Ivo De Palma e gli spoken words di L'esperienza della Pioggia di Stefano Lorefice








Dopo i reading su Erri De Luca, le incursioni su You Tube del noto doppiatore Ivo De Palma continuano sotto il segno degli Spoken Words:la sua recitazione in libertà da ogni personaggio, il suo lavoro secondo se stesso senza incasellamenti,quando il mondo di fuori può aspettare. Questa volta è un sondino nel panorama del sottobosco della letteratura indipendente a fare da protagonista a una recitazione in versi molto particolare.

Benvenuti nel mondo di Stefano Lorefice (ne avrà memoria chi già qualche anno fa leggeva i miei post sul blog http://www.spaghidautore.splinder.com/), nato sotto il segno dei più milanesi nomadismi metropolitani con le poesie di Prossima Fermata Nostalgiaplatz e Budapest Swing Lovers, Ivo De Palma mette in luce il suo lato più recente e maturo: la crescita e la maturazione di questo poeta nel tratto evolutivo dalla salsa al neon alla riscoperta dei valori delle origini racchiusi nella raccolta L’Esperienza Della Pioggia da cui nascono i tre video che vado a presentarvi.

Come nasce questo connubio? - Ho conosciuto Stefano anni fa, leggendo dal vivo alcuni suoi brani tratti da Cosmo Blues Hotel.- racconta Ivo De Palma - Arrivai nel localino (un circolo Arci) in cui i gestori mi avevano chiamato per leggere alcuni suoi brani, presentati da una giovane giornalista che teneva lì anche un corso di scrittura creativa. Arrivai con un minimo di impianto audio che mi ero portato, e un solerte giovanotto si offrì di darmi una mano a trasportarli di sopra, dove si sarebbe tenuto il reading. Quasi "en passant" mi disse: "sono l'autore". Ecco, lo conobbi così. Apprezzò molto la mia lettura, cui seguì anche uno dei miei progettini, allora solo audio (Youtube non c'era ancora), che collocai sul mio sito e che lui veicolò dappertutto attraverso il suo blog. Ma quella era prosa.

E qui Stefano Lorefice aggiunge: - Un'amica comune che gestisce un locale a Torino dove si tengono dei reading, dopo aver letto Cosmo, mi propose di farlo avere ad Ivo...sai mai...e infatti il libro lo colpì; al punto che accettò di buon grado di leggerne alcune parti in pubblico...
Beh, l'ho aiutato a portate l'amplificazione al piano di sopra, nel mentre gli ho detto che ero io quel tipo di cui leggeva parti del libro(era la prima presentazione di Cosmo Blues Hotel). Ovviamente, io sapevo già chi fosse, ma era la conoscenza della voce che ti si stampa in testa perché l'ascolti alla televisione. Mi ha molto colpito il suo modo di leggere le mie cose, e da lì non ci siamo più persi di vista, ed infatti poi sono nati alcuni progetti...alcuni realizzati (i video disponibili in rete) ed altri...si vedrà. Persona rara, e di valore; sia artistico che umano, e non è poco.
Nel tempo la mia scrittura è avanzata ed il suo modo di interpretarla è avanzato di conseguenza e per necessità. C'è stima reciproca, e sincera. Sono percorsi umani che arricchiscono e danno la misura del valore di certe scambi artistici e di certe amicizie.

Ma se quella di Cosmo Blue Hotel era una raccolta di racconti, di prosa, il verso poetico di Lorefice è sempre stato caratterizzato da un tratto non convenzionale. Dai metrò alla “logica del sedimento” del ritorno alle origini, il suo verso si ermetico e complesso: senza punteggiatura (apparente), ermetismo, nessun titolo. Graffiante e complesso per una recitazione ad alta voce, Ivo De Palma, ne crea prima in “La pioggia e altre esperienze…”, un viatico trasversale, per un’impostazione cangiante:ora sarcastica, ora dolce e cadenzata come una lettera progressivo pensare a voce alta fino ad esplodere in un magmatico tepore violento e sconsacrato,una tempesta che poi ritrova calma, un nastro tutto da scoprire. Un ésprit cangiante per antonomasia, un cromatismo variopinto. Un verso, una recitazione cantata che è come lo spartito di una fuga… E in fatto di sonorità, alla colonna sonora si riconferma come nello spoken su Erri De Luca, il progetto GianVigo firmato dal giovane polistrumentista Giampiero Timbro sulle note delle sue suite strumentali elettriche e pianistiche racchiuse in Absinth Piano E-Bow, un universo da concept metafisico che per Ivo è una piacevole conferma d’ispirazione. E Giampiero dichiara: - credo che Ivo riesce bene a coordinare le emozioni che trasmettiamo e ad esprimerle. Gli ho girato qualche nuova composizione, ma nulla di ufficiale, ora sto pensando a sistemare il materiale che vorrei registrare in studio e che poi proporrò a qualche etichetta indie che crederà nel progetto.

