Ancora una volta sulle orme di De Luca







“Non quelli dentro il bunker,
non quelli con le scorte alimentari, nessuno di città,
si salveranno indios, balti, masai,
beduini protetti dal vento, mongoli su cavalli,
e poi uno di Napoli nascosto nel Vesuvio,
e un ebreo avvolto in uno sciame di parole,
per tradizione illesi dentro fornaci ardenti.
Si salveranno più donne che uomini,
più pesci che mammiferi,
sparirà il rock and roll, resteranno le preghiere,
scomparirà il denaro, torneranno le conchiglie.
L’umanità sarà poca, meticcia, zingara
e andrà a piedi. Avrà per bottino la vita,
la più grande ricchezza da trasmettere ai figli.”





Terzo spoken words per Ivo De Palma tra le liriche di Erri De Luca. Armageddon a fuoco lento della cultura occidentale, nei versi di Dopo un sussurrato e profetico disfacimento dei canoni dell’Occidente a fare da protagonista. Elogio al terzo mondo incontaminato e allo stesso tempo meticcio simbolo di una condizione umana allo stato brado. Un’apologia ai mondi remoti, quasi di pasoliniana memoria.



Una cosmologia e un multiculturalismo che Ivo setaccia in un’atmosfera immaginifica e in fase rem densa di un puzzle di iconografie tribali, dai luoghi remoti al Vesuvio, un inno desolato e puro della Terra che vince l’uomo. Misticismo magnetico.



Totem che nella poesia di De Luca si affaccia sulle pagine di Sola Andata, un poema contemporaneo che è un presagio civile e spirituale alle sorti del mondo.




>Con Erri De Luca sei arrivato dunque al terzo frammento recitativo. Stavolta come è nata questa propensione?

Ho conosciuto il testo - e di conseguenza l'opera da cui è tratto - dall'amica e collega Elena Farinon, fondatrice su facebook di un gruppo dedicato alla lettura ad alta voce. Le parole di de Luca sono come un richiamo: è difficile resistere alla tentazione di metterle alla prova della scansione verbale, di apprezzare il grande effetto che suscita una prosa apparentemente scarna ed essenziale.

>Solo Andata, è poema/romanzo in versi da cui hai estrapolato i versi di Dopo. Credi anche che sia la traccia del lirismo più riassuntivo di tutto questo libro? E più in generale, l’intera opera che impressione ti ha dato?

Credo che il testo riassuma ben più che il libro da cui è tratto, di cui naturalmente condivide ed evidenzia il lirismo. In pochi e secchi concetti riassume il dibattito sulla sostenibilità del nostro modo di vivere, quindi costituisce un potente spunto di riflessione. Dell'opera ho apprezzato la mescolanza di narrativa e verso, e, naturalmente, la scelta del tema, purtroppo di sconcertante attualità settimana dopo settimana...

>Di sicuro parliamo di un’opera multi culturale e meticcia. Un tratto particolare in evidenza su tutti: “ un uomo di Napoli nascosto nel Vesuvio”, recita un verso di De Luca che evidenzi anche nelle immagini del video, tu come lo percepisci da napoletano trapiantato al nord e cosa assorbi ancora dalla “città del cratere”?

Purtroppo poco, perché vivo lontano da molto tempo. Sono figlio di migranti interni, si può ben dire. Ho percepito il riferimento come un pregevole passaggio dalla dimensione globale dei popoli esotici poco prima menzionati a quella molto più diretta di un luogo a noi vicino. Come a dire che si parla di qualcosa che non coinvolge solo gli altri, ma anzi, coinvolge principalmente noi, se l'autore prevede per i nostri lidi un tasso di sopravvivenza così basso!

> Volendo fare un’autovalutazione, tra
Valore, Gli Innumerevoli e Dopo, quale spoken words ritieni che ti sia venuto meglio sia per interpretazione che per qualità del video effect?

Sono esperienze/esperimenti nati in circostanze molto diverse.

"Valore" resta probabilmente il più efficace proprio perché più semplice, sia come testo che come composizione di immagini, giostrate con le sole fotografie dell'autore. "Gli innumerevoli" sposta l'obiettivo dall'autore alla situazione, anche perché chi parla in prima persona non è più lui, ma una sorta di coro di migranti. Alle immagini fisse sono aggiunte sequenze video, che aggiungono movimento al video. "Dopo" è una profezia, quindi possiede uno spessore e una suggestione particolari. Dei tre, è il video che ho impiegato più tempo a comporre, anche per sperimentare alcune soluzioni di montaggio che ho nel frattempo acquisito, quindi è il più elaborato, dal punto di vista dell'effettistica video.

Ivo De Palma sulle orme di Erri De Luca









Siamo gli innumerevoli - raddoppia ogni casella di scacchiera - lastrichiamo di corpi il vostro mare per camminarci sopra; non potete contarci: se contati aumentiamo, figli dell’orizzonte che ci rovescia a sacco. Nessuna polizia può farci prepotenza più di quanto già siamo stati offesi. Faremo i servi, i figli che non fate, le nostre vite saranno i vostri libri di avventura. Portiamo Omero e Dante, il cieco e il pellegrino, l’odore che perdeste, l’uguaglianza che avete sottomesso. Da qualunque distanza arriveremo a milioni di passi, noi siamo i piedi e vi reggiamo il peso. Spaliamo neve, pettiniamo prati, battiamo tappeti, raccogliamo il pomodoro e l’insulto. Noi siamo i piedi e conosciamo il suolo passo a passo, noi siamo il rosso e il nero della terra, un oltremare di sandali sfondati, il polline e la polvere nel vento di stasera.
Uno di noi, a nome di tutti, ha detto:
Non vi sbarazzerete di me. Va bene, muoio, ma in tre giorni resuscito e ritorno. (Erri De Luca)


Ivo De Palma interpreta Erri De Luca. Questa non è la prima volta. Lo sa bene chi conosce già lo spoken words su Valore tratto dalla raccolta Opera sull'acqua e altre poesie, Einaudi (2002). Performance di cui ne scrissi su un altro mio blog, qui. Un cantico delle creature secolare con cui Ivo si imbatté quasi per caso e già allora, le vibrazioni del lirismo di De Luca invitavano ad un’urgenza poetica da esprimere. Da allora, un ritorno, stavolta consapevole nella sfera di questo autore tracciando un continuum tutto da scoprire.


Ecco ‘Gli Innumerevoli’, un frame di poesia in prosa nato da un reading impersonato da Erri De Luca in persona andato in onda lo scorso maggio su Rai Tre in una puntata speciale di Che Tempo Che Fa sotto forma di un diario di viaggio da Lampedusa votato ad uno sguardo attuale quanto letterario sul problema e il dramma degli immigrati clandestini.


Dalla versione originale vi segnalo i link del video durante la trasmissione e la trascrizione dello script.


Pronti dunque a comparare due versioni bellissime quanto diverse, lo spoken words firmato da Ivo De Palma segna un fil rouge con il precedente lavoro stilistico fatto su Valore. La stessa colonna sonora, il plumbeo e cadenzato piano solo in veste semi elettronica di Giampiero Timbro sul concept GianVigo. Perfettamente aderente alla voce e al testo in un crescendo di contenuti e di forma. Una recensione densa e trasversale. Alla letteratura, all’attualità ad uno stato fisico e mentale millenario...



Con Gli Innumerevoli in un certo senso torni sulla ‘scena del delitto’. Ancora una volta ripercorri i passi di Erri De Luca. Con Valore furono una serie di circostanze fortuite a portarti a quel testo. Stavolta sembra una scelta più meditata…

Beh, sì. Avevo visto la puntata del programma di Fazio in cui lo stesso autore declamava quei versi, quindi la cosa era in fase pre-meditativa da qualche tempo. Il tema è d'attualità e, per me, che sono comunque un figlio del sud trapiantato al nord, resta un tema significativo. Naturalmente è un problema complesso, che genera spesso contraddizioni anche in chi idealmente è tollerante, ma ciò che personalmente mi ripugna è la chiusura preconcetta, che è innanzitutto chiusura mentale.

Il breve testo che reciti ha fatto parte di una narrazione in prima persona di Erri De Luca in una puntata speciale di Che Tempo Che Fa andata in onda lo scorso maggio. Quel reading di De Luca tanto realista nella lingua, diverso da te nel timbro vocale e nello stile è per te anche una comparazione, un esercizio di stile alla ricerca di una nuova veste recitativa a quelle stesse parole?

