Conto alla rovescia : Ivo al Cavacon di Cava de' Tirreni




Un piccolo promemoria: manca poco alla lezione – dimostrazione di doppiaggio del 19 settembre di Ivo al Cavacon di Cava de’ Tirreni. (I dettagli sull’evento Facebook)

Nell’attesa vi ricordo che nell'ambito del Cavacon Ivo sarà anche in conferenza stampa sabato 18 settembre alle 12,00 insieme ai doppiatori Emanuela Pacotto e Flavio Aquilone.

Qui trovate il programma completo della manifestazione, l'appuntamento è nell'area mercatale della città.

Venerdì 17 settembre 2010

10.00 Apertura stands – taglio del nastro, con la presenza del sindaco Marco Galdi e dell’assessore alla cultura Carmine Adinolfi
11.00 Spettacolo di intrattenimento e magia
16.00 Cerimonia del tè dimostrata dalla LAILAC
17.00-19.00 Contest musicale “Cover Toon” presieduto da Giorgio Vanni
19.30 Inizio spettacolo serale – esibizione band The Crowley
21.00 Chiusura

Sabato 18 settembre 2010

10.00 Apertura
11.00 Karaoke & intrattenimento
12.00 Conferenza stampa con Emanuela Pacotto, Ivo de Palma e Flavio Aquilone
14.00 Iscrizione gara cosplay
15.00 Sfilata/gara cosplay "Tema Visual & Gothic Style"
17.00 Vestizione kimono dimostrata dalla LAILAC
18.00 Spettacolo Revolution (Visual Kei)
18.30 Spettacolo musicale e giochi a premi con Emanuela Pacotto
20.30 Giorgio Vanni Live

Domenica 19 settembre 2010

10.00 Apertura
11.00 Dimostrazione doppiaggio di Ivo De Palma
12.00 Conferenza stampa con Willwoosh e Giorgia Vecchini
13.00 Giochi da parte dello staff
15.00 Apertura iscrizioni gara cosplay
16.15 Cavacon Comics & Games Cosplay Contest
19.00Live Anime CTM
23.15 Saluti da parte dell'organizzazione.

Per chi si fosse perso gli eventi passati vi segnalo il video della puntata de L’arte di campar con l’arte della Festa Democratica di Torino con Ivo ospite in studio con Charlie Gnocchi :



Ed infine qui potete trovare il podcast della trasmissione Trenta Minuti con…Ivo De Palma realizzata per Unis@und, web radio dell’Università degli Studi di Salerno.

Ivo De Palma 'live': i prossimi appuntamenti per incontrarlo a Torino e Cava de' Tirreni



Due appuntamenti per incontrare Ivo De Palma, uno al nord a Torino, l’altro a Sud a Cava de’Tirreni in provincia di Salerno, con un po’ di effetti radio – televisivi per chi non potrà esserci fisicamente.

Si comincia domani 11 settembre con la tappa torinese con appuntamento alle ore 23.00 dove Ivo De Palma, doppiatore di personaggi degli anime nazionalpopolari come Pegasus dei Cavalieri dello Zodiaco sarà ospite del programma di Youdem Tv "L'arte di campar con l'arte", condotto da Charlie Gnocchi dall'area dibattiti della Festa Democratica, che si svolge a Torino: una sorta di talk show un po' stravagante sugli artisti della zona.
Ivo porterà alcuni spezzoni della sua attività da doppiatore.

Buone notizie: per partecipare, oltre ad essere fisicamente lì a Torino (presso lo spazio congressi presso la tensostruttura di Piazza Castello) l’evento sarà trasmesso in tempo reale su Youdem, la rete tv del Partito Democratico (canale 813 Sky) e sarà disponibile in formato podcast sul sito di Youdem


Il viaggio verso sud alla volta di Cava de’Tirreni è invece all’insegna di una dimostrazione di doppiaggio per una lezione-evento dal titolo: "Dal testo originale ai dialoghi italiani"-Come si lavora all’edizione italiana di un cartone animato.
L’appuntamento è per il 19 settembre alle ore 11.00 nello spazio convegni adibito nell’area mercatale di Cava de’ Tirreni. (ci saranno navette gratuite per raggiungere l'area dalla stazione centrale della città)

Sarà una dimostrazione pratica di come avviene materialmente confezionato il copione che finisce in sala di doppiaggio con la possibilità per il pubblico di provare a microfono alcune battute con l’ausilio di videoproiezioni come se fossero in sala doppiaggio.

L’evento nasce ambito del festival di culture anime & manga del Cavacon (i dettagli e il programma sono qui: www.cavacon.it) che si terrà dal 17 al 19 settembre a Cava de’Tirreni (SA), Willwoosh sarà il presentatore del Cavacon per l'intera durata della manifestazione che si va ad aggiungere alle presenze di Flavio Aquilone, doppiatore di Light Yagami in Death Note, di Emanuela Pacotto, doppiatrice di Nami in One Piece e Bulma in Dragon Ball e di Giorgio Vanni in concerto.

Per gli amanti del cosplay, sarà presente Giorgia Vecchini, vincitrice del primo World cosplay summit, pronta ad intrattenere il pubblico con le sue performance.
Per gli amanti del fumetto d'autore, è certa la presenza di Paolo Ongaro, storico illustratore e fumettista, che parteciperà alla fiera esibendo le sue migliori tavole e di Arantza Sestayo

Per chi non potrà esserci, in anteprima il 16 settembre ai microfoni di Unis@und, la webradio dell’università di Salerno, ospita Ivo De Palma nella trasmissione Trenta Minuti condotta da Chiara Marra (che si, è proprio la sottoscritta!,n.d.r) per una chiacchierata sulla sua carriera e sul mondo del doppiaggio.
L’appuntamento è per giovedì 16 settembre alle ore 12.30 in streaming su internet dal sito http://iunisa.unisa.it/ e in replica alle ore 21.30. Per chi non potrà collegarsi in questi due momenti, il podcast rimarrà on line nell’archivio della trasmissione, al più presto vi sarà comunicato il link dove poterlo reperire.