Altro effetto suggestivo è la scelta delle immagini, in realtà si tratta di fotografie scattate da Stefano Lorefice: - il mio progetto fotografico si muove su più fronti, al momento sto preparando delle immagini da proiettare durante i miei reading, immagini che hanno un legame, anche solo epidermico, con quanto scrivo e con il mood del mio modo di leggere. Il titolo di questo progetto è "Mantras". Una volta ultimato questo progetto, farò letture un po' ovunque nello stivale. L'idea è quella di unire visività, parole e suoni. Le parole saranno prese da "L'esperienza della pioggia" (in ristampa in questi giorni) e dai nuovi testi inediti, alcuni dei quali interpretati da Ivo nei due video.

In quanto a drammaturgia, nel secondo video Suburban Prayer raffiora una vesta da “memoria del sottosuolo” oscura e illuminante, come una falena contro la luce in cerca d’amore. Più cupa, più intensa, miscelata con un un nuovo ulteriore elemento: i frame video loop di Vj Kar dal mood fluorescente. Straordinariamente differente dal primo video considerando che entrambi hanno come matrice lo stesso libro. Versi poetici interpretati in una miscellanea patchwork di suggestioni.

E se Surbuban Prayer è l'anoima fosca e ombrosa di questo reading, la dolcezza più profonda emerce nell'ultimo tributo, Remainders (reminders) Of... Love..., una velata e tenerissima dichiarazione d'amore sulle immagini del book di Giuliana Mendez.

Insomma, un De Palma dai mille volti in un tempo ristretto e un nome da scoprire per chi non l’ha già fatto quello di Lorefice. Ma approfondiamo ancora di più questo progetto attraverso l’intervista a Ivo,ideatore di questo simposio artistico:

1. Come mi hai già dichiarato, il tuo primo incontro con Stefano Lorefice è stata un reading en passant di Cosmo Blues Hotel. Eppure una qualche aurea particolare ti ha colpito, cosa ti ha spinto di nuovo sulle sue tracce per affrontare L’Esperienza Della Pioggia?


Io e Stefano non ci siamo mai persi di vista, da allora. Avevamo anzi progettato uno spoken words itinerante, basato naturalmente sui suoi testi, che poi, causa problemi miei personali, non fu possibile concretizzare. Nel frattempo, la sua vena compositiva maturava, fino a tornare a piegare la sua voce, e di conseguenza anche la mia, ad una qualche forma di metro, molto libero nella scansione, ma indubbiamente più denso quanto a spessore: il famoso “significato che sta nell’accumulo”, citato dallo stesso Stefano in un suo passaggio. Da un lato mi ha complicato la vita, perché il rigore secco del verso poetico è infinitamente più difficile da interpretare, rispetto al realismo linguisticamente vario e sovrabbondante della prosa. Dall’altro, me l’ha semplificata, perché l’universo espressivo dei giovani e/o giovanissimi metropolitani comincia a farsi un po’ distante dalla mia sensibilità di ragazzo del ’62... Mi ero divertito un sacco a interpretare dal vivo quei passi di Cosmo Blues Hotel, ma già allora mi faceva un po’ specie dar voce ai 20/25enni... diciamo che mi trovo più a mio agio dai 30/35 in su! Oppure, decisamente sul verso poetico di Stefano, che ha spessore e valenze più generali, quindi è, per così dire, senza età.