Beh, parliamo di due grandezze non commensurabili, quindi, per carità, non c'è nessuna comparazione. Innanzitutto perché lui è un grande, e io sono semplicemente uno che cerca di mettere in pratica ciò che ha imparato. Poi perché la sua è la lettura dell'autore (anche di "Valore" preesisteva una sua declamazione televisiva), e come tale ha un senso e un valore di per sé, indipendentemente da ogni altra considerazione. Il mio approccio, viceversa, non può prescindere dalla mia particolare forma di artigianato, quello che scolpisce le parole con la voce. Sono un interprete, in buona sostanza, e un interprete che si rispetti, proprio a dimostrare il valore del testo scelto, ci aggiunge sempre del suo. L'arte è daltonica, così come l'artista: nel mio caso, i colori sono quelli della voce, ed è chiaro che cerco di giocarmeli al meglio.

Il mood. Come per Valore, riscegli Giampiero Timbro alla colonna sonora con il brano L’Essenza del minimalismo 001. Segna una sorta di continuum in qualche modo, con il precedente spoken words su De Luca?

Sì, perché ho notato che quel brano, così come l'avevo assemblato per Valore, si presta particolarmente alle poesie di De Luca. Erri ha uno stile particolare. Comincia col disporre pochi elementi, di semplicità e chiarezza disarmante. Poi, via via, sviluppa concetti più articolati, nei quali sta il succo di quanto desidera comunicare. Infine, torna alla semplicità e improvvisamente chiude, con un colpo a effetto. Quel brano di Gianvigo sembra strutturato apposta per questo tipo di espressività, che ha oltretutto, esattamente come la melodia reiterata del brano, un che di ipnotico nella disposizione sintattica delle frasi, tanto che in genere la voce gioca su una certa nota, che tende a riproporre in modo volutamente mono-tonale.

Curiosità stilistica. In ciò che scrive De Luca impasta sempre lirismo secolarizzato e bagliori divini. Tu lo hai sempre calcato in una vena mai religiosa, questa volta con tanto di una problematica attuale come quella dell’immigrazione. Casualità questa assenza divina o è proprio una scelta precisa?

Beh, a me pare che in entrambe le liriche siano presenti riferimenti religiosi precisi, quindi non parlerei di assenza divina. In quest'ultimo caso parliamo proprio della chiusa del componimento. Sono riferimenti da me proposti senza retorica particolare proprio per ampliarne il valore simbolico, tanto più forte, a mio parere, quando proviene dalle labbra di un laico (anni fa fece sorridere Gorbaciov, leader dell'ateissima Unione Sovietica, che ogni tanto diceva "Se Dio vuole...").

E sulla scia di questa scelta, quali libri di De Luca consigli?

Ne ha scritti molti e non li conosco, ahimè, tutti. So che l'ultimo (Il giorno prima della felicità) è bello perché l'ho letto recentemente.


www.ivodepalma.it

Ivo De Palma e Giuliana Mendez. Come dire a qualcuno che l'ami, con le sue stesse parole...




Nei tuoi occhi riposa uno stagno
Nato da lembi di cielo
Che ha piovuto mesi del mio fiume
In cerca di un limbo eterno.
Sulla tua bocca
L’impronta della mia è rimasta
Senza mutar sapore
E dorme come dormii sul tuo petto
Dopo sonni svilenti e sogni spezzati.
Il tuo corpo chiaro
Avvolto nel blu della tua coperta
Si distingue come la luna
Stagliata contro la volta della notte.
La luna è sola…
A cosa le serve avere tutto il cielo?
Eppure splende per riflesso del sole.
Non dovremmo dimenticare mai
Che brilliamo per effetto di un riflesso.




Qualcuno se ne sarà accorto, la ragazza protagonista che accompagna questo spoken words è un volto già noto ai seguaci delle scorribande di Ivo De Palma in formato You Tube, la ricorderete infatti negli art work che accompagnavano Remainders ( Reminders) Of…Love…che facevano da corollario alle parole poetiche di Stefano Lorefice, poeta navigato nell’underground letterario del nord Italia, lì dove in quell’occasione già un feeling particolare univa in video Ivo e lei, Giuliana Mendez che in questo nuova performance è anche autrice della poesia recitata in vesti di una dichiarazione d’amore in formato “Come dire a qualcuno che l'ami, con le sue stesse parole... “. E se, cosa rara se non singolare, Ivo compare in video col suo sguardo dritto in camera in un primo piano intenso, con un candido mood soffiato dal jazz che annega e gli anime e la linea gotica che spesso coinvolge il De Palma fuori dai lavori ufficiali.


Lungi dal gossip che rovinerebbe solo uno scorcio intimista di un tributo cosi intenso, scopriamo un po’ di più di Giuliana, la vera Giuliana, oltre la bella presenza da ballerina di flamenco e danza del ventre. Classe 1976, è italo spagnola, per metà napoletana e per metà di Palma Del Rìo, in Andalusia . Suona il sax contralto e ama tanta letteratura: - Sono una patita di Garcìa Lorca, John Donne,Radiguet, Poe, amo Oscar Wilde e ultimamente grazie proprio ad Ivo ho scoperto Lorefice, di cui ho sul comodino "L'esperienza Della Pioggia" in questo momento.



Questo dice di lei Giuliana che nelle sue personalissime poesie esprime amore interrogativi, fragilità e timidezza, nostalgia e malizia. Chi la conosce sotto questo aspetto conosce gli appunti sul suo profilo di Facebook, il che è ancora un assaggio, malgrado sia, al momento, lo space più fruibile delle sue composizioni. Ha alle spalle anche un libro di liriche pubblicate qualche anno fa, ormai di difficile reperibilità e anche umanamente toccante: - In effetti non trovi il mio libro perché per scrivere uso ed ho sempre usato il cognome di mia madre, Guarino. Ho una situazione complessa a livello familiare. Vedi, mio padre, Mendez, è andato via in malo modo che avevo 8 anni, capirai che l'utilizzo del suo cognome su un libro mio per mia madre sarebbe stato un po’ un colpo al cuore.....così nel 1995/96 vinsi un premio di poesia,il primo di una piccola serie, e fu pubblicato "Echi Dell'Anima", il mio primo lavoro,che conteneva poesie scritte dai 12 ai 17 anni, libro che fu presentato anche al Maurizio Costanzo Show. Le mie poesie sono abbastanza....tristi. nel senso che vengono (quelle del libro) dalla mia infanzia travagliata e poiché mi rifiutavo di piangere avevo trovato il modo di sfogare con lo scrivere le mie paure e i miei dolori. Essenzialmente scrivo d'impeto, d'amore....vivo le passioni in modo direi esasperato.

In seguito sono stata inserita con altre poesie in alcune antologie di poesia contemporanea e ho avuto diverse collaborazioni come autrice in piccoli lavori teatrali e avendo lavorato nei villaggi turistici tra i miei 17 e i 24 anni mi sono anche divertita a scrivere testi comici e commedie in atti unici, oltre ad aver collaborato per un breve periodo con un quotidiano locale facendo interviste e recensioni per il settore spettacolo.

E nel suo cammino di vita che oggi più di un tempo trova un posto al sole, cosa dire di questo piccolo regalo artistico di Ivo? - E' unico....ha letto tante mie poesie ma il mio stile non rientra nei suoi gusti abituali, tu lo sai che preferisce il bravissimo Stefano Lorefice, il grande Erri De Luca...insomma,tutt'altro genere! Quindi si può dire certo che abbia letto la mia poesia per favoritismo.....sentimentale! E' stata una bella sorpresa vederlo in video, sapevo che l'aveva incisa ma non mi aspettavo un'interpretazione così.....personale.

Ma dalla sua Ivo ribatte: Qui non si tratta di preferire autori grandi o bravissimi, perché mi sembra di dimostrare quasi ogni giorno che la mia attenzione è semmai attratta, molto più spesso, dagli emergenti, e perfino, in certi casi, dai principianti (non è il caso dei nomi citati, naturalmente). Il problema è che, per ovvi motivi, mi trovo meno a mio agio su testi che esprimono una sensibilità squisitamente femminile (e, da qualche tempo, anche su quelli di gusto troppo giovanile, e questo riguarda anche, come ho già detto, alcuni testi di Lorefice). Sui favori sentimentali, beh... è un dato di fatto che leggo e promuovo molto più spesso materiali di persone che con la mia vita privata hanno ben poco a che vedere.