COME FARE PER NON PERDERE LE NEWS
SU TUTTI GLI APPUNTAMENTI DI IVO DE PALMA?


E’ molto semplice, basta aggiungere Ivo De Palma, o me, la sua agente su Facebook e mano mano vi saranno inviati gli inviti agli eventi.

I nostri profili li trovate cliccando qui:
Ivo De Palma
Chiara Marra


QUI TROVATE I LINK AGLI INVITI DEI PROSSIMI EVENTI

11 settembre - L'arte di campar per l'arte (Torino)

16 settembre - Intervista su Unis@und web radio

19 settembre - Dimostrazione sul doppiaggio al Cavacon (Cava de' Tirreni)

The Chant, dal repertorio di Mariangela Gualtieri






La recitazione è un caleidoscopio, la rilettura di un testo un cristallo illuminato ogni volta da una tonalità differente. Lo dimostra The Chant che vede impegnato Ivo De Palma nella reinterpretazione dell’opera di Mariangela Gualtieri, poetessa eterea contraddistinta dalla sua delicatezza che qui Ivo ripropone in un Gioco di Duende ‘efferato’: una voce scura, un tormento ed estasi che accompagna il sodalizio di un trittico poetico preso in prestito da Senza Polvere, Senza Peso.

Ormai da annoverare tra i cult della ‘libreria di De Palma’, i testi della Gaultieri sono accompagnati in una nuova coloritura di tensione, contorsione psicologica e laconica discesa…

Una performance rigonfia di pathos, un mood tagliente viscerale attraversato da una timbrica vocale in forma cangiante,molto matura e profonda, quasi inedita nel repertorio dell’Ivo De Palma noto ai più, una vocalità tutta da scoprire, dall’inferno al paradiso, una quiete dopo la tempesta.


QUI IL CONFRONTO CON IL MOOD ORIGINARIO






Ancora una volta uno spoken words su Mariangela Gualtieri. Un registro diverso, alternativo lo accompagna e t’accompagna: recitazione non rarefatta come di solito è consono alla Gualtieri, una recitazione irrequieta, un turbamento…una scelta radicale su un testo di questa poetessa e una ricerca molto, molto personale. Come nasce l’idea di questa coloritura così intensa?

L'idea nasce, come frequentemente succede, da esigenze personali. Dalla mia urgenza di testimoniare attaccamento e amore verso una persona ben precisa, la cui immagine compare frammentariamente, quasi fosse un interferenza video, alla fine dello spoken words. Al solito, c'è chi determinati contenuti li sa scrivere nel modo giusto. E Mariangela Gualtieri è una di queste persone.

Uno spoken words che in realtà raccoglie tre testi uniti insieme tratti dalla raccolta Senza Polvere, Senza Peso, un assist che ti consente anche cambiamenti di mood e registri vocali, com’è nato questo collage?

Lo stacco netto è in realtà tra i primi due testi e l'ultimo, reso in maniera nettamente più essenziale e discorsiva, quasi fosse sussurrato alla mia interlocutrice. Un finale un po' alla Stefano Lorefice, devo dire. Ricco e minimale allo stesso tempo.

The Chant è un titolo particolare per raccogliere questo marasma recitativo, un titolo dalla doppia valenza. Spiegami…

Intanto, voglio precisare che il fatto di "ri-titolare" molti dei miei spoken words sottolinea il fatto che trattasi spesso di mie personali rivisitazioni, non necessariamente in linea con il "mood" profuso dagli stessi autori quando leggono in pubblico le proprie cose. Questo vale sia per Mariangela Gualtieri sia per Stefano Lorefice, i due autori che (ri)visito più spesso e che svolgono anche una propria autonoma attività di lettura pubblica dei loro testi.

La parola "chant" in inglese ha due distinti significati. Quello di preghiera salmodiante, e qui siamo perfettamente il linea con lo stile Gualtieri, e quello di "protesta" o addirittura di "slogan" ripetuto (e quindi, in certo senso, anch'esso "salmodiato") nel corso di una manifestazione. Questa seconda accezione giustifica alcuni accenti vocali meno ieratici e più soffertamente umani presenti nella resa artistica del testo.

Un fattore che hai spesso rimarcato nelle nostre interviste è la l’ostacolo che c’è per un uomo di fronte ad un testo, meglio ancora una poesia, scritta da una donna, in un testo del genere la sensibilità femminile è molto forte,districata attraverso le metafore…che mi dici in proposito al tuo adattamento maschile reso comunque con una tua accentuazione autobiografica?

Avendo la Gualtieri scritto il testo pensando a un uomo (tale Cesare, cui dedica il componimento principale del trio di testi che ho proposto) ho dovuto volgere al femminile alcuni passaggi, ché altrimenti sarebbero suonati un po' strani. Per il resto, mi sono lasciato andare a un pathos che considero "unisex", semmai arricchito dalla sensibilità più complessa che, in quanto donna, l'autrice ha profuso sulle parole.

Un bilancio su questo spoken word su questo spirito vocale più denso e irrequieto?

Sono sicuramente le tinte che mi riescono meglio. Dopodiché, a ogni spoken words parto dal presupposto di cercare di farlo meglio del precedente, altrimenti casca un po' la motivazione (che non è mai di tornaconto economico, giacché non è roba commissionata da chicchessia...)


|Tlmc:36462| di Matteo Giovanelli : la science fiction con la voce di Ivo de Palma







Mettetevi comodi e godetevi questo itinerario recitativo di quasi 30 minuti. Benvenuti in Tlmc:36462.