2. La poesia ai tempi di Lorefice: nessun titolo, nessuna lettera maiuscola, qualche scarna virgola…questa la “scenografia-madre”.Per te, L’Esperienza Della Pioggia, la sua terza raccolta poetica, è stata la prima esperienza con la sua scrittura in versi. Come ti ha lasciato inquadrare e incanalare l’impronta ritmica della tua impostazione recitativa?


Come detto, non è stato un approccio facile. Un conto è la lettura mentale, l’analisi del testo da un punto di vista eminentemente strutturale. Da questo punto di vista la ricerca di Stefano è chiara e, mi sembra, decisamente pregevole nei suoi esiti. Tutto un altro conto è mettere i versi alla prova della scansione ad alta voce, procedura che ritengo auspicabile non solo per ovvi motivi professionali, ma anche perché la voce è stata per secoli il principale strumento di trasmissione di intrattenimento e cultura (la seconda, spesso, con la scusa del primo...), rimpiazzando talvolta più che egregiamente la scrittura, che non tutti (per non dire quasi nessuno), tra gli antichi fruitori, avrebbero potuto leggere. La battaglia che ingaggio coi versi di Stefano sta nel tentativo di assecondarne l’essenzialità senza rinunciare a un certo trasporto interpretativo. Stefano scrive in modo diverso da come io usualmente recito, ma dal momento che il mio intervento arriva dopo, è chiaro che sta a me trovare la giusta quadratura.


3. Approfondiamo il tuo aspetto recitativo. E’ vero che il libro crea un climax dalla città al ritorno al locus amoenus della natura e degli affetti, ma tu ne crei un patchwork più complesso. “La Pioggia E Altre Esperienze…”, mi appare come una missiva in corso di scrittura. La tua impronta ora sarcastica, poi quasi dal volto del nemico, poi riflessivo, lineare, dolce. Il tutto complice anche di un tuo viaggio trasversale tra vari momenti di queste pagine del libro. Spiegami meglio tutta questa architettura vocale e dello script che ti sei prefisso.


Si parte da uno dei momenti più belli e interessanti della poetica di uno scrittore: quello in cui decide di dare le coordinate entro cui si muove, di spiegare, in buona sostanza, perché fa poesia, come gli viene questa urgenza e magari anche in che modo, materialmente, la soddisfa. Il resto, nel breve spazio concesso da un progetto del genere, vorrebbe condensare alcuni dei temi ricorrenti nella produzione di Stefano: il rapporto con la strada, e con i personaggi e le situazioni che la popolano, e una certa visione, tutt’altro che ottimistica, della deriva totale nella quale siamo impegolati, e di cui prima o poi si dovrà rendere conto, almeno moralmente, alle generazioni che verranno. In ultimo, ciò che hai definito il “locus amoenus” della natura e degli affetti. Non proprio un “lieto fine” consolatorio, che non è nelle corde di Stefano, ma una sorta di recupero di concretezza e di senso di cui ognuno di noi ha estremo bisogno.


4. Una sottolineatura ulteriore, non trascurabile, molto tua. Hai inserito quasi a metà, quell’inserto della tua voce a mo’ di telegiornale. Parli di una donna stuprata sotto la pioggia. A seguire il flusso delle parole sembra una sorta di interiorizzazione della colpa, come se impersonassi la maschera del personaggio del carnefice.Spiegami.


La maschera del carnefice l’ho fatta impersonare allo stesso Stefano. In quella sequenza visiva, piuttosto convulsa, appare per ben tre volte un occhio inquietante, di un volto che vediamo solo per metà, quasi nascosto dietro uno stipite e che sembra osservare furtivamente la donna che appare nelle immagini, prima di assalirla. Quella è una delle fotografie più raggelanti di Stefano (che a quanto mi risulta è buono come il pane, sia ben chiaro!). La mia voce, corretta in mix come se provenisse da un radiogiornale, parla della vicenda in modo abbastanza distaccato, dandola quasi per scontata, e riferendo di commenti che vertono su quanto sia immorale una violenza carnale sotto la pioggia, come se in altre circostanze non lo fosse altrettanto. Insomma, uno spaccato di quanto abbiamo ormai fatto l’abitudine anche al peggio.


