, che spero venga ripreso al più presto.

Parlando di teatro più in generale? Si parla tanto di crisi, di circuiti chiusi degli spettacoli in tournée e poi ci si trova di fronte a piccole perle come questa pièce. Dal tuo punto di vista dov’è il finale di partita, il calcio di rigore che possa innestare un nuovo albore delle sorti teatrali?

Fare teatro e portare la gente a teatro sono due cose un po' diverse. Portare la gente a teatro è un'arte in sé, che spesso purtroppo, prescinde dalla qualità dello spettacolo. Eppure, in ultima analisi, solo i teatri (o i posti alternativi adibiti a teatro) pieni possono invertire la tendenza. Finché le piccole perle le vedono quattro gatti resteranno piccole e basta. E fa un po' rabbia che a fare il "tutto esaurito" siano le sciocchezze.

E tu? Ci pensi mai ad un Ivo De Palma in versione attore di teatro?

Già dato.

Episodicamente, è successo.

L'ultima cosa nel 2004, proprio con Massimiliano Giacometti come regista, in un monologo tratto da autori vari.

Sono stato in scena 9 giorni e il settimanale d'informazione sugli spettacoli cittadini, Torino Sette, nelle ben due edizioni uscite in quei 9 giorni, non si è degnato di nominarmi, nemmeno di sfuggita. Come volevasi dimostrare...

Lo spettacolo si chiude con questa piccola riflessione: Nel 1977 a trentatre anni
Gigi Meroni avrebbe abbandonato il calcio. Dopo essere diventato un contadino,
un ristoratore, un pittore celebre, uno stilista affermato, sarebbe fuggito con
la sua Kristiane…. Se ne sarebbe andato. Forse oggi vivrebbe fra gli eschimesi
in un igloo o a Las Vegas fra le luci colorate. Sarebbe andato a vivere su
un’isola. Magari nei Mari del Sud o a Tahiti o nelle Isole Marchesi e come
Gauguin avrebbe passato i suoi giorni davanti al mare a dipingere e a
vivere…vivere… la cosa che amava più fare….


MASSIMILIANO GIACOMETTI, il curriculum:



Massimiliano Giacometti è nato a Torino nel 1957. Vive e risiede a Settimo Torinese, dove sin da ragazzo coltiva la passione per il teatro.
E' socio fondatore del Teatro Studio, gruppo formato da studenti e lavoratori che insieme a vari professionisti e docenti del mondo teatrale, segneranno tra gli anni settanta e ottanta un momento importante nel tessuto culturale torinese. Gli spettacoli cui partecipa con la direzione del regista
Flavio Ambrosini sono:
-1979/80 "L'Opera da tre soldi" di B. Brecht.
Prima ediz. 1982, seconda ediz. 1989 il
"
Marat-Sade
" di P. Weiss.
-1984 "Le Nozze di Figaro" di Beaumarchais.
-1986 "La Chiave a Stella" di P. Levi.