Il fascino di scorci dell’Egitto di oggi tra il trasporto desolato e onirico abbinato al particolare binomio fantascientifico in formato Science Fiction (sci-fi).

E’ tutta opera di Matteo Giovanelli, giovane filmaker alle prese con un collage di 500gb di materiale sull’Egitto impreziositi da effetti siderali, frattali, lingue ultraterrene e distorsioni audio.


Ivo De Palma vi partecipa sotto forma di voce portante della voce fuori campo del protagonista Telemaco: un lungo flusso di coscienza dalle atmosfere cangianti e rarefatte.

Una ricerca interspaziale traghetta il protagonista in un viaggio spazio temporale dove resta imprigionato presso Vittoria nel 2010. Telemaco intraprende la caccia dell’acido carbossilico alifatico a lunga catena… ovvero: bolle di sapone. Ma il contatto con l’homo sapiens lo porterà a scoperte inaspettate in una convulsa e mascherata lirica ricerca dell’ Essere dell’Umanità in uno stile che richiama Asimov quanto Neon Genesis Evangelion…

INTERVISTA AD IVO DE PALMA

Fantascienza e tanto materiale da modellare, cosa ti ha colpito di Tlmc:36462 , come sei arrivato a Matteo Giovanelli?

Diciamo che è stato Matteo ad arrivare a me, infatti mi ha contattato lui per questo suo progetto nato e sviluppato in ambiente didattico, ma che potrebbe avere un ulteriore accelerata in futuro. Io non avevo alcuna idea di quali sarebbero state le immagini, in quanto mi è stata richiesta unicamente la registrazione del testo, che essendo da gestire senza labiale non dava problemi di successivo inserimento lungo il filmato. Ed è quindi stata la dimensione esclusivamente testuale, il flusso di coscienza in prima persona, a stimolarmi.


A livello recitativo è soprattutto l'assestamento da mediometraggio a fare da padrone alla tua performance che porta con te la difficoltà di un monologo, un flusso di coscienza che accompagna tutta la scena, raccontami...

Io l'ho gestito nel mio studio, separatamente dalle immagini, quindi impostandolo come se avesse dovuto funzionare da solo. Poi, è stato redistribuito alla bisogna lungo la scansione delle immagini da Matteo, che ne ha anche regolato gli effetti robotici, all'inizio più marcati e via via un po' meno invasivi.

Il ritmo fa da chiave importante a tutto il filmato: cosa fa da 'metronomo'? Sincro con le immagini? Micro sequenze? O scrittura?

Questo andrebbe effettivamente chiesto a Matteo, che ha la responsabilità del montaggio finale e degli effetti tecnologici distribuiti a piene mani sulla mia recitazione. Visto che la scansione delle mie battute (alcune delle quali mancano all'appello e verranno probabilmente utilizzate in un successivo ampliamento) è stata rivoluzionata, o è il montaggio delle immagini (splendide, peraltro) a fare da traino per il resto, o è una colonna audio pesantemente condizionata dalle scelte di Matteo a fare da base per il montaggio. In entrambi i casi, non c'è un mio intervento diretto sull'esito finale.

Come hai registrato la tua voce su questo filmato? E' un montaggio o hai seguito lo script dall'inizio alla fine e quanto tempo hai impiegato?

L'ho registrata in una mattinata presso Filmdubsters, il mio studio di Torino, senza gli effetti robotici che poi ha aggiunto Matteo. Ho registrato molto più materiale di quello che per il momento compare in questa versione provvisoria, molto apprezzata, mi dice Matteo, anche dai suoi referenti didattici.

Nel contesto, potremo dire che si tratta di una narrazione - recitazione che ti fa respirare un'aria più cinematografica... vero? E il tuo rapporto con il doppiaggio cinematografico? Ti manca? C'è una sostanziale differenza con l'audio-visivo televisivo a cui sei abituato? Rappresenta ancora una scuola maestra anche per te?

Il mio rapporto con il doppiaggio cinematografico è estremamente saltuario, avendo io lavorato prevalentemente al nord. Sì, un po' mi manca, non c'è dubbio. Vi sono svariate differenze con lo specifico televisivo ed è sicuramente la tipologia di doppiaggio più prestigiosa.

E per concludere, che giudizio dai complessivamente all'opera di Tlmc:36462 ?

Interessantissima e di indubbio pregio. Da seguire con calma, non avendo i tempi "usa e getta" delle cose normalmente condivise su Youtube (infatti arriva da un altro portale). Le immagini sono splendide, il concept interessante già così e spero anche di più quando verrà sviluppato. Sulla mia voce ho apprezzato l'inconsueto lavoro che è stato fatto, anche se ottunde molto di ciò che recitativamente avevo profuso. Ma è una scelta pertinente con il contesto, quindi apprezzabile



A Praying Leaf...





A Praying Leaf...La potenza di un sussurro. Grande spirito evocativo, grande suggestione di dinamismo e profondità.


Segnatelo fra i preferiti questo spoken words,che rasenta i muri della parete della quarta dimensione.

E’ un approccio raro nella recitazione di Ivo De Palma per chi ha seguito fin ora questa rassegna di ‘scorribande’, è il contatto con l’universalità della sensibilità femminile nel formato di video arte che intreccia pittura e poesia.


Sullo sfondo c’è l’influenza magnetica e sussurrata trasmessa dalla poetessa ‘ungarettiana’ Mariangela Gualtieri fondatrice nel 1983 del Teatro Valdoca 1983 insieme a Cesare Ronconi, poetessa ed artista contemporanea sicuramente da scoprire se non l’avete già fatto.