5. A Suburban Prayer, per quanto mi sembra è nata all’improvviso. In maniera lampante. Il mood è strettamente gotico, così diverso dal precedente.Trattandosi di un progetto tratto dalla stessa raccolta poetica, come nasce questa doppia anima?

L’anima “gotica” di questa appendice è stata influenzata principalmente dalla trascinante colonna sonora di Giampiero. Fino a questo momento avevo utilizzato i suoi brani più tranquilli, cioè più congeniali a fare da sottofondo alla recitazione vocale. Questo brano, invece, non ne voleva sapere di restare “sotto”, ma pretendeva con prepotenza di imporsi sull’evento. Questo ha determinato anche la scelta di immagini meno statiche, e di un montaggio più serrato. Quanto ai testi, sono tornato alla strada, ai viali, ai sobborghi e ai sotterranei spesso cantati da Stefano, ma serviva un’idea più perentoria per poterli stendere su un sottofondo così incalzante. Da qui, il taglio declamatorio a mo’ di “preghiera suburbana” (più che “gotica”, decisamente “infernale” direi...), anche qui con l’auspicio finale in una sorta di ruolo salvifico della poesia (purché legata alla vita vera) e dell’innocenza ritrovata (“amore è sapere arrossire...”).


6. Come dire? Parlando di Remainders (Reminders) Of...Love...,questa chimica, questa rimanenza del cuore, sembra celare un sentimento tanto coinvolto ed indizzato.Non è forse vero? con Giuliana c'è del tenero...


Non ti sbagli...Trovo che dire a una donna che è unica con le parole di Stefano, così apparentemente minimali e "low profile", sia molto bello.E il brano di Giampiero, di recentissima composizione, era davvero l'ideale. Le parole, apparentemente, minimizzano. La musica invece, un po' "lisergica", trasfigura. E la voce è lì in mezzo, a fare, come al solito, da sponda...


7. Al trittico De Palma – Lorefice – Timbro, qui si aggiunge una new entry, si aggiunge Vj Kar che firma i video loop. Com’è nata questa idea?

Cercavo immagini in movimento, possibilmente sotterranee, tipo metropolitana. E ho lanciato una ricerca. Sono arrivato al sito di questo interessantissimo videoartista catanese, che rende disponibili gratuitamente, per il download, alcuni suoi “video loop”, accontentandosi di essere citato tra le fonti, cosa che non ho avuto alcun problema a fare. Ho trovato i suoi materiali molto pertinenti per il progetto.


8. Parlando in generale, Stefano Lorefice è un valido esponente di quel macro mondo italiano della piccola editoria. Tu come giudichi questo settore?


Un serbatoio di novità potenzialmente interessantissimo, purtroppo penalizzato sia in fase promozionale (la tiratura per titolo è la metà di quella media delle grosse case editrici, e d’altronde se nessuno richiede il libro non può essere che così), sia in fase distributiva (rotazione a magazzino e presenza sul punto vendita molto basse). Un circolo vizioso che allontana gli investimenti sui progetti editoriali alternativi. Ma mi rendo conto che non dico nulla di nuovo, né per questo, né per altri settori...


9. Dopo l’editoria indipendente, parliamo anche della musica underground. Continui ancora la tua esperienza di questi tuoi video-reading su You Tube accompagnato dalle musiche di Giampiero Timbro. Una piacevole conferma insomma?


Sì. ho già chiesto a Giampiero ulteriori composizioni, quindi prima o poi mi rifarò vivo con qualcos’altro. Colgo l’occasione per ringraziare Stefano e Giampiero per la disponibilità dei loro materiali, davvero preziosa per questi piccoli eventi.


10. L’idea di queste tue brevi incursioni recitative in formato You Tube si è rivelato come una piccola miniera artistica. Che sensazioni ne trai da questa esperienza artistica, fuori le righe, non commerciale, tutta tua? Continuerai?