E IVO DIXIT…

Una poesia senza titolo scritta dalla tua Giuliana per una dichiarazione d’amore circolare, lei di poesie ne ha scritte tante, come mai hai scelto proprio questa?

Come detto, perché è tra quelle di gusto più universale, cioè non prettamente femminile (anche se un certo tipo di sensibilità per l'espressione del sentimento è comunque più femminile che maschile). Poi, perché ha un potentissimo incipit e un bel finale, ingredienti che in una poesia breve vanno praticamente a impreziosirla tutta. Infine, perché Giuliana ha da poco pubblicato un'immagine che sembra realizzata proprio pensando alle parole di questa poesia: è la foto in cui la si vede di spalle, distesa e coperta parzialmente da un lenzuolo blu scuro.

Una resa inedita potremmo dire: Ivo De Palma nei panni di Ivo De Palma, un primo piano su di te, un effetto di bagliore chiaro scuro e lo sguardo fisso in camera. Cosa mi dici di questa scelte e anche dal lato tecnico quanto è difficile mantenere il mood dell’espressione diretta in camera durante una recitazione del genere?

Beh, il "mood" lo mantieni, lo perdi, lo riprendi, tanto poi in montaggio utilizzi le espressioni riuscite meglio! E ho cercato comunque di apparire lo stretto indispensabile, per non rendere questo primo piano troppo stucchevole, insistendovi oltre misura. Il problema è che di Giuliana,è una bellissima ragazza, esistono però in rete pochissime immagini, la maggior parte delle quali avevo già usato in un video precedente (Remainders,-Reminders- Of…Love, ndr.). Questo è stato il motivo principale che mi ha indotto a "scendere in campo" personalmente, cosa che un doppiatore professionista fa sempre poco volentieri.

Hai creato una sorta di story board in questo video: tu, le sue foto e un panorama. Quasi una pagina di vita…

Qui, a differenza di altre cose precedenti, era importante, a livello di immagine, l'essenzialità. Il panorama è acquatico, perché in qualche modo trasfigurava lo stagno menzionato all'inizio della poesia. Quanto alle pagine di vita... siamo solo agli inizi e spero che ne scriveremo parecchie!

Come tappeto musicale scegli un autore poco noto del jazz italiano ma con tanto da dire, Giorgio Licalzi…

Su Giorgio Li Calzi il discorso si farebbe molto più complesso. Lo conosco dai tempi del liceo, figurati... Quel brano, che io trovo molto bello, non è neanche tra le sue cose più note: si trovava in un cd di musiche d'atmosfera buone un po' per tutte le occasioni. Ma anche questa è una prova di forza: la musica di Giorgio Li Calzi può brillare di luce propria o assecondare, sostenendoli, esiti artistici altrui… In realtà lui ha già alle spalle una sua nutritissima discografia, anche con importanti collaborazioni internazionali. Non è più un emergente da tempo, insomma, anche se come spesso accade il grande pubblico nemmeno sa che esista... Il suo sito è
http://www.giorgiolicalzi.com/ se ti va di dargli un'occhiata.Agli albori del mio sito, quello era il brano che si sentiva accedendo alla mia home page, quindi è una melodia cui sono molto affezionato, e che solo per una donna avrei potuto impiegare diversamente!! :)))
Certo, è un peccato sentirla solo in sottofondo.

Sento aria di De Palma critico musicale, dimmi un po’ di più…

Conosco Giorgio da quando lavoricchiavo nelle radio della mia città e lui già faceva esperimenti con i suoni: non saprei dire se nel nostro studiarci a distanza prevalesse,all’epoca, la curiosità, la diffidenza, o un atteggiamento di reciproca sufficienza. Di sicuro non l’indifferenza. Ma io giunsi molto più tardi ad un rapporto più consapevole,attivo e produttivo, con i miei interessi, nel frattempo traslocati dalla musica all’arte drammatica, mentre Giorgio poté approfittare molto prima di un’indole che abbinava alla
curiosità il gusto del fare, del mettersi in gioco e, soprattutto, in piena epoca new wave, dello sperimentare. Rifiuto degli sterili purismi, azzardo degli accostamenti arditi, reinvenzione, nelle chiavi sonore a lui più congeniali, di matrici lontane, nel tempo e nello spazio, gusto per il dotto riferimento o per la citazione popolare, che improvvisamente sembra colta solo perché è lui a suonarla: tutto questo si deve alla straordinaria ricettività di quegli anni, che perdura tuttora, insaporita dall’esperienza. E se il concetto di contaminazione stilistica oggi appare un po’ scontato, è perché negli ultimi vent’anni artisti come Giorgio Li Calzi lo hanno reso familiare, creando innumerevoli precedenti.
Ascolti Giorgio e capisci che è vero, mescolare le razze non fa che irrobustirle… Onestamente, non saprei quale DNA individuare, nei pentagrammi di Giorgio, quali maniacali frequentazioni auditive ne abbiano determinato lo stile (o, per meglio dire, gli stili…), il suono, le scelte. Fino a poco tempo fa non avevo, oltretutto, opinioni particolarmente lusinghiere sullo strumento attraverso cui Giorgio, da una decina d’anni, esprime la sua vena malinconica e appassionata. Ma so che se uno ora mi sembra più sapido e gustoso di, poniamo, un Vangelis, e il minuto dopo lo sento passare con disinvoltura dai climi mediorientali (…ma vagamente “reggati”…) al divertissement circense o alla citazione sonora del boom italiano anni ’50, senza contare gli ormai numerosissimi virtuosismi trombettistici disseminati qua e là, probabilmente questo qualcuno è un grande…
E poi, quanti strumenti suona, ormai, Giorgio Li Calzi? Ho smesso di contarli…

Torniamo a noi. Uno spoken word questa volta che è anche un ritratto di te stesso fuori dal lavoro, eppure l’arte della recitazione non ti lascia proprio mai,nemmeno nella tua vita smetti questa ricerca anche accanto ai tuoi affetti. Com’è insomma una vita nella famiglia De Palma con te in giro come parente? :)

Beh, chi ha a che fare con me non può prescindere dalla mia ricerca artistica, e deve in qualche modo imparare a convivere con questo aspetto. Il concetto di "famiglia De Palma" è comunque molto allargato, avendo io anche due figli da due diverse relazioni precedenti. Insomma, roba per donne coraggiose, come spero Giuliana si confermi...:))




Gli artwork utilizzati in questo post sono di Francesco Cantone

Castlevania. Il fan film italiano















Chi non conosce Castlevania? E’ il videogioco prodotto dalla Konami ormai annoverato tra i classici che dal 1986 giunto alla consacrazione attraverso Nintendo. Una saga popolata da vampiri che ha come protagonista il coraggioso Simon Belmont che tra labirinti e avventure sfida le forze del male dominate dal conte Dracula.

Videogioco ma non solo, è anche il tempo di una resa cinematografica, proprio ora che anche i videogames come i manga vengono considerati per il loro risvolto di opera intellettuale: arte grafica.