Un filamento poetico sottilissimo, leggiadro, dal tocco lieve, senza ‘Io’ da donna, ripercorre il lato infinito della realtà con valenza universale, una delle penne poetiche più interessanti del nostro tempo [ricordiamo Antenata" (Crocetti, 1992), "Fuoco centrale" (Einaudi, 2003) e "Senza polvere senza peso" (Einaudi, 2006).] vibra ora nel sussurro vocale, quasi in forma di preghiera di Ivo De Palma, in una performance fortemente influenzata da questa magnetica personalità tutta da scoprire.

Un intricato umore boschereccio, una sequenza rampicante di parole abbraccia un concept dedicato a Carolina Granato in un ancestrale e solare richiamo tra arte e autobiografia che rivela scorci di vita all’interno delle sue opere pittoriche.

Un corollario di sensibililità a pelo d’acqua, palpabile anche nel minimalismo sonoro affidato a loop immersi nel rise & fall di una computer grafica semplice ma d’effetto con lo scorrere di foglie da primavera giapponese.




L'INTERVISTA a Ivo De Palma



Ci tieni a metterlo in risalto. Ivo De Palma recita rarissimamente testi di autrici femminili e questa volta le tue scorribande approdano nelle liriche di Mariangela Gualtieri. E dunque, come mai questo 'grande passo'? E che gioco psicologico di immedesimazione c'è per un uomo nel leggere un testo come questo?


Mariangela Gualtieri è una che veramente se non esistesse bisognerebbe inventarla, perché la sua scrittura presenta una ricerca sui significanti e sul loro suono, spesso proposto in iterazione espressiva, sempre interessantissima per un professionista della voce. Il suo stile, ora vagamente, ora dichiaratamente ieratico (come la sua stessa esile figura durante i suoi recital) mi intriga e mi interessa molto, anche perché più facilmente abbatte le barriere di sesso, diventando espressione di un sentire universale. Una delle maggiori difficoltà di certi repertori è infatti il loro esplicito riferimento a universi del tutto alieni da chi deve interpretarli: culturali, ma anche solo anagrafici (troppo diversa età) o di appartenenza sessuale. Per questo difficilmente mi azzardo a proporre qualcosa che espressamente provenga dalla sensibilità femminile, anche se potrei comunque farlo con l'alibi dell'esperimento. Diciamo che, in genere, ho una forma di rispetto per una sensibilità non solo diversa, ma anche molto più complessa di quella maschile. Questa, però, è praticamente una sorta di preghiera, e il fatto che a dirla sia una foglia in qualche modo rende il messaggio un po' più universale.

Carolina Granato e la sua ricerca artistica, cosa ti ha colpito nelle sue opere?

Il tratto particolare della sua matita o del suo carboncino, essenziale ma mai banale. Una certa austera autorevolezza di taluni ritratti. Le opere, tra quelle in cantiere e quelle già prodotte, sono molte di più di quelle che compaiono nel video e verranno presentate quanto prima sul sito internet che Carolina sta preparando. Io mi sono limitato a "piratare" (a sua insaputa, ché volevo farle una sorpresa) le opere presenti sul suo profilo Facebook.

La dicotomia volti - ritratti suggerisce una ricerca autobiografica di Carolina nelle sue opere, è questo il messaggio che hai enfatizzato nel video, raccontami. E quanto è particolare trasmettere - da videomaker - la narrazione di un'idea applicata all'arte pittorica in chiave narrativa?

Il linguaggio audiovisivo vive di dinamiche espressive legate alle immagini e quindi alternare i ritratti al volto di Carolina serve proprio a confermare il legame tra esperienza di vita e maturazione artistica, di cui lei stessa mi ha parlato. In più, il tutto è abbinato al testo salmodiante attribuito a una foglia, che allude all'eterna altalena nascita-morte (tema che già avevo affrontato nella mia primissima scorribanda audiovideo, Eterna Primavera
, riferita all'omonimo quadro della pittrice Silvana Cimieri). E' chiaro che il dato femminile, quindi il volto ricorrente della stessa Carolina, è del tutto pertinente al concetto, sia perché, come madre, la donna è la principale artefice dell'evento "nascita", sia perché, fisiologicamente, la donna si "rinnova" mese dopo mese, quindi anch'essa ha in sé un "ritmo" biologico ricorrente.

La suggestione di contrasto che applichi al video è questo mood boschereccio delicatissimo. Raccontami...

Anche qui, volevo che la dinamica espressiva riferita alle foglie non abbandonasse mai la narrazione, e contaminasse sia le opere di Carolina sia il suo stesso volto, in modo tale da non perdere comunque di vista ciò che il testo di Mariangela Gualtieri intendeva trasmettere.

Un sodalizione che ben si sposa con la ricerca intimistica di un suono millefluo come quello che hai scelto...

Mi occorreva una musica che presentasse un qualche elemento sacrale/liturgico (per esempio il tappeto sonoro delle tastiere, nonché l'iterazione un po' ipnotica della melodia) pur mantenendo connotazioni sostanzialmente moderne. E questo per potervi distendere sopra una voce molto intima, colta nelle sue sfumature più interiori, tenuta molto presente nel mix finale. Mi rendo conto che è una scelta discutibile, e infatti sulla pagina Youtube di questo video c'è un commento non molto tenero (che io ho autorizzato, giacché ogni commento alle mie scorribande compare solo per mia espressa concessione), nel quale mi si attribuisce sostanzialmente il vizio di concentrarmi solo su me stesso. Critica espressa nei dovuti modi, quindi legittima. Mi pare però non si sia compreso, in questo caso, il tentativo di restituire l'intimità, quasi telepatica, di un testo che arriva a un livello così essenziale dell'esistenza. Ogni tentativo può, naturalmente, fallire. Ma bisogna anche considerare che queste mie scorribande mi servono per sperimentare soluzioni comunque non convenzionali. Usare la voce (parlata, ché con quella cantata va da sé) lavorando anche su una certa musicalità, su un timbro non necessariamente pieno, sul dettaglio della ripresa vocale, è qualcosa che non posso fare altrove. Lo faccio quindi per conto mio, senza chiedere soldi a nessuno. Ci metto comunque sempre faccia, nome e cognome, a differenza, spesso, di chi critica.