Da Flavio Ambrosini, apprende l'importanza del lavoro sul testo e sulla coralità.
Negli stessi anni entra alla scuola d'Arte Drammatica del Teatro Nuovo di Torino diretto dall'attore e regista Franco Passatore e lavorerà con altri artisti, quali: Gianni Mantesi, Alessandro Roberti, Iginio Bonazzi, Alberto Jona, Roberto Petrolini, Piero Ferrero e lo stesso Franco Passatore che lo dirigerà ne "La Calandria" del Bibbiena.
Seguiranno, sempre con il Teatro Studio, numerosi stage di formazione con l'attore Eugenio Allegri da cui apprenderà varie tecniche teatrali: dall'improvvisazione alla clouwnerie al teatro della crudeltà, fino alla commedia dell'Arte.
Nel 1984, con la regia di Lucia Moisio, gira "Vite Spericolate" scritto da Alessandro Baricco, vincendo il primo premio al Festival Cinema Giovani di Torino per il settore cortometraggi. Nel 1985 sempre con Lucia Moisio e Alessandro Baricco, gira "Non mettere le dita nel mio budino" cortometraggio commissionato dal Comune di Torino e Informa Giovani per divulgare le attività di quest'ultimo.
Nel 1987 partecipa al film per Rai 3 "La Medicina Conquistata" per la regia di Alberto Chiantaretto.
Nel 1990 con il Teatro Studio partecipa allo spettacolo "La Cimice" di Maijackowshi con la regia di Andrea Dosio, e nel 1991 agli "Ultimi Giorni Dell'Umanità” con la regia di Luca Ronconi.
Nel 1988-1990 Vi è un incontro artistico importantissimo con il maestro Yoshi Oida, e parteciperà a due laboratori sotto la guida del maestro. Questo incontro ne segnerà in modo particolare il cammino artistico.
Dal 1989 al 1992 si dedica completamente alla ricerca teatrale, approfondendo varie tecniche e mettendo in scena come attore alcuni studio di composizione.
Nel 1992 prende parte allo spettacolo "La Conquista di Abya Yala", regia di Eugenio Allegri, spettacolo che ha partecipato alla rassegna "Asti Teatro" e che vanta numerosissime repliche in Italia.
Nel 1992 Collabora con il Circolo Bloom e prende parte allo spettacolo per bambini “Nessuna Strega”. Sempre nello stesso anno con il Circolo Bloom partecipa alla rassegna teatrale “Gialli Notturni” con la regia di Eugenio Allegri.
Nel 1993 cura la direzione di letture su autori contemporanei che verranno rappresentate in librerie, circoli culturali e teatri. Ha realizzato un progetto sull'identità e differenza curato dalla scrittrice Antonia Spaliviero con la collaborazione del regista Gabriele Vacis, portando in scena due spettacoli: 1994/95 "Io volevo essere sempre il comandante", che ha toccato varie città italiane, e 1996 "Che razza di gente siamo".
Nel 1994 vi è l'incontro con il gruppo teatrale Stranomiscuglio di Vercelli dove conduce laboratori e firma alcune regie.
-1994 “Le strade di Polvere” dall’omonimo romanzo di Rosetta Loy -1995 “…a casa per il camino” da testi di Primo Levi -1997 “Dall’alba al Tramonto” di Barbara Costamagna -1998 “Lettura di un’immagine”, Lalla Romano” composizione e progetto Massimiliano Giacometti -1999 “Diari” di Barbara Costamagna con l’attrice Enza Fantini -2000 “Teppisti” di Giuseppe Manfridi
Dal 1996 al 2002 e’ stato Direttore Artistico del Teatro Nicolo’ Barbieri di Vercelli– ideando “IL Teatro del Cuore” stagione teatrale di gruppi e attori professionisti.
Nel 2002 il comune di Trino Vercellese le affida la Direzione Artistica del Teatro Civico – ideando la stagione “piccolo TeaTRINO” stagione teatrale di gruppi e attori professionisti.
Nel 2002-3 il Comune di Settimo Torinese e Informa Giovani le affida la conduzione di laboratori teatrali di formazione, rivolto ai ragazzi del 2006, con studi di spettacolo/laboratorio.
-2003 “Guerre”
-2004 “La chiave di…una stella”
-2005 “Faida”
Nel 2003 e’ autore del progetto “Le citta’ invisibili“per il comune di Settimo Torinese in collaborazione con Informa Citta’, l’attrice Mariella Fabbris e il regista Aldo Pasquero.
Nel 2003-04 collabora con EIKONTEATRO e firma la regia di “Onda di Piena” composizione drammaturgica di Monica Bonetto e Massimiliano Giacometti con l’attore Ivo De Palma.
Nel 2004 con l’attrice Mariella Fabbris conduce il laboratorio “Un punto in movimento” rivolto ai ragazzi del 2006.
Credo in un teatro che sconvolge, che rimette tutto in discussione…credo in un teatro dell’emozione,dell’incantamento,dello stupore, della provocazione…un teatro del corpo,del gesto,dove tutto si muove con grande ritmo all’interno di una grande tempesta.
Nel 2005 conduce il laboratorio "Un punto in movimento: tra canto, narrazione e immagine" con studio specifico su “Romeo e Giulietta” che da vita allo spettacolo/laboratorio “Faida”, scritto da Giuseppina Lupis con il coordinamento scenico di Massimiliano Giacometti
Nel 2005 nasce lo spettacolo lettura “Gigi” ispirato alla vita di Gigi Meroni, calciatore negli anni 60. Composizione drammaturgica di Barbara Costamagna interpretato da Massimiliano Giacometti.
Nel 2006/07 con l’attrice Elena Ruzza conduce il laboratorio “Storie & Memorie” (Storie e memorie di vita quotidiana del XX secolo raccontate dai settimesi) che nel giugno 2007 ha dato vita allo spettacolo dal titolo: “Barattoli di Memoria” scritto da Monica Bonetto con la regia di Massimiliano Giacometti per la Fondazione Esperienze di Cultura Metropolitana di Settimo Torinese.
Tuttora è impegnato in laboratori di formazione teatrale rivolto ai giovani e ad un nuovo spettacolo che andrà in scena prossimamente.