Mentre l’imminente realizzazione dell’epic-movie Castlevania realizzato Sylvain White per 40 milioni di dollari è slittato al 2011, una nuova e interessante parentesi si affaccia sull’universo di questa saga in formato film grazie a Diego Vida che di Castlevania sta realizzando un Fan Film tutto italiano.
Catanese e giovanissimo (30 anni appena compiuti) è produttore creativo della FanVision Events Communication Entertainment (azienda multi servizi che gravita attorno agli eventi, pubblicità ed intrattenimento), un master in marketing e un senso dell’organizzazione artisti cha va ben oltre la semplice passione da film maker.
Realizzare un lungometraggio girato tra Sicilia, Lombardia e Piemonte, computer grafica, effetti 3D e un cast tecnico professionista, tutto in formato medium cost per un genere fantasy aperto soprattutto ai mercati esteri visto che in Italia si tratta ancora di un genere d’avanguardia.
Ho deciso qualche anno fa di realizzare un film sui i vampiri dedicato al video gioco creato dalla Konami – dichiara Diego Vida, alle prese con la stesura di questo progetto dal 2007 - La prima sceneggiatura trattava tutta la saga, ma visto che Castlevania stava diventando un serial con più di 30 giochi ufficiali, non ho voluto rischiare di farlo diventare un filone a puntate.
In questi ultimi 2 anni l’organizzazione è stata mastodontica, Diego ha dovuto occuparsi di tutto quello che riguarda una produzione cinematografica, dal soggetto, alla sceneggiatura, al casting, location, montaggio video ed effetti speciali, fotoritocco, pubbliche relazioni, direzione di produzione, composer, ora che sono divenuti una squadra composta da tanti professionisti ha potuto dividere i ruoli, Fabio Randazzo Presidente del “Non solo some” in Milano, in qualità di suo assistente alla produzione e coproduttore, è intervenuto sin dall’inizio credendo in questo progetto. - Ho messo su una buona parte del team, se pensi che agli inizi eravamo una dozzina ed oggi più di 200 sparsi in tutta Italia, direi che abbiamo fatto passi da gigante, si sono aggiunti altri 2 collaboratori dall'America, uno di questi che è proprio il portavoce della casa del video game, ad ogni modo la realtà di oggi e che se tutto va bene nel 2010, incominceremo le riprese qui a Catania ed in tutta la Sicilia, poi ci sposteremo in Lombardia, per concluderle, tutto questo per portare anche in Italia un nuovo genere e mostrare agli italiani che i film di fantascienza non sono una consuetudine estera, e che i nostri luoghi cosi suggestivi si prestano perfettamente per questo tipo di film.
Come riportato dalla fonte ufficiale di http://www.vampiritaliani.blogspot.com/ i tempi di realizzo delle riprese potrebbero variare tra 6 mesi e 1 anno e di fronte alla rapida ascesa della nuova grafica di Castlevania, il team del Fan Film si è prontamente aggiornato sugli stili seguendo l’esempio di Hideo Kojima, creatore del video gioco “Metal Gear” e già in produzione con un nuovo capitolo su Castlevania che porta il sottotitolo “Lords of Shadow” in uscita per il 2010, ed anche lui ha scritto una storia nuova cosi come è annunciato nel trailer, il che evidenzia un stile nuovo rispetto al suo predecessore, il regista e produttore Koji Igarashi in arte “Iga”
La serie Castlevania, è unica nel suo genere, non si tratta solo di affrontare Vampiri e zombie, ma di attraversare castelli antichi, accompagnati da musiche classiche ed heavy metal che ti prendono mentre ci stai giocando, immergendoti in una atmosfera avventurosa, ed allo stesso tempo mistica, un po’ come ha fatto Sthephen Sommers (anche lui fan del video game) in Van Helsing con Kate Beckinsale la star di Underworld 1-2 e Hug Jackman star di Wolverine.
Ho selezionato ed ancora sto selezionando professionisti e fan del genere per realizzare questo prodotto, ogni partecipante sta contribuendo alla produzione con quello che sa fare meglio, gli attori penseranno loro stessi al proprio abito, gli effettisti agli effetti digitali speciali, il direttore della fotografia alle riprese, i composers alla colonna sonora, la scuola di arti marziali che porterà le armi ed i suoi campioni per coreografare i combattimenti in stile Blade con Wesley Snipes, e cosi via.
la musica e gli effetti speciali sono stato io ad occuparmene, ma a produzione iniziata saranno le persone che sceglierò ad occuparsene al posto mio con la mia supervisione anche perché se conti che sto scrivendo la sceneggiatura, mi sto preparando anche io perché reciterò, e sto seguendo lo sviluppo degli storyboard .
E Diego, presissimo dal suo impiego plurimo ha le carte giuste per farcela, dietro c’è l’impegno di competenze tecniche acquisite:ha studiato teatro e si è esibito in musical come Grease, Notre Dame De Paris, e Cabaret, ha fatto studi di conservatorio in chitarra classica oltre alla sua innata passione per i generi hard rock ed heavy, power ed epic metal (generi, pienamente assorbiti dal progetto Castlevania)
Il making of è nel pieno, ma i plausi già non mancano: da “Tutto Mtb” www.tuttomtb.it al magazine di Playstation Psm si è offerta di pubblicare il trailer nel loro Dvd periodico mentre la rete televisiva siciliana Telejonica durante il loro programma “I Corti” dedicato ai cortometraggi manderà in onda il trailer del film Castlevania.
Il trailer è stato realizzato in collaborazione con Ivo De Palma, noto doppiatore italiano: voce bellissima e suadente – confessa ancora Diego - io sono un fan di Ivo da'almeno 25 anni, in particolare per la sua interpretazione di Pegasus ne I Cavalieri dello Zodiaco, a tal proposito spero un giorno di poter realizzare un film sui Cavalieri dello Zodiaco.
E se di Ivo De Palma si parla, ne approfittiamo in questo post per tracciare con lui anche una conversazione su ciò che si evidenzia di positivo nella sfera di Castlevania secondo Diego Vida.

1.Castlevania è un lungometraggio in medium cost fantasy ma anche pieno di grafica, genere ancora off limits in Italia e dunque aperto al mercato estero. Eppure sia per gli anime manga che per il design di video game (e relativi film come Final Fantasy e in maniera più soft la Pixar) questa nuova frontiera riguadagna terreno in senso culturale. Tu come osservi questa situazione?

La osservo dal mio punto di vista, naturalmente. Dovunque vi sia immagine, è probabilissimo occorrano suoni e voci per accompagnarla, ed è lì che il mio interesse, come il mio eventuale contributo, converge. Se si riescono ad abbassare i costi per la produzione di immagini, e se sfruttando la grafica si riescono a ricreare ambientazioni particolarmente suggestive, ecco che da questo possono nascere trame avvincenti, piene di personaggi di spessore. Sonorizzare e rendere in italiano storie di questo genere è particolarmente motivante.

2. Come sei entrato in contatto col progetto di Diego?

Ha pubblicato il suo trailer, privo di voce narrante, sul mio profilo Facebook.

3. Diego: certo l’ambizione e lo studio non gli mancano: recitazione, conservatorio, agenzia di comunicazione. Queste e quali altre sono secondo te le armi vincenti per un buon risultato del suo Fan Film?

Le sue qualità di organizzatore, che gli consentono di coordinare team di lavoro sparsi un po' in tutta Italia, nonché alcuni professionisti che a vario titolo aderiscono al progetto. E' una macchina particolarmente complessa, che bisogna saper gestire al meglio.

4. Fan Film, a proposito, anche questa è una nuova frontiera, tutto in salita secondo te?
All'inizio, tutto è in salita. Comunque, certe frontiere erano state previste secoli fa. Il pubblico si è impadronito di alcuni mezzi di produzione, che oggi costano molto meno, e si sforza di fare da solo. Un concetto che, negli scenari e nel linguaggio della sua epoca, aveva auspicato anche Marx, per quanto sia poco trendy nominarlo...

5. Riguardo ai CDZ, Diego ti segue ormai da 25 anni, nella nostra conversazione mi ha rivelato che magari un giorno, un fan film sui Cavalieri non gli dispiacerebbe. Che te ne pare?

Beh, non è il primo che ne parla, anche in Italia... Ma quando vengono da me (è già successo...) e mi parlano di un cast coi più bei nomi di Hollywood, ecco che prendo tutto molto con le molle. Comunque, se c'è uno che, con un minimo di umiltà e di concretezza in più, può riuscire nell'impresa, è senz'altro Diego.

6. E il trailer? Stringato questa volta,nessuno spoiler, giusto un’aura indefinita e il forte timbro di voce caratterizzante. Scelta di stile o è dovuta alla story board non ancora pienamente sviluppata?

In questo caso, ho semplicemente sovrapposto la mia voce a un trailer preesistente. Non sapendo molto della trama del film, ho preferito puntare l'effetto sulla semplice attesa, che è già, promozionalmente, un concetto piuttosto forte.