Certamente, anche se mai con la frequenza che vorrei. Ma ritengo esperienze del genere come vero e proprio ossigeno per la mia mente, quindi cercherò, tra un impegno e l’altro, di non farmele mai mancare. Le considero un lusso che talvolta posso permettermi. Potessi anche viverci, sarebbe davvero fantastico!!

LINK


.: IVO DE PALMA

sito ufficiale: www.ivodepalma.it

il canale su You Tube

Valore: Lo spoken word su Erri De Luca


.: STEFANO LOREFICE

blog ufficiale: www.cbh.splinder.com

Il progetto Mantras su Flickr

Cosmo Blues Hotel: recensione e intervista a Stefano Lorefice

L'Esperienza Della Pioggia: recensione e intervista a Stefano Lorefice


.: GIAMPIERO TIMBRO

sito ufficiale: http://www.gianvigo.it/

Absinth Piano E-Bow: recensione e intervista sul progetto GianVigo


.: VJ KAR

My Space: http://www.myspace.com/vjkar


Mia Fosca Signora: alla scoperta di Lady Alexandra Borgia sulla voce di Ivo De Palma



Nella scrittura, la poesia si annida ovunque oltre le pagine stampate e dunque anche l’universo liquido del web sforna i suoi degni frutti. Vestigia gotiche e grafiche preraffaellite fanno da riva all’universo di Lady Alexandra Borgia, vita da avatar della scrittrice e disegnatrice Marilena Frigiola che si dedica con piacere a estemporanee letterarie sul suo forum Diario Di Corte. <> questo il tratto ricorrente del suo intenso versante on line dove lavora alle pagine di Amor Sacrilego, una versione fantasy-storica ispirato al dramma di Cesare e Lucrezia Borgia,ovvero, un' estrapolazione del romanzo sono Le memorie di una Strega, dove appare un'Alexandra gothica plagiata dalle forze oscure ma piegata dall'amore.

Marilena Frigiola è nata nel 1975 a Laterza, lavora anche per Mondadori. Lasciamo a voi il piacere della scoperta, magari partendo dalle rime di Mia Fosca Signora: Vampire’s Eternity che tinteggia Eros e Thanatos sotto le sembianze di un vampiro tra passione e struggente logorio di un amante inconsapevole che si sfibra in un amore inevitabile ed estremo, tra senso onirico e oscura quotidianità macchiata di spettrale, tutto volto a rappresentare la preghiera che Edward Cullen rivolge alla sua Eternità.


“… Chi sei davvero, mia fosca signora?
Una sirena d'Oriente?
Una Dea del Nord, vestita di lusso e d'eternità?
Appari triste ai miei occhi
e tristi sono anche le tue labbra
perché tu sei il seme della chiaroveggenza
e sostituisci la vita degli uomini
con una morte apparente.
Non ti ho mai desiderata.
E sei venuta a prendermi.
Ho lottato contro di te
fino a barattarmi le unghia col fuoco
e tu mi hai vinto
usando sciabole da battaglia
e pallottole d'uva nera…”

Il video qui allegato, rappresenta la performance vocale di Ivo De Palma su questo testo, una forma d’arte tanto desiderata dalla stessa autrice. Scopriamo meglio cosa ne pensa Ivo De Palma in proposito.

Onirico nel quotidiano, questo il tratto di Mia Fosca Signora. Sei tu a plasmare la planimetria dello script dei video, la selezione i tratti chiave, come avviene questo editing per la recitazione?

Può sembrare paradossale, ma in casi del genere si parte sempre dal sonoro, confezionando qualcosa che, all'occorrenza, possa comunque stare in piedi anche e soltanto come evento audio. Poi, sulla scansione musicale, contrappuntata dalla voce recitante, che diventa quasi uno strumento solista, si distende e si scandisce la sequenza delle immagini, arricchendole successivamente di effetti particolari. Qui l'aspetto onirico è comunque prevalente, e questo permette di presentare immagini pertinenti al tema in modo tale che non siano mai troppo banali e didascaliche. Naturalmente, nel chiaro intento di rendere fruibile il video al pubblico più ampio, ho evitato di eccedere nella carica erotica di alcune immagini, che avrebbe potuto anche essere un po' più spinta.