Considero valore ogni forma di vita,
la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura il pasto,
un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si e' risparmiato,
due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varra' piu' niente,
e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua,
riparare un paio di scarpe,
tacere in tempo,
accorrere a un grido,
chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordarsi di che.
Considero valore sapere in una stanza dov'e' il nord,
qual'e' il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo,
la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l'uso del verbo amare
e l'ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.


A volte quello che serve è un cambio di prospettiva. Chiamatela pure idea estemporanea, un momentaneo cambio di inquadratura. Il ben noto e lirico scrittore Erri De Luca e Ivo De Palma, doppiatore che dagli anni 80' a oggi firma i personaggi più pregnanti degli anime giapponesi come Pegasus nei Cavalieri Dello Zodiaco, gli basta questo come biglietto da visita per farvi capire di chi stiamo parlando. Ma stavolta c'è qualcosa di diverso. Proprio la non convenzionalità di dire Ivo De Palma in quanto Ivo De Palma, senza personaggi.
Una scheggia.Tutto parte da questi versi, si tratta di Considero Valore del romanziere Erri De Luca, versi germogliati nella sua unica raccolta di poesie intitolata Opera sull'acqua e altre poesie, Einaudi (2002).
Aggiungeteci Ivo De Palma, non doppiatore ma voce recitante, recitazione pure, senza clichés televisivi.

Un piccolo mondo, un mondo a parte, senza trucco sul viso. Ivo De Palma al di là dell'industria dello spettacolo,insomma, quella parte di sé quella più vera che spesso si dimentica. Ed ecco allora il lato oscuro della luna, anzi…quello chiaro e non filtrato. E' quello che di gran lunga appare nel suo nuovo spazio su Youtube, questo voler essere se stessi sopra ogni cose, senza maschere. Un bisogno, un' esigenza.

Una prova d'autore che sa di perla rara questo breve reading ma in cui c'è tanto da scoprire. Importante anche la potenza sottile della colonna sonora: occasione colta al volo anche quella. L'autore è Giampiero Timbro, giovane cantante e compositore beneventano dal forte impatto visual. L'accoppiamento, nato da un rapido tam tam sul web nasce da un suo progetto musicale solista chiamato GianVigo nell'ambito del suo demo Absnth Piano E-bow. La traccia scelta per colonna sonora è L'Essenza Del Minimalismo 001, brano sperimentale in piano solo. Giampiero dichiara sulla genesi di questo sodalizio: Ho fatto ascoltare la demo a Ivo che ha subito apprezzato, poi è venuta fuori questa sua idea, un'evoluzione naturale delle cose. E' stato un grande onore, una cosa che mi ha reso felice, in quanto non solo sono un grande fan dei Cavalieri dello zodiaco, ma anche un grande estimatore della sua voce. Ritengo sia una delle migliori in Italia.Nella fattispecie L'Essenza Del Minimalismo 001 l'ha scelta Ivo, probabilmente è quella che gli ha trasmesso sensazioni più in linea col tema

E' una goccia, ma mi piaceva scavare fino in fondo. E con tanta gratitudine a Ivo De Palma per avermi dedicato il suo tempo prezioso, ecco l'intervista che abbiamo realizzato insieme.