LINK CORRELATI



www.vampiritaliani.blogspot.com



http://fanvision.webs.com/
www.myspace.com/castlevaniafanmovie

http://www.tuttomtb.it/?q=node/127
http://www.youtube.com/user/fanvisionfilms



www.ivodepalma.it






Chiedi chi era Gigi Meroni: lo spettacolo di Massimiliano Giacometti






C’era un ragazzo che amava i Beatles e i Rolling Stones, ma questa non è una novità, eppure se questo ragazzo fosse anche un calciatore, un giocatore del Torino un po’ artista, se sotto i suoi piedi ci fossero in innuendo i primi anni 60’ di genio e sregolatezza in rampa di lancio, se fosse calciatore ma dipingesse anche quadri, scrivesse poesie? Tutto questo è realtà, questo è stato Gigi Meroni, ala destra del Torino, ma soprattutto un cuore grande: innamorato di Kristiane, la principessa con cui convive in mansarda, amata alla follia fino ad ostacolare sull’altare il matrimonio di convenienza a lei imposto. Meroni: una polaroid di un ragazzo vestito alla Beatles, un George Harrison all’italiana, con una gallina a guinzaglio per le strade della sua Como,una Seicento blu oppure per le strade con un travestimento da finto giornalista per chiedere alla gente cosa si pensasse di lui. Dolce e malinconico,quasi una favola, lo chiamavano il calciatore beat, la farfalla granata, farfalla volata via troppo presto, a 24 anni quando, dopo un Torino – Sampdoria 4 – 2, fu investito da un automobile.
Sembra una storia dell’estro letterario già di per sé, una storia umana d’altri tempi, di una vecchia Italia col viso acqua e sapone alla scoperta di uno spirito più libero, fuori dalle regole imposte. Carpe diem allora, carpe diem oggi: “l’attacco d’arte” non poteva mancare, ed ecco servito il coup de théâtre. Su un testo composto da Barbara Castamagna è nato lo spettacolo Gigi, una sorta di reading interpretato da Massimiliano Giacometti con uno sfondo che ammicca al teatro canzone grazie alle musiche di Roberto Seccamani sullo sfondo di un mirabilia anni 60’. Il video-reprise riportato qui sopra, ideato da Ivo De Palma, storica voce del doppiaggio milanese, è pure essa parte di questo mondo teatrale, fu sotto la regia di Giacometti all’ EIKONTEATRO di Torino in veste di attore dello spettacolo “Onda di Piena”.
Un mondo, un sottobosco quasi, quello delle piccole produzioni teatrali spesso ai margini dei riflettori, ma così pregnante da meritare un approfondimento. Tento qui di farlo in questo post a due voci riportando le impressioni di questi due protagonisti uguali e diversi: Massimiliano Giacometti attraverso una nostra conversazione fatta via mail e una mia intervista a Ivo De Palma e la sua attraverso forma e sostanza del suo spoken words su You Tube.
Cominciamo dalla regia di Giacometti,figlio e socio fondatore del Teatro Studio di Torino, intriso di coralità ed estro civile.
Cosa ti posso dire di me come regista? Mi piace il Teatro corale, dove la forza la da il gruppo e quando intendo gruppo intendo tutti gli attori i tecnici i musicisti… dove la parola e il movimento dei corpi è fondamentale, dove poesia e incantamento ci fanno sospirare e ci fanno emozionare. Mi piace il Teatro utilizzato per farci riflettere sulla memoria collettiva e il vivere comune. Questo è il Teatro che amo….
Questo desiderio di raccontare Gigi parte da molto lontano ancor prima di pensare d’essere attore. Come dico sempre a chi mi chiede perché proprio un personaggio come Meroni. Io rispondo sempre allo stesso modo: non mi piacciono i personaggi regolari, mi piacciono gli “storti” (passami il termine). Trovo che gli “storti” abbiano tante piccole e grandi cose da dire e fare che altri non hanno. Sono persone che vivono, come dire, a 2 metri in alto, sono baciati dalla fortuna di fare cose che possono essere, per qualcuno: estreme… ma grandi. Gigi era uno di questi. Ne ho trovato conferma incontrando alcuni suoi compagni di squadra di allora nelle mia ricerca scrivendo il testo. Fossati, Poletti (suo inseparabile amico) Vieri, Rosato e altri che mi hanno raccontato vari aneddoti e, da questi aneddoti si percepisce chiaramente, quanto Gigi facesse tutto in modo molto naturale non forzato, non esasperato per far parlare di sé… era capace di andare a spasso con una gallina al guinzaglio, era capace di disegnarsi i vestiti, di avere una fidanzata “irregolare” (scandalo per quegli anni) di dipingere, tenere la barba e i capelli lunghi quando altri, nel mondo del calcio non l’avrebbero mai fatto allora, ma non per esibizionismo ma per naturalezza esistenziale, per stare bene con se stesso.
Lo spettacolo è nato da un’esigenza. Io, ho sentito l’esigenza di portarlo in teatro perché, prima di tutto: mi piacciono le storie, mi piacciono le storie di personaggi veri che in qualche modo hanno segnato la nostra esistenza e dove ogni uno di noi ci si può ritrovare e poi perché mi piace riflettere sul passato per capire meglio il nostro presente. Mi piace non dimenticare perché credo che la memoria sia ancora ciò che più grande abbiamo. Credo che, coltivare la memoria ci faccia sentire meno soli in questa società di oggi dove il valore non esiste più. La memoria/storia è un valore importante per le generazioni a venire. Raccontare la storia di Meroni uomo e calciatore può essere uno stimolo per i ragazzi che si affacciano al mondo del calcio e della vita, Raccontare la storia di Meroni ci fa capire che il calcio oggi e tutto ciò che ruota intorno: interessi, scandali ecc. non è il vero mondo ma è qualcosa di ormai falsato. Lo spettacolo parte dai suoi giorni a Genova, sino al giorno della sua morte accidentale a Torino, percorrendo i momenti salienti della sia vita. Come hai letto nelle note di regia, non parla di calcio giocato (non mi interessava) parla di Meroni dentro e fuori il gioco del pallone,dei personaggi che lo incontrarono, della gente comune che da lontano lo vedeva giocare e si immedesimava nella figura ribelle quale poteva apparire, parla dell’estro e delle creatività, della grande semplicità che lo contraddistingueva, della grande sensibilità umana, parla dell’amore; Gigi come Leandro. Kristiane come Ero. La loro storia come un mito greco. Parla delle sue origini mai dimenticate di un campione che rappresentava lo spirito di un’epoca del suo anticonformismo e della fantasia al potere e della libertà che lui amava. Parla di un bambino che avrebbe voluto essere per un minuto Meroni, con la maglia numero sette sulla schiena (io)
Andando a solcare più da vicino, il senso corale della creazione, il piccolo scrigno di Gigi svela una realtà corale alquanto entusiasmante per il suo sodalizio in fieri,molteplice e variegato. Che lo spettacolo nasca da un testo di Barbara Castamagna, non è una casualità: Barbara è stata preziosissima in tutti i lavori che abbiamo fatto insieme. Pensa che questo testo l’abbiamo scritto, a distanza. Dopo che lei si è sposata ha seguito il suo amore in Slovenia e quindi ci siamo mandati i vari pezzi tramite e-mail. Solo con l’affiatamento e la sintonia riescono tali cose. Ci sono altre persone molto preziose in questo spettacolo che ogni una si è appassionata a modo proprio: Stefania, Francesca, Agostino, Ivan e l’immancabile Fabio del video.
L’associazione ad un concept musicale, è presto detto: Beh! è stato molto semplice con Roberto Seccamani indirizzarci sulle canzoni che in quegli anni 60’ sottolineavano il panorama musicale. Erano i brani che più erano in voga, dove i ragazzi si riconoscevano e dove Gigi, giovane di quegli anni ne era legato. Gigi era un amante dei Beatles e dei Rolling Stones.







Questo è quello che si definisce il lato “visibile” della passione che c’è per la realizzazione di questa piccola perla di teatro, ma la lista dei nomi potrebbe continuare e continua: Alessandro Baricco, Laura Curino, Ermanno Eandi e Richi Ferrero. Sono grandi amici che, appena hanno saputo di questo mio desiderio di costruire un testo su Gigi mi hanno regalato dei pezzi che ogni uno aveva scritto in tempi diversi attraverso ricordi. Questo ti fa capire quanto questo personaggio sia rimasto impresso nel tessuto culturale torinese. Tu ben sai che sono attori e scrittori tutti torinesi.