Sottotitoli, ormai è tua componente estetica più volte sperimentata...L'uso della lingua inglese come diffusore del messaggio del video, dicevi nello scorso post di That Kind Of Love.
Sorge una domanda strutturale: pensare che il doppiaggio in Italia è sempre stato in contrasto con questo concetto, il concetto del sottotitolo che invade il video, o no? Lo armonizzi a suon di effetti grafici ma spiegami questa scelta di fondo (un po' in controtendenza?)


Certamente il doppiaggio non ama il sottotitolo, questo va da sé. Ma un conto è la fruizione di un'intera fiction, tutto un altro è un minuto e mezzo di clip video, che può essere vista e rivista spesso, consentendo al pubblico di cogliere, volta dopo volta, aspetti precedentemente trascurati. Un po' come certi spot pubblicitari, talmente stringati nel montaggio da essere difficilmente intelligibili al primo passaggio, ma che godranno di tale e tanta programmazione da fugare in seguito ogni dubbio.

Eterna Primavera





Vediamo se è andata così. Hai scoperto i quadri di Silvana presso la Galleria d'Arte Assurfivo a Torino, e anche questa volta, la tua voce ha agito in incognito sotto forma di sorpresa.

Questi regali recitativi che concedi e che fai un po' a te stesso fuori dagli obblighi lavorativi sono sempre più frequenti. Cosa ti trasmette quest'energia positiva dell'incontro con gli altri e con te stesso?

Quasi. Nella tua ricostruzione manca un prodromo: conosco Silvana da qualche anno, anche se ci eravamo un po' persi di vista, e fu lei a invitarmi alla sua mostra, che oltretutto si teneva in un luogo non distante dal mio studio di Torino. Fu una bellissima occasione per rivedere lei e qualche altro amico che non incontravo da un po' e fu il primo contatto ragionato che ebbi con la sua produzione artistica, di cui prima avevo solo sentito parlare. In quell'occasione, venne pubblicamente letta la poesia che l'amica Marina Bergadano aveva scritto ispirata dalle immagini, a loro modo concettualmente abbastanza forti, del quadro Eterna Primavera. Fu lì che mi scattò l'idea di abbinare le due cose in un unico evento. Naturalmente, anche in quel caso per Silvana fu un'assoluta sorpresa. Da notare che all'epoca avevo appena aperto le mie pagine su youtube e facebook, quindi Eterna Primavera fu in assoluto la mia prima "scorribanda" contaminatrice....

Dopo questo breve excursus approfondiamo l’impatto del pennello di Silvana Cimieri, Eterna Primavera,consapevole dell’accompagnamento poetico dei versi di Marina Bordegano accoglie in sé tutta la carica surreale e metafisica di una delle migliori opere dell’esposizione, la tua scorribanda con il sodalizio di Silvana parte da qui. Cosa ti ha convinto?

Silvana è un'artista coraggiosa (probabilmente anche perché è tenace e coraggiosa come donna, ma questo lo sa solo chi la conosce un po' meglio). Rappresentare in un'opera d'arte la prima forma riconoscibile dell'essere umano non è operazione priva di rischi di fraintendimento, specie in Italia. C'è sempre chi può accusarti di violare la sacralità di quell'immagine, normalmente tollerata solo in ambito scientifico, banalizzandola o utilizzandola, discutibilmente, a fini provocatori (ricordo ancora l'enorme poster Benetton, col neonato insanguinato appena uscito dal ventre della madre, giganteggiare in piazza San Babila a Milano...). Silvana, invece, quella sacralità intende celebrarla, quindi l'opera è rispettosissima di quell'immagine e del legame che l'esistenza di ognuno di noi ha con quell'immagine.

A proposito di poesia, la lettura ad alta voce sta diventando un fenomeno di tendenza, trovi anche tu? O il mondo dei non addetti ai lavori se ne accorge solo ora?

Beh, come forma d'arte, il "melologo", cioè l'evento che unisce parola (non cantata) e musica, esiste almeno dal '700, quando per ovvi motivi era possibile soltanto da vivo... Ora ha la possibilità di essere confezionato in file condivisibili, insieme alle emozioni che trasmettono (se ben fatti...), col mondo intero. E naturalmente continua ad essere proposta anche dal vivo, mutatis mutandis, cioè aggiornati i vari codici espressivi. Anche gli ambienti alternativi la apprezzano molto, e la definiscono con un termine che mi piace molto e che spesso uso anch'io: spoken words. Nel mio piccolo, lo sforzo è di valermi di tutte le possibili risorse multimediali, quindi ora non mi accontento più di leggere qualcosa su musica (esperienza che fa parte come molte altre del mio bagaglio professionale) ma cerco sempre di abbinare il tutto alle immagini.

