Chiedi chi era Gigi Meroni: lo spettacolo di Massimiliano Giacometti






C’era un ragazzo che amava i Beatles e i Rolling Stones, ma questa non è una novità, eppure se questo ragazzo fosse anche un calciatore, un giocatore del Torino un po’ artista, se sotto i suoi piedi ci fossero in innuendo i primi anni 60’ di genio e sregolatezza in rampa di lancio, se fosse calciatore ma dipingesse anche quadri, scrivesse poesie? Tutto questo è realtà, questo è stato Gigi Meroni, ala destra del Torino, ma soprattutto un cuore grande: innamorato di Kristiane, la principessa con cui convive in mansarda, amata alla follia fino ad ostacolare sull’altare il matrimonio di convenienza a lei imposto. Meroni: una polaroid di un ragazzo vestito alla Beatles, un George Harrison all’italiana, con una gallina a guinzaglio per le strade della sua Como,una Seicento blu oppure per le strade con un travestimento da finto giornalista per chiedere alla gente cosa si pensasse di lui. Dolce e malinconico,quasi una favola, lo chiamavano il calciatore beat, la farfalla granata, farfalla volata via troppo presto, a 24 anni quando, dopo un Torino – Sampdoria 4 – 2, fu investito da un automobile.
Sembra una storia dell’estro letterario già di per sé, una storia umana d’altri tempi, di una vecchia Italia col viso acqua e sapone alla scoperta di uno spirito più libero, fuori dalle regole imposte. Carpe diem allora, carpe diem oggi: “l’attacco d’arte” non poteva mancare, ed ecco servito il coup de théâtre. Su un testo composto da Barbara Castamagna è nato lo spettacolo Gigi, una sorta di reading interpretato da Massimiliano Giacometti con uno sfondo che ammicca al teatro canzone grazie alle musiche di Roberto Seccamani sullo sfondo di un mirabilia anni 60’. Il video-reprise riportato qui sopra, ideato da Ivo De Palma, storica voce del doppiaggio milanese, è pure essa parte di questo mondo teatrale, fu sotto la regia di Giacometti all’ EIKONTEATRO di Torino in veste di attore dello spettacolo “Onda di Piena”.
Un mondo, un sottobosco quasi, quello delle piccole produzioni teatrali spesso ai margini dei riflettori, ma così pregnante da meritare un approfondimento. Tento qui di farlo in questo post a due voci riportando le impressioni di questi due protagonisti uguali e diversi: Massimiliano Giacometti attraverso una nostra conversazione fatta via mail e una mia intervista a Ivo De Palma e la sua attraverso forma e sostanza del suo spoken words su You Tube.
Cominciamo dalla regia di Giacometti,figlio e socio fondatore del Teatro Studio di Torino, intriso di coralità ed estro civile.
Cosa ti posso dire di me come regista? Mi piace il Teatro corale, dove la forza la da il gruppo e quando intendo gruppo intendo tutti gli attori i tecnici i musicisti… dove la parola e il movimento dei corpi è fondamentale, dove poesia e incantamento ci fanno sospirare e ci fanno emozionare. Mi piace il Teatro utilizzato per farci riflettere sulla memoria collettiva e il vivere comune. Questo è il Teatro che amo….
Questo desiderio di raccontare Gigi parte da molto lontano ancor prima di pensare d’essere attore. Come dico sempre a chi mi chiede perché proprio un personaggio come Meroni. Io rispondo sempre allo stesso modo: non mi piacciono i personaggi regolari, mi piacciono gli “storti” (passami il termine). Trovo che gli “storti” abbiano tante piccole e grandi cose da dire e fare che altri non hanno. Sono persone che vivono, come dire, a 2 metri in alto, sono baciati dalla fortuna di fare cose che possono essere, per qualcuno: estreme… ma grandi. Gigi era uno di questi. Ne ho trovato conferma incontrando alcuni suoi compagni di squadra di allora nelle mia ricerca scrivendo il testo. Fossati, Poletti (suo inseparabile amico) Vieri, Rosato e altri che mi hanno raccontato vari aneddoti e, da questi aneddoti si percepisce chiaramente, quanto Gigi facesse tutto in modo molto naturale non forzato, non esasperato per far parlare di sé… era capace di andare a spasso con una gallina al guinzaglio, era capace di disegnarsi i vestiti, di avere una fidanzata “irregolare” (scandalo per quegli anni) di dipingere, tenere la barba e i capelli lunghi quando altri, nel mondo del calcio non l’avrebbero mai fatto allora, ma non per esibizionismo ma per naturalezza esistenziale, per stare bene con se stesso.
Lo spettacolo è nato da un’esigenza. Io, ho sentito l’esigenza di portarlo in teatro perché, prima di tutto: mi piacciono le storie, mi piacciono le storie di personaggi veri che in qualche modo hanno segnato la nostra esistenza e dove ogni uno di noi ci si può ritrovare e poi perché mi piace riflettere sul passato per capire meglio il nostro presente. Mi piace non dimenticare perché credo che la memoria sia ancora ciò che più grande abbiamo. Credo che, coltivare la memoria ci faccia sentire meno soli in questa società di oggi dove il valore non esiste più. La memoria/storia è un valore importante per le generazioni a venire. Raccontare la storia di Meroni uomo e calciatore può essere uno stimolo per i ragazzi che si affacciano al mondo del calcio e della vita, Raccontare la storia di Meroni ci fa capire che il calcio oggi e tutto ciò che ruota intorno: interessi, scandali ecc. non è il vero mondo ma è qualcosa di ormai falsato. Lo spettacolo parte dai suoi giorni a Genova, sino al giorno della sua morte accidentale a Torino, percorrendo i momenti salienti della sia vita. Come hai letto nelle note di regia, non parla di calcio giocato (non mi interessava) parla di Meroni dentro e fuori il gioco del pallone,dei personaggi che lo incontrarono, della gente comune che da lontano lo vedeva giocare e si immedesimava nella figura ribelle quale poteva apparire, parla dell’estro e delle creatività, della grande semplicità che lo contraddistingueva, della grande sensibilità umana, parla dell’amore; Gigi come Leandro. Kristiane come Ero. La loro storia come un mito greco. Parla delle sue origini mai dimenticate di un campione che rappresentava lo spirito di un’epoca del suo anticonformismo e della fantasia al potere e della libertà che lui amava. Parla di un bambino che avrebbe voluto essere per un minuto Meroni, con la maglia numero sette sulla schiena (io)
Andando a solcare più da vicino, il senso corale della creazione, il piccolo scrigno di Gigi svela una realtà corale alquanto entusiasmante per il suo sodalizio in fieri,molteplice e variegato. Che lo spettacolo nasca da un testo di Barbara Castamagna, non è una casualità: Barbara è stata preziosissima in tutti i lavori che abbiamo fatto insieme. Pensa che questo testo l’abbiamo scritto, a distanza. Dopo che lei si è sposata ha seguito il suo amore in Slovenia e quindi ci siamo mandati i vari pezzi tramite e-mail. Solo con l’affiatamento e la sintonia riescono tali cose. Ci sono altre persone molto preziose in questo spettacolo che ogni una si è appassionata a modo proprio: Stefania, Francesca, Agostino, Ivan e l’immancabile Fabio del video.
L’associazione ad un concept musicale, è presto detto: Beh! è stato molto semplice con Roberto Seccamani indirizzarci sulle canzoni che in quegli anni 60’ sottolineavano il panorama musicale. Erano i brani che più erano in voga, dove i ragazzi si riconoscevano e dove Gigi, giovane di quegli anni ne era legato. Gigi era un amante dei Beatles e dei Rolling Stones.