Fascinazione direi. In un modo o nell’altro,per lavoro o per passione, il gotico ti ha contagiato, Lady Alexandra Borgia il book trailer di Tamara Deroma e lo stesso Hades,così uguali e così diversi, tutti hanno un tratto lugubre, oscuro… eppure un tema così ricorrente riesce a farti districare le qualità vocali e recitative in maniera così disparata. E’ qualificabile una ragione a tutto questo?

Le differenze interpretative sono imposte innanzitutto dalla tipologia di evento artistico cui si vuole dar vita: il reading poetico, il promo artistico/commerciale, il cartone animato giapponese e quella sorta di "preghiera" metropolitana che era "A Suburban Prayer", per completare il quadro "gotico" delle mie ultime scorribande, sono situazioni artistiche completamente differenti, ognuna delle quali ha le proprie modalità e convenzioni, anche in relazione all'uso della voce. Non so da che cosa dipenda il comun denominatore, a vario titolo "infernale": sarà perché effettivamente gli ultimi anni, per me, sono stati un po'... movimentati!

È stata Lady Alexandra Borgia in persona,alias, Marilena Frigiola a chiederti di recitare questo suo estratto letterario. Anche dopo la tua esperienza più che ventennale nel tuo settore, inorgoglisce, emoziona sempre realizzare un desiderio come questo?

Sì, è un'esperienza che mi gratifica sempre. Nel caso di Marilena/Alexandra, recitare qualcosa di suo era un regalo che le avevo promesso da tempo, ma che poi avevo dovuto trascurare per lasciar spazio ad altri impegni di lavoro. Caso ha voluto che lei pubblicasse quello scritto proprio in un momento in cui ero più libero del solito, quindi non mi sono fatto scappare l'occasione...

Mattia Apuleo: quando nasce un cortometraggio




S’intitola L’Ultima Opera, ma curiosamente siamo al principio, è il cortometraggio d’esordio di Mattia Puleo scritto in collaborazione con Angelo Calarco.

Mattia è quello che si dice un giovane dalle idee chiare. Porta in scena un corto che stilisticamente ha un grande ritmo tra il tragico e il sarcasticamente commediante: figlia disperata e nipoti in cerca di eredità orbitano intorno al feretro del compianto defunto. Una “situation” che ricorda il surrealismo di Kusturiça. Dove andrà a finire il rullo compressore di questo corto? A voi scoprirlo.

Intanto Mattia,22 anni, fresco di una scuola cinematografica torinese, concorre con L’Ultima Opera alla selezione per l’ammissione al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.

Intanto, un gran bello spunto sul tema di questo corto, ce lo da Ivo De Palma, che, con i suoi assodati ferri del mestiere, conosce i mille volti del lato tecnico di questo mondo. Ne approfittiamo per una conversazione – lezione su come si fa per creare un trailer, come quello messo a punto per Mattia a cui va un caro in bocca al lupo.

1.Domanda meramente tecnica sul “mini contro micro”. Un corto che si rispetti è già di per sé un compressore di idee in una pillola creativa. Come si fa a crearne addirittura un trailer riassuntivo ma senza spoiler che faccia breccia senza nulla togliere al senso inedito del film?E su Mattia, cosa ti ha colpito del suo senso artistico per farne oggetto di una tua "scorribanda"?


(Ivo De Palma)

ivo


Nella presentazione del trailer ho indicato ciò che, secondo me, depone a favore di Mattia, Idee chiare, basi tecniche approfondite e ferrea volontà di lavorare fin da subito con troupe, cast e post-produzione di qualità professionale, ecco che cosa mi ha colpito del progetto. E' sicuramente stata un'esperienza che Mattia ha vissuto entusiasticamente, tanto da confidarmi, poco prima del doppiaggio, che in quei tre giorni di ripresa ha davvero capito che cosa vuol fare nella vita.
La mia scorribanda prosegue il filone trailer, che devo dire mi piace molto, anche perché come al solito li concepisco e realizzo interamente, dal testo alla registrazione della voce, alla selezione, elaborazione e montaggio dei materiali video tratti dal film.
Realizzare un trailer, come d''altronde un book-trailer, significa raccontare quella storia in altro modo, molto più sintetico. significa andare al cuore della trama, ed estrapolarne pochi tratti distintivi, meglio se contrastanti. Considerando che ogni storia degna di essere raccontata vive su un problema da risolvere o su due posizioni che giungono allo scontro, chi confeziona il trailer deve saper cogliere e isolare tali elementi proponendoli in modo accattivante. Ovviamente, è fondamentale non fare spoiler, cioè non rivelare il finale e nel caso di un corto è effettivamente ancora più difficile.