L’arte in movimento, l’editing grafico, si snoda in modo da indagare sui particolari, sulla spazialità, insomma, anche questo aumenta la tensione dell’intreccio narrativo…

L'editing video, come d'altronde l'obiettivo della videocamera (che però qui non ho usato, "limitandomi" a rielaborare e movimentare immagini fisse) e della macchina fotografica, offrono al pubblico un taglio particolare, una visione alternativa dell'opera in questione. E questo dà vita a suggestioni aggiuntive: artisti come Silvana offrono al pubblico la propria visione di oggetti e situazioni varie, realistici od onirici che siano. L'editing multimediale offre una "visione particolare di tale visione particolare", quindi l'indagine si approfondisce sempre più... La manipolazione del materiale artistico altrui non deve essere vista come prepotenza. E' semmai prova che i materiali originali, in questo caso i quadri di Silvana, hanno una valore, sono in grado di suggestionare e coinvolgere artisti che provengono da altre esperienze e che si esprimono con codici differenti. E' una prova di forza, in buona sostanza, giacché è pur sempre Silvana che ha condizionato e stimolato me, e non viceversa.

Narrazione e recitazione, tra l’uno e l’altro video intercorrono circa 8 mesi. Sono due performance completamente diverse, uno spoken words, l’altro un promo per promuovere l’esposizione al V – club di Coazze (TO) dove richiami anche stralci della critica di Paolo Levi. Oltre la forma, si tratta tra l’altro di un esercizio di stile. Stesso tema ma due stili vocali e drammmaturgici alquanto diversi...

La prima esperienza è una sorta di narrazione/preghiera, è dentro la situazione, vorrebbe in qualche modo darle voce. Nella seconda esperienza la voce descrive, più che rivivere, cercando un contatto più immediato col fruitore. Approcci e scopi diversi, da condurre necessariamente in modo dedicato. In questo caso, è stato interessante cercare di dare una forza espressiva immediata ai concetti già espressi, ma in modo più articolato e ponderato, nella riflessione critica, del tutto favorevole, di Paolo Levi. Anche in questo caso, una certa esperienza come dialoghista è stata preziosa per trovare la sintesi dei concetti essenziali.

Una riflessione in generale, prima di qualsiasi cosa sei un uomo che sta osservando il mondo intorno a sé, una scorribanda dopo l’altro, ti stai focalizzando sul panorama eterogeneo della vita culturale torinese, dove tu stesso vivi, raccontami che aria si respira e se, magari, potrebbe sorgere un progetto – collante che racchiude un po’ tutte realtà di questa città che ha tanto da proporre, che in maniera trasversale appare un fiore all’occhiello anche agli osservatori esterni…

In questo, purtroppo devo deluderti, in quanto il mio punto di osservazione non parte dalla frequentazione assidua del territorio. E' un panorama che, avendo lavorato per molti anni altrove, conosco in realtà abbastanza poco. Però, dalla mia "turris eburnea", in cui accolgo collaboratori professionali e molti allievi, osservo il resto (torinese o meno) molto di più che un tempo, e ora ho quel minimo di mezzi e di esperienza per comunicare ciò che vedo nel modo in cui mi riesce meglio...


Se ti è piaciuto Eterna Primavera vedi anche
A Praying Leaf...

That Kind Of Love : Stefano Lorefice al passato remoto




Ormai lo avete capito, la voce di Ivo De Palma e le mille metamorfosi del linguaggio di Stefano Lorefice. Quindi è forse arrivato il momento che anche voi cominciate a conoscere questi testi da vicino, da dove cominciare? Beh, forse dalla pista di oggi vi darà una mano in questo direzione.


La scelta di quest’ultimo spoken word è un po’ un colpo di sorpresa, si tratta di una poesia, That Kind Of Love, risalente alla prima silloge di versi Prossima Fermata Nostalgiaplatz (Clinamen, 2002).


Libro che fu un esordio fulminante con una ricerca ermetica tagliente, didascalica, succinta all’essenziale, poche righe, ma concetti iridescenti e senzati. Una decostruzione estrema a cui poi è seguita una lenta fioritura e linearità scandita da Budapest Swing Lovers e L'Esperienza Della Pioggia.


Un ermetismo tagliente e solitario all'epoca che qui Ivo rende più caldo e riscritto nella sottotrama del visual effect della modernità liquida di corpi fluidi e metrò, viaggi e manopole firmato da VjKar, un viaggio di videoarte suggestiva sempre in una chiave di rilettura personale che fa da cornice ad una narrazione da 'slow reading' capace di rendere meno ermetica la ricerca di una lirica a bruciapelo e con tanto di impatto didascali di sottotitoli in inglese dal valore estetico: una formattazione dall'impatto bombato e variopinto ben integrato all'interno del quadro d'immagine.


Esperienza curiosa ne è tutto il contesto: arrivare alla lettura di Prossima Fermata Nostalgiaplatz dopo aver letto gli scritti più recenti, per me che ho seguito questa evoluzione letteraria fin dagli esordi è come assistere ad un Bolero al contrario, quello che ha percorso Ivo in un andirivieni temporale cominciato da Cosmo Blues Hotel, approdato all'ultimo Il Giorno della Iena e balzato indietro nel tempo.


Quello che segue in quest'intervista è il tentativo di riscoprirne questo viaggio atipico,all'indietro, dalla maturità agli esordi.


L'INTERVISTA


1. Non solo un nuovo Lorefice, ma addirittura un salto nel passato remoto. Hai ripescato questi versi dalla sua prima raccolta di poesie Prossima Fermata Nostalgiaplatz. Una scelta coraggiosa per certi versi, con quella scrittura potente e minimalista oggi meno evidente. Come ti è venuta questa idea?


La scrittura minimalista di Stefano mi ha sempre intrigato, anche perché spesso è confezionata con brani di parlato molto semplice, quindi li sento, e penso li senta chiunque, molto immediati. E' certo evidente, da parte dell'autore, il tentativo (riuscito) di accostarli in modo non banale, e questa disposizione ne è in un certo senso il valore aggiunto, la regia di Stefano sui suoi frammenti.