Questo è quello che si definisce il lato “visibile” della passione che c’è per la realizzazione di questa piccola perla di teatro, ma la lista dei nomi potrebbe continuare e continua: Alessandro Baricco, Laura Curino, Ermanno Eandi e Richi Ferrero. Sono grandi amici che, appena hanno saputo di questo mio desiderio di costruire un testo su Gigi mi hanno regalato dei pezzi che ogni uno aveva scritto in tempi diversi attraverso ricordi. Questo ti fa capire quanto questo personaggio sia rimasto impresso nel tessuto culturale torinese. Tu ben sai che sono attori e scrittori tutti torinesi.

E poi, la triste nota dell’aria di crisi respira in quello strano meccanismo tra arte e ingranaggi tecnici che lo sforzo di ogni opera deve tenere in conto: Purtroppo come ben saprai con i noti tagli alla cultura è diventato sempre più difficile poter far vedere con una certa continuità i lavori. Il mio lavoro su Gigi è da circa un anno fermo, per mancanza di proposte serie. Ho avuto tantissime promesse ma poche sono state mantenuto purtroppo. Qui mi addentrerei in un discorso molto più ampio che non basterebbe qualche pagina e non ho voglia di tediarti. Ti ha scritto bene Ivo su come anche la stampa latita sui lavori teatrali torinesi.(vedi intervista a seguire,ndr)
Per tornare allo spettacolo di Gigi voglio salutarti e ringraziarti di questo tuo interessamento grazie anche all’amico Ivo con il bellissimo video e la sua splendida voce.