E poi, la triste nota dell’aria di crisi respira in quello strano meccanismo tra arte e ingranaggi tecnici che lo sforzo di ogni opera deve tenere in conto: Purtroppo come ben saprai con i noti tagli alla cultura è diventato sempre più difficile poter far vedere con una certa continuità i lavori. Il mio lavoro su Gigi è da circa un anno fermo, per mancanza di proposte serie. Ho avuto tantissime promesse ma poche sono state mantenuto purtroppo. Qui mi addentrerei in un discorso molto più ampio che non basterebbe qualche pagina e non ho voglia di tediarti. Ti ha scritto bene Ivo su come anche la stampa latita sui lavori teatrali torinesi.(vedi intervista a seguire,ndr)
Per tornare allo spettacolo di Gigi voglio salutarti e ringraziarti di questo tuo interessamento grazie anche all’amico Ivo con il bellissimo video e la sua splendida voce.

Augurando davvero a Massimiliano e a tutti i suoi collaboratori che Gigi possa avere un nuovo,rinnovato e più maturo ribattezzo in teatro, sposto il solco di questo post su Ivo De Palma, nella sua puntigliosa analisi recitativa quanto da video maker come di recente si scopre sul suo canale di You Tube.

Massimiliano Giacometti e Barbara Castamagna.sono gli autori di questo omaggio teatrale al mito di Gigi Meroni, andato in scena tempo fa. Il tuo spoken words rielabora il video introduttivo dello spettacolo. Com'è nato questo progetto?

Prima di ogni replica dello spettacolo, Massimiliano e Barbara avevano deciso di proiettare un video che desse alcune coordinate emotive di quanto poi sarebbe stato raccontato sulla scena. Filmarono il piccolo Fabio, con l'intenzione di fargli impersonare Gigi bambino, montarono il filmato e lo portarono da me. Io elaborai l'immagine per darle un'apparenza un po' retrò e incisi nel mio studo la voce di Massimiliano, che cominciava la narrazione sul filmato per poi proseguirla dal vivo in scena.

La cosa finì lì.

Qualche giorno fa mi ritrovai per le mani questo materiale, facendo un po' l'inventario di quanto giaceva sul computer, e mi parve l'ideale per una nuova scorribanda, che oltretutto poteva in qualche modo rianimare l'interesse per il progetto di Massimiliano e Barbara. Quindi presi il filmato e lo arricchii con immagini d'archivio del vero Gigi Meroni, reincidendo il testo con la mia voce per vedere che cosa ne veniva fuori...


Gigi, la farfalla granata, il calciatore beat, un po’ calciatore un po’ artista simbolo degli anni Sessanta tutti italiani. «Era un simbolo di estri bizzarri e libertà sociali in un paese di quasi tutti conformisti sornioni», così lo definiva Gianni Brera, e tu, per quanto onirico possa essere il tuo ricordo diretto di quell’emblema o anche nella coscienza consapevole di oggi, come lo definiresti?

L'effetto che il suo mito arriva a scatenare è straordinario. Lui, che per l'epoca era decisamente controcorrente e all'avanguardia (era tra l'altro anche ottimo pittore), è in grado, al giorno d'oggi, di farci vagheggiare nostalgicamente il tempo in cui il calcio era un'altra cosa. E' una sorta di ideale anello di congiunzione con quel mondo, una figura che consente anche a quelli della mia generazione di serbare una certa memoria di quel periodo. Saperla raccontare, una storia del genere, è importante, perché i più giovani non hanno modo di capire quanto è cambiato da allora, se non attraverso testimonianze di questo genere.


L’impostazione della tua recitazione questa volta se la gioca tutta in una fioritura in punta di piedi, diciamo anche naif grazie ai frame con il piccolo Fabio solo in un campo di calcio. Un che di Nouvelle Vague potremmo dire… Ecco, ma quando entri in contatto con l’anima di un testo, come visualizzi mentalmente le basi per concept video da realizzare e come è accaduto in questo caso?

In questo caso parte del video già preesisteva. Quel che cercavo, essendo un video che in questo caso doveva bastare a se stesso e non introdurre un successivo spettacolo, era il vero Meroni, evocato da immagini d'archivio elaborate nello stesso modo un po' retrò, in modo da dare l'impressione che anche quel bimbo fosse proprio Meroni. La recitazione doveva cercare di essere più dolce e spontanea del solito, anche se non manca un'impennata nel momento in cui tempo e ritmo delle parole si fanno più serrati, quasi a simulare una radiocronaca in tempo reale. In questo, del resto, avevo come base guida la voce dello stesso Massimiliano, che aveva letto il brano nella prima edizione del video.

E con Gigi si ritorna a parlare di recitazione pura, teatrale. Cominciamo,in breve, con il tuo giudizio tecnico sul lavoro di Massimiliano e Barbara…

Massimiliano e Barbara portano avanti da tempo progetti legati al teatro di narrazione, spesso contaminato da memoria storica e/o impegno civile. Quel tipo di teatro il cui esponente più noto, per intenderci, è Marco Paolini. "Gigi" è uno spettacolo molto suggestivo, che spero venga ripreso al più presto.

Parlando di teatro più in generale? Si parla tanto di crisi, di circuiti chiusi degli spettacoli in tournée e poi ci si trova di fronte a piccole perle come questa pièce. Dal tuo punto di vista dov’è il finale di partita, il calcio di rigore che possa innestare un nuovo albore delle sorti teatrali?

Fare teatro e portare la gente a teatro sono due cose un po' diverse. Portare la gente a teatro è un'arte in sé, che spesso purtroppo, prescinde dalla qualità dello spettacolo. Eppure, in ultima analisi, solo i teatri (o i posti alternativi adibiti a teatro) pieni possono invertire la tendenza. Finché le piccole perle le vedono quattro gatti resteranno piccole e basta. E fa un po' rabbia che a fare il "tutto esaurito" siano le sciocchezze.

E tu? Ci pensi mai ad un Ivo De Palma in versione attore di teatro?

Già dato.

Episodicamente, è successo.

L'ultima cosa nel 2004, proprio con Massimiliano Giacometti come regista, in un monologo tratto da autori vari.

Sono stato in scena 9 giorni e il settimanale d'informazione sugli spettacoli cittadini, Torino Sette, nelle ben due edizioni uscite in quei 9 giorni, non si è degnato di nominarmi, nemmeno di sfuggita. Come volevasi dimostrare...

Lo spettacolo si chiude con questa piccola riflessione: Nel 1977 a trentatre anni
Gigi Meroni avrebbe abbandonato il calcio. Dopo essere diventato un contadino,
un ristoratore, un pittore celebre, uno stilista affermato, sarebbe fuggito con
la sua Kristiane…. Se ne sarebbe andato. Forse oggi vivrebbe fra gli eschimesi
in un igloo o a Las Vegas fra le luci colorate. Sarebbe andato a vivere su
un’isola. Magari nei Mari del Sud o a Tahiti o nelle Isole Marchesi e come
Gauguin avrebbe passato i suoi giorni davanti al mare a dipingere e a
vivere…vivere… la cosa che amava più fare….


MASSIMILIANO GIACOMETTI, il curriculum:



Massimiliano Giacometti è nato a Torino nel 1957. Vive e risiede a Settimo Torinese, dove sin da ragazzo coltiva la passione per il teatro.
E' socio fondatore del Teatro Studio, gruppo formato da studenti e lavoratori che insieme a vari professionisti e docenti del mondo teatrale, segneranno tra gli anni settanta e ottanta un momento importante nel tessuto culturale torinese. Gli spettacoli cui partecipa con la direzione del regista
Flavio Ambrosini sono:
-1979/80 "L'Opera da tre soldi" di B. Brecht.
Prima ediz. 1982, seconda ediz. 1989 il
"
Marat-Sade
" di P. Weiss.
-1984 "Le Nozze di Figaro" di Beaumarchais.
-1986 "La Chiave a Stella" di P. Levi.