Poi, devo dire che stavolta un input è arrivato involontariamente anche da te, allorché a proposito del video precedente avevi parlato di un sottofondo musicale un po' freddo. Visto che quello non lo trovavo propriamente tale, ho però raccolto la sfida, e per "Quell'amore...", anziché optare per un sottofondo convenzionalmente rarefatto, che avrebbe certo fatto la sua figura ma sarebbe stato una scelta un po' scontata, sono andato a cercarmi qualcosa di dichiaratamente elettronico, quindi certamente e insindacabilmente freddo. E devo dire che l'esperimento mi soddisfa, giacché proprio il contrasto tra sottofondo da un lato, e argomento e trattamento vocale dall'altro, mi pare ponga decisamente in risalto il contenuto.

2. Hai percorso la lettura di Stefano in un viaggio all’indietro, prima Cosmo Blues Hotel poi le poesie mature de L’Esperienza Della Pioggia e Il Giorno Della Iena. Tornare a Nostalgiaplatz è un ‘viaggio del togliere’. Che sensazione ti ha dato questo esordio fatto di ricerca del minimalismo tra ermetismo spinto e non punteggiatura?

Esattamente le sensazioni che ho appena descritto, e che mi hanno spinto a questa proposta. Trovo singolare che in questo caso l'arte del togliere riguardi più gli esordi che gli sviluppi maturi, giacché in molte altre arti (recitazione sicuramente) si impara a togliere, a cogliere e a trasmettere l'essenziale, un po' più in là con gli anni (anagrafici e artistici). Ma proprio per questo, come ho già avuto modo di dirti, sono piuttosto curioso dei prossimi sviluppi.


3. Effetto lo fi, monopole e metafora del viaggio. Il video loop di questo spoken words è firmato da Vj Kar, ormai nota firma nelle tue scorribande. Com’è nato il concept? E’ il video adattato al testo o il contrario?

Mah, in genere un video nasce sempre dall'audio, che quindi non va mai considerato il parente povero delle immagini, ma anzi l'elemento che, sommato in maniera efficace alle immagini, ne amplifica l'efficacia non in modo aritmetico, ma esponenziale. Mi serviva qualcosa che assecondasse la musica, più che le parole. In modo tale che i concetti espressi, e l'idea di amore che se ne trae, fossero collocati nella nostra realtà un po' frenetica, in cui si tende a perdere il senso di molte cose, e da cui il contatto e la complicità totale con chi amiamo sono beni da difendere assolutamente. I video loop di vj-kar erano l'ideale.

4. Un surplus, stavolta. I sottotitoli in inglese, nulla da dibattere sulla traduzione mantenuta fedele all’italiano, ma è una scelta curiosa, come mai?

Dal punto di vista delle immagini, sono un elemento grafico in più, che danza sulla musica insieme a tutto il resto. Stefano ha apprezzato molto che fossero in inglese trovando che, per così dire, "diffondessero il verbo" anche al di fuori della sensibilità degli italofoni. A me piaceva l'idea di dare comunque un input in più, specie a chi conosce l'inglese. La traduzione è complessivamente fedele ma rende alcuni concetti diversamente, quindi in certo modo arricchisce, quasi interattivamente, il testo.

5. Voce calda, atmosfera fluida. C’è in un certo senso uno stile che cerca di rallentarne il taglio ermetico e renderlo più denso, vero?

Sostanzialmente sì. Quando Stefano legge in pubblico se stesso è molto più secco ed essenziale. Io lavoro sui suoi materiali in modo un po' diverso, come è giusto e comprensibile che sia. Altre riflessioni su questo argomento sono nell'intervista in occasione della scorribanda precedente,
cui vi rimando.

6. Stefano Lorefice e l’amore del pressappoco, l’amore relativo, è un’affinità elettiva ormai questo suo modo di scrivere e la tua voce. Dovessi scegliere, tu che lo hai sviscerato abbastanza, qual è il suo libro che ti ha soddisfatto maggiormente?

Resto molto legato a Cosmo Blues Hotel per due motivi. E' il libro che mi ha fatto conoscere (in senso letterario e personale) Stefano, ed è il primo suo testo che ho proposto come spoken words, anche se all'epoca non c'era youtube e quindi ne allestii una versione unicamente audio, che poi Stefano, tempo dopo, pubblicò su youtube con un'immagine fissa. Poi, pur nella tecnica ancora da raffinare e che trova nel suo ultimo lavoro, "Il giorno della iena", il degno compimento, Cosmo Blues hotel contiene alcuni "tipi umani" veramente deliziosi, che si prestano particolarmente ad essere scelti per una lettura pubblica, come infatti fu.


Je t'ai dans la peau: Il reading de Il Giorno Della Iena




Stefano Lorefice… again.

C’è spoken word e spoken word. Il trailer da promo commerciale e l’arte del reading.

Stavolta si tratta di una dimensione pienamente suggestiva della recitazione immersa nella sua ambientazione.

Ed ecco dunque che dopo
il book trailer de Il Giorno Della Iena è tempo di sfogliarne le pagine con la voce. Come anni fa fece per il reading di CosmoBlues Hotel, Ivo De Palma tinge la sua voce di un tono ora sporco, materico, ora sussurrato in una delle sue performance più riuscite, in un connubio con la prosa di questo autore che ne rende uno stile di Ivo quasi inedito.

Libro di frames e decostruzione quello di Stefano Lorefice, Ivo ne sceglie il personaggio del suicida innamorato della ballerina di Pigalle: una libera trasposizione in formato di monologo sul filo del telefono, una meditazione delay sul disincanto di un amore che finisce nel sarcasmo del dolore del ‘ ridere che precede lo schianto’ ed annessa filosofia tra un effetto slow di parole, musica ed immagine d’avant arrière penser.