Augurando davvero a Massimiliano e a tutti i suoi collaboratori che Gigi possa avere un nuovo,rinnovato e più maturo ribattezzo in teatro, sposto il solco di questo post su Ivo De Palma, nella sua puntigliosa analisi recitativa quanto da video maker come di recente si scopre sul suo canale di You Tube.

Massimiliano Giacometti e Barbara Castamagna.sono gli autori di questo omaggio teatrale al mito di Gigi Meroni, andato in scena tempo fa. Il tuo spoken words rielabora il video introduttivo dello spettacolo. Com'è nato questo progetto?

Prima di ogni replica dello spettacolo, Massimiliano e Barbara avevano deciso di proiettare un video che desse alcune coordinate emotive di quanto poi sarebbe stato raccontato sulla scena. Filmarono il piccolo Fabio, con l'intenzione di fargli impersonare Gigi bambino, montarono il filmato e lo portarono da me. Io elaborai l'immagine per darle un'apparenza un po' retrò e incisi nel mio studo la voce di Massimiliano, che cominciava la narrazione sul filmato per poi proseguirla dal vivo in scena.

La cosa finì lì.

Qualche giorno fa mi ritrovai per le mani questo materiale, facendo un po' l'inventario di quanto giaceva sul computer, e mi parve l'ideale per una nuova scorribanda, che oltretutto poteva in qualche modo rianimare l'interesse per il progetto di Massimiliano e Barbara. Quindi presi il filmato e lo arricchii con immagini d'archivio del vero Gigi Meroni, reincidendo il testo con la mia voce per vedere che cosa ne veniva fuori...


Gigi, la farfalla granata, il calciatore beat, un po’ calciatore un po’ artista simbolo degli anni Sessanta tutti italiani. «Era un simbolo di estri bizzarri e libertà sociali in un paese di quasi tutti conformisti sornioni», così lo definiva Gianni Brera, e tu, per quanto onirico possa essere il tuo ricordo diretto di quell’emblema o anche nella coscienza consapevole di oggi, come lo definiresti?

L'effetto che il suo mito arriva a scatenare è straordinario. Lui, che per l'epoca era decisamente controcorrente e all'avanguardia (era tra l'altro anche ottimo pittore), è in grado, al giorno d'oggi, di farci vagheggiare nostalgicamente il tempo in cui il calcio era un'altra cosa. E' una sorta di ideale anello di congiunzione con quel mondo, una figura che consente anche a quelli della mia generazione di serbare una certa memoria di quel periodo. Saperla raccontare, una storia del genere, è importante, perché i più giovani non hanno modo di capire quanto è cambiato da allora, se non attraverso testimonianze di questo genere.


L’impostazione della tua recitazione questa volta se la gioca tutta in una fioritura in punta di piedi, diciamo anche naif grazie ai frame con il piccolo Fabio solo in un campo di calcio. Un che di Nouvelle Vague potremmo dire… Ecco, ma quando entri in contatto con l’anima di un testo, come visualizzi mentalmente le basi per concept video da realizzare e come è accaduto in questo caso?

In questo caso parte del video già preesisteva. Quel che cercavo, essendo un video che in questo caso doveva bastare a se stesso e non introdurre un successivo spettacolo, era il vero Meroni, evocato da immagini d'archivio elaborate nello stesso modo un po' retrò, in modo da dare l'impressione che anche quel bimbo fosse proprio Meroni. La recitazione doveva cercare di essere più dolce e spontanea del solito, anche se non manca un'impennata nel momento in cui tempo e ritmo delle parole si fanno più serrati, quasi a simulare una radiocronaca in tempo reale. In questo, del resto, avevo come base guida la voce dello stesso Massimiliano, che aveva letto il brano nella prima edizione del video.

E con Gigi si ritorna a parlare di recitazione pura, teatrale. Cominciamo,in breve, con il tuo giudizio tecnico sul lavoro di Massimiliano e Barbara…

Massimiliano e Barbara portano avanti da tempo progetti legati al teatro di narrazione, spesso contaminato da memoria storica e/o impegno civile. Quel tipo di teatro il cui esponente più noto, per intenderci, è Marco Paolini. "Gigi" è uno spettacolo molto suggestivo, che spero venga ripreso al più presto.

Parlando di teatro più in generale? Si parla tanto di crisi, di circuiti chiusi degli spettacoli in tournée e poi ci si trova di fronte a piccole perle come questa pièce. Dal tuo punto di vista dov’è il finale di partita, il calcio di rigore che possa innestare un nuovo albore delle sorti teatrali?