Da Flavio Ambrosini, apprende l'importanza del lavoro sul testo e sulla coralità.
Negli stessi anni entra alla scuola d'Arte Drammatica del Teatro Nuovo di Torino diretto dall'attore e regista Franco Passatore e lavorerà con altri artisti, quali: Gianni Mantesi, Alessandro Roberti, Iginio Bonazzi, Alberto Jona, Roberto Petrolini, Piero Ferrero e lo stesso Franco Passatore che lo dirigerà ne "La Calandria" del Bibbiena.
Seguiranno, sempre con il Teatro Studio, numerosi stage di formazione con l'attore Eugenio Allegri da cui apprenderà varie tecniche teatrali: dall'improvvisazione alla clouwnerie al teatro della crudeltà, fino alla commedia dell'Arte.
Nel 1984, con la regia di Lucia Moisio, gira "Vite Spericolate" scritto da Alessandro Baricco, vincendo il primo premio al Festival Cinema Giovani di Torino per il settore cortometraggi. Nel 1985 sempre con Lucia Moisio e Alessandro Baricco, gira "Non mettere le dita nel mio budino" cortometraggio commissionato dal Comune di Torino e Informa Giovani per divulgare le attività di quest'ultimo.
Nel 1987 partecipa al film per Rai 3 "La Medicina Conquistata" per la regia di Alberto Chiantaretto.
Nel 1990 con il Teatro Studio partecipa allo spettacolo "La Cimice" di Maijackowshi con la regia di Andrea Dosio, e nel 1991 agli "Ultimi Giorni Dell'Umanità” con la regia di Luca Ronconi.
Nel 1988-1990 Vi è un incontro artistico importantissimo con il maestro Yoshi Oida, e parteciperà a due laboratori sotto la guida del maestro. Questo incontro ne segnerà in modo particolare il cammino artistico.
Dal 1989 al 1992 si dedica completamente alla ricerca teatrale, approfondendo varie tecniche e mettendo in scena come attore alcuni studio di composizione.
Nel 1992 prende parte allo spettacolo "La Conquista di Abya Yala", regia di Eugenio Allegri, spettacolo che ha partecipato alla rassegna "Asti Teatro" e che vanta numerosissime repliche in Italia.
Nel 1992 Collabora con il Circolo Bloom e prende parte allo spettacolo per bambini “Nessuna Strega”. Sempre nello stesso anno con il Circolo Bloom partecipa alla rassegna teatrale “Gialli Notturni” con la regia di Eugenio Allegri.
Nel 1993 cura la direzione di letture su autori contemporanei che verranno rappresentate in librerie, circoli culturali e teatri. Ha realizzato un progetto sull'identità e differenza curato dalla scrittrice Antonia Spaliviero con la collaborazione del regista Gabriele Vacis, portando in scena due spettacoli: 1994/95 "Io volevo essere sempre il comandante", che ha toccato varie città italiane, e 1996 "Che razza di gente siamo".
Nel 1994 vi è l'incontro con il gruppo teatrale Stranomiscuglio di Vercelli dove conduce laboratori e firma alcune regie.
-1994 “Le strade di Polvere” dall’omonimo romanzo di Rosetta Loy -1995 “…a casa per il camino” da testi di Primo Levi -1997 “Dall’alba al Tramonto” di Barbara Costamagna -1998 “Lettura di un’immagine”, Lalla Romano” composizione e progetto Massimiliano Giacometti -1999 “Diari” di Barbara Costamagna con l’attrice Enza Fantini -2000 “Teppisti” di Giuseppe Manfridi
Dal 1996 al 2002 e’ stato Direttore Artistico del Teatro Nicolo’ Barbieri di Vercelli– ideando “IL Teatro del Cuore” stagione teatrale di gruppi e attori professionisti.
Nel 2002 il comune di Trino Vercellese le affida la Direzione Artistica del Teatro Civico – ideando la stagione “piccolo TeaTRINO” stagione teatrale di gruppi e attori professionisti.
Nel 2002-3 il Comune di Settimo Torinese e Informa Giovani le affida la conduzione di laboratori teatrali di formazione, rivolto ai ragazzi del 2006, con studi di spettacolo/laboratorio.
-2003 “Guerre”
-2004 “La chiave di…una stella”
-2005 “Faida”
Nel 2003 e’ autore del progetto “Le citta’ invisibili“per il comune di Settimo Torinese in collaborazione con Informa Citta’, l’attrice Mariella Fabbris e il regista Aldo Pasquero.
Nel 2003-04 collabora con EIKONTEATRO e firma la regia di “Onda di Piena” composizione drammaturgica di Monica Bonetto e Massimiliano Giacometti con l’attore Ivo De Palma.
Nel 2004 con l’attrice Mariella Fabbris conduce il laboratorio “Un punto in movimento” rivolto ai ragazzi del 2006.
Credo in un teatro che sconvolge, che rimette tutto in discussione…credo in un teatro dell’emozione,dell’incantamento,dello stupore, della provocazione…un teatro del corpo,del gesto,dove tutto si muove con grande ritmo all’interno di una grande tempesta.
Nel 2005 conduce il laboratorio "Un punto in movimento: tra canto, narrazione e immagine" con studio specifico su “Romeo e Giulietta” che da vita allo spettacolo/laboratorio “Faida”, scritto da Giuseppina Lupis con il coordinamento scenico di Massimiliano Giacometti
Nel 2005 nasce lo spettacolo lettura “Gigi” ispirato alla vita di Gigi Meroni, calciatore negli anni 60. Composizione drammaturgica di Barbara Costamagna interpretato da Massimiliano Giacometti.
Nel 2006/07 con l’attrice Elena Ruzza conduce il laboratorio “Storie & Memorie” (Storie e memorie di vita quotidiana del XX secolo raccontate dai settimesi) che nel giugno 2007 ha dato vita allo spettacolo dal titolo: “Barattoli di Memoria” scritto da Monica Bonetto con la regia di Massimiliano Giacometti per la Fondazione Esperienze di Cultura Metropolitana di Settimo Torinese.
Tuttora è impegnato in laboratori di formazione teatrale rivolto ai giovani e ad un nuovo spettacolo che andrà in scena prossimamente.







Considero valore ogni forma di vita,
la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura il pasto,
un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si e' risparmiato,
due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varra' piu' niente,
e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua,
riparare un paio di scarpe,
tacere in tempo,
accorrere a un grido,
chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordarsi di che.
Considero valore sapere in una stanza dov'e' il nord,
qual'e' il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo,
la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l'uso del verbo amare
e l'ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.


A volte quello che serve è un cambio di prospettiva. Chiamatela pure idea estemporanea, un momentaneo cambio di inquadratura. Il ben noto e lirico scrittore Erri De Luca e Ivo De Palma, doppiatore che dagli anni 80' a oggi firma i personaggi più pregnanti degli anime giapponesi come Pegasus nei Cavalieri Dello Zodiaco, gli basta questo come biglietto da visita per farvi capire di chi stiamo parlando. Ma stavolta c'è qualcosa di diverso. Proprio la non convenzionalità di dire Ivo De Palma in quanto Ivo De Palma, senza personaggi.
Una scheggia.Tutto parte da questi versi, si tratta di Considero Valore del romanziere Erri De Luca, versi germogliati nella sua unica raccolta di poesie intitolata Opera sull'acqua e altre poesie, Einaudi (2002).
Aggiungeteci Ivo De Palma, non doppiatore ma voce recitante, recitazione pure, senza clichés televisivi.

Un piccolo mondo, un mondo a parte, senza trucco sul viso. Ivo De Palma al di là dell'industria dello spettacolo,insomma, quella parte di sé quella più vera che spesso si dimentica. Ed ecco allora il lato oscuro della luna, anzi…quello chiaro e non filtrato. E' quello che di gran lunga appare nel suo nuovo spazio su Youtube, questo voler essere se stessi sopra ogni cose, senza maschere. Un bisogno, un' esigenza.

Una prova d'autore che sa di perla rara questo breve reading ma in cui c'è tanto da scoprire. Importante anche la potenza sottile della colonna sonora: occasione colta al volo anche quella. L'autore è Giampiero Timbro, giovane cantante e compositore beneventano dal forte impatto visual. L'accoppiamento, nato da un rapido tam tam sul web nasce da un suo progetto musicale solista chiamato GianVigo nell'ambito del suo demo Absnth Piano E-bow. La traccia scelta per colonna sonora è L'Essenza Del Minimalismo 001, brano sperimentale in piano solo. Giampiero dichiara sulla genesi di questo sodalizio: Ho fatto ascoltare la demo a Ivo che ha subito apprezzato, poi è venuta fuori questa sua idea, un'evoluzione naturale delle cose. E' stato un grande onore, una cosa che mi ha reso felice, in quanto non solo sono un grande fan dei Cavalieri dello zodiaco, ma anche un grande estimatore della sua voce. Ritengo sia una delle migliori in Italia.Nella fattispecie L'Essenza Del Minimalismo 001 l'ha scelta Ivo, probabilmente è quella che gli ha trasmesso sensazioni più in linea col tema

E' una goccia, ma mi piaceva scavare fino in fondo. E con tanta gratitudine a Ivo De Palma per avermi dedicato il suo tempo prezioso, ecco l'intervista che abbiamo realizzato insieme.