INTERVISTA

1.Un omaggio alla poetica pregnante di Erri De Luca, grande valore morale e simbolo partenopeo per un napoletano di nascita come te. Come sei arrivato a scegliere questo autore e questo testo?

In realtà non ho cercato io questo autore, ma negli ultimi tempi alcune recenti circostanze fortuite (o meno, a seconda che si voglia vedere un senso anche nell'apparente caso, o, rimescolando le lettere, caos...) lo hanno posto nel raggio della mia attenzione: una mia allieva di dizione ha cominciato a esercitarsi su pagine tratte dai suoi libri, mia madre ha cominciato a leggere un suo libro, che ho poi letto anch'io, e una mia conoscente ha pubblicato il testo di questa poesia sul suo profilo di Facebook. Insomma, in qualche modo mi sono sentito "chiamato" a mettere questo autore alla prova della mie possibilità interpretative, che poi significa in realtà il contrario, cioè mettere quel poco (ars longa, vita brevis...) che in 25 anni di esperienza ho imparato alla prova di autori di indiscutibile spessore.

2. Nella veste puramente letteraria, è stata la stagione dei Cavalieri Dello Zodiaco "old style" firmata dall' adattamento di Stefano Cerioni e dalla direzione del doppiaggio di Enrico Carabelli a spalmare sulla tua voce citazioni provenienti da maestri come Dante e Ugo Foscolo. Ma il vero Ivo cosa ama di più leggere volendo fare una lista dei tuoi libri e autori preferiti?

Beh, cominciamo col ricordare che gli esiti poetici legati, in quella serie televisiva, al mio personaggio non portano le autorevoli firme che hai menzionato. Furono mie iniziative estemporanee, discusse in sala col direttore di doppiaggio e inserite nelle battute di Pegasus. Nel bene e nel male, quindi, me ne assumo responsabilità diretta. Per tutto il resto, sono di gusti abbastanza larghi: mi intrigano le visioni un po' folli di Moresco come le rigorose analisi di Chomsky, passando per la vena potentemente romantica di un Marai. Poi, ho una speciale adorazione per i versi di Mariangela Gualtieri.

3. Parlando ancora di te, in reading come questo emerge la tua voglia di venire fuori senza il filtro dei tuoi pluricitati personaggi partoriti nel tuo lavoro ormai ventennale soprattutto per Studio PV, da Pegasus a Mirko, dal sergente Mahoney al recente doppiaggio della serie di Hades. Senti a volte l'esigenza di venire fuori come te medesimo agli occhi del pubblico senza queste "maschere"? La tua presenza su internet con i tuoi affezionati lo lascia intuire…

Certamente. Esistono aspetti della ricerca personale di ognuno di noi che sul lavoro difficilmente vengono fuori. Questo per vari motivi, legati essenzialmente al fatto che, per motivi di resa commerciale (meglio, più in fretta), tendiamo a essere sempre utilizzati per ciò in cui funzioniamo maggiormente. Ma la nostra vita, i nostri interessi, i nostri orizzonti e le nostre aspirazioni, col tempo, possono cambiare, spesso senza che quanti sono preposti a selezionare le voci se ne accorgano. Gli anni di esperienza ci perfezionano tecnicamente, ci insaporiscono in termini di sensibilità, ci insegnano a mettere un pensiero dietro alle battute, ma non è detto che il mercato ufficiale se ne accorga e ne approfitti, specie laddove, come al nord, non esiste il doppiaggio cinematografico. E allora, personalmente sfrutto ciò che la tecnologia mi mette a disposizione, per divertirmi (nessuno mi paga per prodotti come "Valore") a spaziare con la voce su piccoli progetti non convenzionali. Per il resto, ho un contatto praticamente quotidiano con gli appassionati anche su altri aspetti del mio lavoro, come l'adattamento dei dialoghi italiani.