Fare teatro e portare la gente a teatro sono due cose un po' diverse. Portare la gente a teatro è un'arte in sé, che spesso purtroppo, prescinde dalla qualità dello spettacolo. Eppure, in ultima analisi, solo i teatri (o i posti alternativi adibiti a teatro) pieni possono invertire la tendenza. Finché le piccole perle le vedono quattro gatti resteranno piccole e basta. E fa un po' rabbia che a fare il "tutto esaurito" siano le sciocchezze.

E tu? Ci pensi mai ad un Ivo De Palma in versione attore di teatro?

Già dato.

Episodicamente, è successo.

L'ultima cosa nel 2004, proprio con Massimiliano Giacometti come regista, in un monologo tratto da autori vari.

Sono stato in scena 9 giorni e il settimanale d'informazione sugli spettacoli cittadini, Torino Sette, nelle ben due edizioni uscite in quei 9 giorni, non si è degnato di nominarmi, nemmeno di sfuggita. Come volevasi dimostrare...

Lo spettacolo si chiude con questa piccola riflessione: Nel 1977 a trentatre anni
Gigi Meroni avrebbe abbandonato il calcio. Dopo essere diventato un contadino,
un ristoratore, un pittore celebre, uno stilista affermato, sarebbe fuggito con
la sua Kristiane…. Se ne sarebbe andato. Forse oggi vivrebbe fra gli eschimesi
in un igloo o a Las Vegas fra le luci colorate. Sarebbe andato a vivere su
un’isola. Magari nei Mari del Sud o a Tahiti o nelle Isole Marchesi e come
Gauguin avrebbe passato i suoi giorni davanti al mare a dipingere e a
vivere…vivere… la cosa che amava più fare….


MASSIMILIANO GIACOMETTI, il curriculum:



Massimiliano Giacometti è nato a Torino nel 1957. Vive e risiede a Settimo Torinese, dove sin da ragazzo coltiva la passione per il teatro.
E' socio fondatore del Teatro Studio, gruppo formato da studenti e lavoratori che insieme a vari professionisti e docenti del mondo teatrale, segneranno tra gli anni settanta e ottanta un momento importante nel tessuto culturale torinese. Gli spettacoli cui partecipa con la direzione del regista
Flavio Ambrosini sono:
-1979/80 "L'Opera da tre soldi" di B. Brecht.
Prima ediz. 1982, seconda ediz. 1989 il
"
Marat-Sade
" di P. Weiss.
-1984 "Le Nozze di Figaro" di Beaumarchais.
-1986 "La Chiave a Stella" di P. Levi.