INTERVISTA

1.Un omaggio alla poetica pregnante di Erri De Luca, grande valore morale e simbolo partenopeo per un napoletano di nascita come te. Come sei arrivato a scegliere questo autore e questo testo?

In realtà non ho cercato io questo autore, ma negli ultimi tempi alcune recenti circostanze fortuite (o meno, a seconda che si voglia vedere un senso anche nell'apparente caso, o, rimescolando le lettere, caos...) lo hanno posto nel raggio della mia attenzione: una mia allieva di dizione ha cominciato a esercitarsi su pagine tratte dai suoi libri, mia madre ha cominciato a leggere un suo libro, che ho poi letto anch'io, e una mia conoscente ha pubblicato il testo di questa poesia sul suo profilo di Facebook. Insomma, in qualche modo mi sono sentito "chiamato" a mettere questo autore alla prova della mie possibilità interpretative, che poi significa in realtà il contrario, cioè mettere quel poco (ars longa, vita brevis...) che in 25 anni di esperienza ho imparato alla prova di autori di indiscutibile spessore.

2. Nella veste puramente letteraria, è stata la stagione dei Cavalieri Dello Zodiaco "old style" firmata dall' adattamento di Stefano Cerioni e dalla direzione del doppiaggio di Enrico Carabelli a spalmare sulla tua voce citazioni provenienti da maestri come Dante e Ugo Foscolo. Ma il vero Ivo cosa ama di più leggere volendo fare una lista dei tuoi libri e autori preferiti?

Beh, cominciamo col ricordare che gli esiti poetici legati, in quella serie televisiva, al mio personaggio non portano le autorevoli firme che hai menzionato. Furono mie iniziative estemporanee, discusse in sala col direttore di doppiaggio e inserite nelle battute di Pegasus. Nel bene e nel male, quindi, me ne assumo responsabilità diretta. Per tutto il resto, sono di gusti abbastanza larghi: mi intrigano le visioni un po' folli di Moresco come le rigorose analisi di Chomsky, passando per la vena potentemente romantica di un Marai. Poi, ho una speciale adorazione per i versi di Mariangela Gualtieri.

3. Parlando ancora di te, in reading come questo emerge la tua voglia di venire fuori senza il filtro dei tuoi pluricitati personaggi partoriti nel tuo lavoro ormai ventennale soprattutto per Studio PV, da Pegasus a Mirko, dal sergente Mahoney al recente doppiaggio della serie di Hades. Senti a volte l'esigenza di venire fuori come te medesimo agli occhi del pubblico senza queste "maschere"? La tua presenza su internet con i tuoi affezionati lo lascia intuire…

Certamente. Esistono aspetti della ricerca personale di ognuno di noi che sul lavoro difficilmente vengono fuori. Questo per vari motivi, legati essenzialmente al fatto che, per motivi di resa commerciale (meglio, più in fretta), tendiamo a essere sempre utilizzati per ciò in cui funzioniamo maggiormente. Ma la nostra vita, i nostri interessi, i nostri orizzonti e le nostre aspirazioni, col tempo, possono cambiare, spesso senza che quanti sono preposti a selezionare le voci se ne accorgano. Gli anni di esperienza ci perfezionano tecnicamente, ci insaporiscono in termini di sensibilità, ci insegnano a mettere un pensiero dietro alle battute, ma non è detto che il mercato ufficiale se ne accorga e ne approfitti, specie laddove, come al nord, non esiste il doppiaggio cinematografico. E allora, personalmente sfrutto ciò che la tecnologia mi mette a disposizione, per divertirmi (nessuno mi paga per prodotti come "Valore") a spaziare con la voce su piccoli progetti non convenzionali. Per il resto, ho un contatto praticamente quotidiano con gli appassionati anche su altri aspetti del mio lavoro, come l'adattamento dei dialoghi italiani.

4.Torniamo a Valore. Hai scelto come colonna sonora per il video, il brano L'Essenza Del Minimalismo 001 del giovane musicista beneventano Giampiero Timbro.Scelta che sembra aver fatto breccia al primo colpo dopo aver ascoltato il suo progetto Absinth Piano E-Bow. Ci racconti questo percorso?

Qui il calcio d'inizio si deve al buon Giampiero, che mi ha inviato tramite Facebook il link ai propri materiali. Ascoltandoli, mi sono reso conto che, ancorché musicalmente bastassero a se stessi, presentavano caratteristiche tali da renderli ideali per accompagnare una voce recitante. Espressi tale convinzione a Giampiero, rammaricandomi di non averli potuti scaricare. Tempo due minuti ricevetti il link per il download e la cosa finì lì, con infiniti ringraziamenti da parte mia. Qualche giorno dopo, approfittando di una mattinata un po' più libera del solito, mi dedicai a un nuovo ascolto dei materiali di Giampiero, con l'idea di trovare il sottofondo ideale per "Considero Valore" di Erri De Luca, poesia in cui mi ero imbattuto giorni prima. L'Essenza del Minimalismo 001, sfrondata di una parte centrale più complessa, mi parve fare al caso mio. Montai per bene il minuto e mezzo musicale ed entrai in sala, dove registrai di getto la poesia con la musica in cuffia, senza rifarla nemmeno una volta. In mix modificai solo qualche pausa, perché le parole facessero qui e là da contrappunto al fraseggio musicale. Creai quindi il master audio, che importai in un software di montaggio video per aggiungere le immagini, cioè foto del poeta rese disponibili sul web. Il volto di De Luca è meravigliosamente scavato dagli anni, quindi rende decisamente attendibili, come nate dalla riflessione di una vita, le affermazioni contenute nel testo. In capo a due/tre ore, il reading era pronto per la condivisione sul web.

5. Un doppiatore è soprattutto un attore, doppiaggio è quindi anche recitazione. Recitazione, che sembra essere il filo conduttore del tuo spazio su You Tube di cui sei un neofita internauta. Come nasce questa idea prendendo, per il momento, in considerazione anche l'upload di un'altra tua rilettura intitolata Eterna Primavera basata su un quadro di Silvana Cimieri e un testo di Marina Bergadano?

L'idea è molto semplice, ed è legata alle riflessioni già fatte nel corso di questa conversazione. Preso atto dell'esigenza di esprimermi in modo autonomo e di cercare un contatto diretto con il pubblico, si trattava di individuare i mezzi più adatti alla bisogna. In principio, e per molti anni, è stato solo il mio sito ufficiale. Ora sono presente anche su Youtube e Facebook.

6. In quanto ai video, il film maker sei ancora una volta tu. Semplice passione?

Beh, non posso fare mille cose a livelli straordinari... è già tanto se riesco a farne una a livelli anche solo decenti... Il montaggio e la regia cinetelevisiva mi intrigano molto, ma non posso dire di non avere ancora un sacco di cose da imparare.

7. L'uscio sul mondo del tuo lavoro è aperto, sveli anche i backstage della realizzazione del doppiaggio. Da grande esperto e appassionato del tuo lavoro, quali regole - gotha consigli a chi vuole tentare una strada come la tua?

Dotarsi delle basi indispensabili. Darsi scadenze realistiche e precise. All'interno di queste, buttarsi a capofitto nell'ardua impresa di entrare in questo mercato. Chi è privo di basi, di motivazione e di pazienza, lasci perdere.

8. E per il prossimo futuro cosa ci riservi di bello in quanto a progetti dentro e fuori la Rete?

"Valore" non ha avuto chissà quale gestazione... Credo che le cose più belle nascano un po' all'improvviso, per innamoramenti subitanei (un po' come le belle storie d'amore...), per surriscaldamenti creativi non troppo programmati. Il resto è ordinaria amministrazione, di cui comunque, trattandosi di un lavoro come il mio, non mi posso proprio lamentare.


www.ivodepalma.it