2. Tu che di lavoro d'équipe ne sai qualcosa,questo è un quid che rientra nel realismo lavorativo di un mestiere che vuole intraprendere Mattia. Quindi ci vuole tecnica ma anche quella disponibilità umana, quella pazienza al lavoro di gruppo, questo detto in soldoni, puoi spiegarmi più dettagliatamente?

Il lavoro di gruppo, un po' in tutti gli ambiti e quindi anche su un set cinetelevisivo, è condizionato, nel bene e nel male, dalle dinamiche collettive. Il "capobranco" deve essere riconoscibile, indipendentemente dal fatto che sia alle prime armi. E' il punto di riferimento che deve poter godere, mantenendola per tutto il corso delle riprese, della fiducia e della massima collaborazione di troupe e cast. Deve essere sicuro di poter avere l'ultima parola, anche quando discute una determinata scelta con un professionista magari più navigato, ma che in quell'occasione non ha funzioni di responsabilità. Il set è come un cantiere in miniatura, a meno che non tu stia girando Ben Hur, allora è anche più grosso!! Il regista, nel caso di produzioni low budget come questa, non dispone di una pletora di assistenti. Sono indicativi i nomignoli con cui il gergo cinetelevisivo angloamericano designa, per esempio, i trovarobe, cioè "runner", o gli assistenti specializzati, che in un film importante possono essere anche decine, cioè i "best boy". Sono, in tutto e per tutto, dei "problem solver", e quando mancano per motivi di budget, il povero regista deve saperne farne le veci. Troupe e cast artistico si fidano di chi ha le idee chiare, ancorchè eventualmente discutibili, quindi guai a dare l'impressione di andare, come si suol dire, "a muzzo". La pazienza e una certa propensione al sacrificio sono altre doti che il cinema, specie agli inizi, richiede e in ogni caso affina in chi lo coltiva. Già solo impiegare tre giorni per fare l'upload del tuo corto sui server intasati di un'istituzione che lo ha richiesto può essere parecchio snervante, figuriamoci tutte le varie ed eventuali rogne che possono capitare prima, durante e dopo le riprese!

3.Riguardo all'aspetto recitativo, ma più diffusamente, diciamo così, "anti-spoiler" per un trailer come questo, come si combina la scelta dello stile vocale e del registro linguistico?

Bisogna imbroccare il testo giusto, perché è la sua tessitura che dà allo speaker le coordinate vocali per interpretarlo. Altra cosa importante è la musica, che oltretutto scandisce il montaggio e sicuramente mette lo speaker nel "mood" giusto. Ma, naturalmente, occorre una tecnica vocale in grado di lavorare sulle minime sfumature, e di aderire a un preciso standard, artistico e commerciale insieme.

4. E da osservatore attento e privilegiato in quanto vicino al tuo settore lavorativo, che te ne pare della scena italiana del corto così pregnante ma ancora scevro di canalizzazioni in luce al grande pubblico, salvo, a dirla tutta, quella perla bianca di Corto 5 di qualche anno fa?


Così come a teatro il vero problema è portare la gente in sala, indipendentemente dalla qualità dello spettacolo (e infatti hai spettacoli bellissimi visti da quattro gatti, e cose assolutamente mediocri che fanno il tutto esaurito...), in ambito cinetelevisivo il vero problema è veicolare il tuo materiale al di là dei festival (molti dei quali non lo accettano più se già visto altrove). Rispetto ai miei tempi, ora c'è l'opzione internet, che probabilmente dovrebbe essere sfruttata un po' di più, visto che le emittenti televisive sono così avare di spazi. Ma forse su questo lo stesso Mattia potrà essere più esauriente...

www.ivodepalma.it