4.Torniamo a Valore. Hai scelto come colonna sonora per il video, il brano L'Essenza Del Minimalismo 001 del giovane musicista beneventano Giampiero Timbro.Scelta che sembra aver fatto breccia al primo colpo dopo aver ascoltato il suo progetto Absinth Piano E-Bow. Ci racconti questo percorso?

Qui il calcio d'inizio si deve al buon Giampiero, che mi ha inviato tramite Facebook il link ai propri materiali. Ascoltandoli, mi sono reso conto che, ancorché musicalmente bastassero a se stessi, presentavano caratteristiche tali da renderli ideali per accompagnare una voce recitante. Espressi tale convinzione a Giampiero, rammaricandomi di non averli potuti scaricare. Tempo due minuti ricevetti il link per il download e la cosa finì lì, con infiniti ringraziamenti da parte mia. Qualche giorno dopo, approfittando di una mattinata un po' più libera del solito, mi dedicai a un nuovo ascolto dei materiali di Giampiero, con l'idea di trovare il sottofondo ideale per "Considero Valore" di Erri De Luca, poesia in cui mi ero imbattuto giorni prima. L'Essenza del Minimalismo 001, sfrondata di una parte centrale più complessa, mi parve fare al caso mio. Montai per bene il minuto e mezzo musicale ed entrai in sala, dove registrai di getto la poesia con la musica in cuffia, senza rifarla nemmeno una volta. In mix modificai solo qualche pausa, perché le parole facessero qui e là da contrappunto al fraseggio musicale. Creai quindi il master audio, che importai in un software di montaggio video per aggiungere le immagini, cioè foto del poeta rese disponibili sul web. Il volto di De Luca è meravigliosamente scavato dagli anni, quindi rende decisamente attendibili, come nate dalla riflessione di una vita, le affermazioni contenute nel testo. In capo a due/tre ore, il reading era pronto per la condivisione sul web.

5. Un doppiatore è soprattutto un attore, doppiaggio è quindi anche recitazione. Recitazione, che sembra essere il filo conduttore del tuo spazio su You Tube di cui sei un neofita internauta. Come nasce questa idea prendendo, per il momento, in considerazione anche l'upload di un'altra tua rilettura intitolata Eterna Primavera basata su un quadro di Silvana Cimieri e un testo di Marina Bergadano?

L'idea è molto semplice, ed è legata alle riflessioni già fatte nel corso di questa conversazione. Preso atto dell'esigenza di esprimermi in modo autonomo e di cercare un contatto diretto con il pubblico, si trattava di individuare i mezzi più adatti alla bisogna. In principio, e per molti anni, è stato solo il mio sito ufficiale. Ora sono presente anche su Youtube e Facebook.

6. In quanto ai video, il film maker sei ancora una volta tu. Semplice passione?

Beh, non posso fare mille cose a livelli straordinari... è già tanto se riesco a farne una a livelli anche solo decenti... Il montaggio e la regia cinetelevisiva mi intrigano molto, ma non posso dire di non avere ancora un sacco di cose da imparare.

7. L'uscio sul mondo del tuo lavoro è aperto, sveli anche i backstage della realizzazione del doppiaggio. Da grande esperto e appassionato del tuo lavoro, quali regole - gotha consigli a chi vuole tentare una strada come la tua?

Dotarsi delle basi indispensabili. Darsi scadenze realistiche e precise. All'interno di queste, buttarsi a capofitto nell'ardua impresa di entrare in questo mercato. Chi è privo di basi, di motivazione e di pazienza, lasci perdere.

8. E per il prossimo futuro cosa ci riservi di bello in quanto a progetti dentro e fuori la Rete?

"Valore" non ha avuto chissà quale gestazione... Credo che le cose più belle nascano un po' all'improvviso, per innamoramenti subitanei (un po' come le belle storie d'amore...), per surriscaldamenti creativi non troppo programmati. Il resto è ordinaria amministrazione, di cui comunque, trattandosi di un lavoro come il mio, non mi posso proprio lamentare.


www.ivodepalma.it