Da Flavio Ambrosini, apprende l'importanza del lavoro sul testo e sulla coralità.
Negli stessi anni entra alla scuola d'Arte Drammatica del Teatro Nuovo di Torino diretto dall'attore e regista Franco Passatore e lavorerà con altri artisti, quali: Gianni Mantesi, Alessandro Roberti, Iginio Bonazzi, Alberto Jona, Roberto Petrolini, Piero Ferrero e lo stesso Franco Passatore che lo dirigerà ne "La Calandria" del Bibbiena.
Seguiranno, sempre con il Teatro Studio, numerosi stage di formazione con l'attore Eugenio Allegri da cui apprenderà varie tecniche teatrali: dall'improvvisazione alla clouwnerie al teatro della crudeltà, fino alla commedia dell'Arte.
Nel 1984, con la regia di Lucia Moisio, gira "Vite Spericolate" scritto da Alessandro Baricco, vincendo il primo premio al Festival Cinema Giovani di Torino per il settore cortometraggi. Nel 1985 sempre con Lucia Moisio e Alessandro Baricco, gira "Non mettere le dita nel mio budino" cortometraggio commissionato dal Comune di Torino e Informa Giovani per divulgare le attività di quest'ultimo.
Nel 1987 partecipa al film per Rai 3 "La Medicina Conquistata" per la regia di Alberto Chiantaretto.
Nel 1990 con il Teatro Studio partecipa allo spettacolo "La Cimice" di Maijackowshi con la regia di Andrea Dosio, e nel 1991 agli "Ultimi Giorni Dell'Umanità” con la regia di Luca Ronconi.
Nel 1988-1990 Vi è un incontro artistico importantissimo con il maestro Yoshi Oida, e parteciperà a due laboratori sotto la guida del maestro. Questo incontro ne segnerà in modo particolare il cammino artistico.
Dal 1989 al 1992 si dedica completamente alla ricerca teatrale, approfondendo varie tecniche e mettendo in scena come attore alcuni studio di composizione.
Nel 1992 prende parte allo spettacolo "La Conquista di Abya Yala", regia di Eugenio Allegri, spettacolo che ha partecipato alla rassegna "Asti Teatro" e che vanta numerosissime repliche in Italia.
Nel 1992 Collabora con il Circolo Bloom e prende parte allo spettacolo per bambini “Nessuna Strega”. Sempre nello stesso anno con il Circolo Bloom partecipa alla rassegna teatrale “Gialli Notturni” con la regia di Eugenio Allegri.
Nel 1993 cura la direzione di letture su autori contemporanei che verranno rappresentate in librerie, circoli culturali e teatri. Ha realizzato un progetto sull'identità e differenza curato dalla scrittrice Antonia Spaliviero con la collaborazione del regista Gabriele Vacis, portando in scena due spettacoli: 1994/95 "Io volevo essere sempre il comandante", che ha toccato varie città italiane, e 1996 "Che razza di gente siamo".
Nel 1994 vi è l'incontro con il gruppo teatrale Stranomiscuglio di Vercelli dove conduce laboratori e firma alcune regie.
-1994 “Le strade di Polvere” dall’omonimo romanzo di Rosetta Loy -1995 “…a casa per il camino” da testi di Primo Levi -1997 “Dall’alba al Tramonto” di Barbara Costamagna -1998 “Lettura di un’immagine”, Lalla Romano” composizione e progetto Massimiliano Giacometti -1999 “Diari” di Barbara Costamagna con l’attrice Enza Fantini -2000 “Teppisti” di Giuseppe Manfridi
Dal 1996 al 2002 e’ stato Direttore Artistico del Teatro Nicolo’ Barbieri di Vercelli– ideando “IL Teatro del Cuore” stagione teatrale di gruppi e attori professionisti.
Nel 2002 il comune di Trino Vercellese le affida la Direzione Artistica del Teatro Civico – ideando la stagione “piccolo TeaTRINO” stagione teatrale di gruppi e attori professionisti.
Nel 2002-3 il Comune di Settimo Torinese e Informa Giovani le affida la conduzione di laboratori teatrali di formazione, rivolto ai ragazzi del 2006, con studi di spettacolo/laboratorio.
-2003 “Guerre”
-2004 “La chiave di…una stella”
-2005 “Faida”
Nel 2003 e’ autore del progetto “Le citta’ invisibili“per il comune di Settimo Torinese in collaborazione con Informa Citta’, l’attrice Mariella Fabbris e il regista Aldo Pasquero.
Nel 2003-04 collabora con EIKONTEATRO e firma la regia di “Onda di Piena” composizione drammaturgica di Monica Bonetto e Massimiliano Giacometti con l’attore Ivo De Palma.
Nel 2004 con l’attrice Mariella Fabbris conduce il laboratorio “Un punto in movimento” rivolto ai ragazzi del 2006.
Credo in un teatro che sconvolge, che rimette tutto in discussione…credo in un teatro dell’emozione,dell’incantamento,dello stupore, della provocazione…un teatro del corpo,del gesto,dove tutto si muove con grande ritmo all’interno di una grande tempesta.
Nel 2005 conduce il laboratorio "Un punto in movimento: tra canto, narrazione e immagine" con studio specifico su “Romeo e Giulietta” che da vita allo spettacolo/laboratorio “Faida”, scritto da Giuseppina Lupis con il coordinamento scenico di Massimiliano Giacometti
Nel 2005 nasce lo spettacolo lettura “Gigi” ispirato alla vita di Gigi Meroni, calciatore negli anni 60. Composizione drammaturgica di Barbara Costamagna interpretato da Massimiliano Giacometti.
Nel 2006/07 con l’attrice Elena Ruzza conduce il laboratorio “Storie & Memorie” (Storie e memorie di vita quotidiana del XX secolo raccontate dai settimesi) che nel giugno 2007 ha dato vita allo spettacolo dal titolo: “Barattoli di Memoria” scritto da Monica Bonetto con la regia di Massimiliano Giacometti per la Fondazione Esperienze di Cultura Metropolitana di Settimo Torinese.
Tuttora è impegnato in laboratori di formazione teatrale rivolto ai giovani e ad un nuovo spettacolo che andrà in scena prossimamente.

2 commenti:



Bruno ha detto...

ciao chiara, ti aggiungo subito nella nostra blogroll ........... a presto
Bruno (Roccaforte)

Unknown ha detto...

Ciao, Bruno, carissimo, da quanto tempo...bello ritrovare un piemontese come te in questo link :)

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