Consiglio anche: il reading di Cosmo Blues Hotel:






INTERVISTA

1. E così anche tu hai scoperto le pagine della ‘Iena’, alla luce dei tuoi reading hai conosciuto i passi fondamentali che Stefano ha percorso per arrivare a questo romanzo di decostruzione, non convenzionale: conosci sia la raccolta di racconti Cosmo Blues Hotel che la sua ultima raccolta di poesie L’Esperienza Della Pioggia da cui nasce la sintesi di questo nuovo libro. Dammi un giudizio su questo suo esordio come romanziere tanto per cominciare…

Mah, la struttura mi sembra piuttosto simile a quella di Cosmo Blues Hotel, anche se qui abbiamo un gioco meno immediato e un conseguente maggior approfondimento dello spessore dei personaggi. Direi che gli step che hai citato, passando attraverso il rigore del metro poetico, evidenziano una certa maturazione di stile. "Affino la tecnica" ebbe a dirmi poco dopo l'uscita del libro, quando ne parlammo. Il che fa presagire ulteriori, sicuramente interessantissimi, sviluppi.

2. Veniamo al tuo video. Questione di reading, hai avuto modo, anni fa di leggere in un circolo Arci di Torino gli stalci di Cosmo Blues Hotel, oggi ti ritrovi a contatto con un altro suo modo di fare prosa. Il tono della tua vocalità a contatto con questa situazione differisce dallo stile che abitualmente ti caratterizza. Scelta di stile? E quanto alla prosa? Cambia il grado di difficoltà della recitazione o è una questione di inquadratura differente?

Beh, in autori come Stefano, capaci di rapide ed espressive pennellate, frammenti di prosa possono acquistare la stringatezza, e di conseguenza la forza e l'intensità, del verso poetico moderno, quindi non c'è poi tutta questa differenza, da parte dell'interprete. Se poi consideri che spesso la voce semplifica il verso poetico, e viceversa dona spessore al brano di prosa, capisci bene che il risultato vocale tende sempre a una via di mezzo, che in genere il pubblico (destinatario non necessario in sede di scrittura ma indispensabile in sede di marketing...) apprezza.

No, qui la cosa diversa dal solito è che il brano non è semplicemente "letto" o "recitato", ma letteralmente messo in scena. Lo si evince da alcuni suoni accessori, come la cornetta del telefono e il tut-tut finale della linea. Quindi alla voce è stato aggiunto un lieve riverbero d'ambiente, come se ascoltassimo qualcuno parlare all'interno di una stanza. in più, trattandosi di un dialogo telefonico (mia licenza artistica, ché nel libro i due sono compresenti nello stesso luogo) presumibilmente avvenuto nottetempo o quasi, la voce è volutamente rilassata, un po' sporca, minimale.

3. Eppure ci sono alcuni passaggi, un po’ come questo, liberamente tratto dalla storia dell’uomo suicida e la ballerina di Pigalle, che hanno un che di poema in prosa. Il Giorno Della Iena è un libro pieno di personaggi e di situazioni a limite tra lirica e narrazione. Come mai ti ha colpito in particolare questo personaggio?

Perché ci offre una sorta di monologo interiore, anche se in presenza di un interlocutore, che io ho voluto al telefono per omaggiare, nel mio piccolo infinitesimo, "la voce umana" di Cocteau. E perché è abbastanza staccato dal resto, quindi per la comprensione di quanto accade non è indispensabile conoscere altri particolari.

4. Uniquetune alle note e luci fredde al sound effect. Elogio dell’elettronica fredda e delle luci al neon… raccontami l’impostazione di questo ‘periodo blu’…

E' davvero strano che tu abbia notato freddezza dove io ho notato un certo calore, vagamente (ma neanche tanto) jazzato. Sicuramente, il brano abbonda di accordi in minore, particolarmente malinconici e quindi sottofondo adatto alle ultime parole del monologante.

5. Accennavo al reading al circolo Arci di CBH, ci sono novità quanto alla conferma di una riproposizione di un evento del genere per la promozione e la lettura de Il Giorno Della Iena?

Questo è da chiedere a Stefano. Sospetto che, ai tempi, fosse cosa molto più semplice e immediata mettere in piedi un tour promozionale.

Il Giorno Della Iena: il book trailer del romanzo di Stefano Lorefice



Sempre bello rovistare nella libreria di Ivo De Palma. Ed ecco che torna una vecchia conoscenza al giro di boa: Stefano Lorefice con la sua penna metropolitana e graffiante e a tratti ermetica e ma dolce.


Siamo al giro di boa, al primo romanzo, Il Giorno della Iena, pubblicato dopo sillogi poetiche e la raccolta di racconti Cosmo Blues Hotel. Oserei dire, gioiellini di culto nel panorama dalla piccola editoria.


Lungo il sodalizio De Palma – Lorefice, nato nel 2004 in un piccolo circolo Arci di Torino con Ivo alle prese con il reading abrasivo e graffiante del microuniverso della Milano marginal – metropolitana, che potete riscoprire qui. Poi il cambio di stile e la reunion sugli spoken words delle liriche di L’Esperienza Della Pioggia, la sua raccolta di versi ‘alpini e agresti’ lontano dalle logiche taglienti e sfuggenti che hanno caratterizzato la sua poetica in salsa blu di neon fin dai tempi di Prossima Fermata Nostalgiaplatz.



Oggi dunque è tempo di romanzo, Il Giorno della Iena (Ed Eumeswil, pag 192, € 15.00) in uscita in libreria in questi giorni. Strappo un commento a Stefano circa ‘l’umore del romanzo’: metropolitano come Cosmo Blues Hotel o addolcito come L’Esperienza della pioggia? Una sintesi fra le due cose: ‘Il mood di Cosmo intreccia la Iena, e pure il mood de "L'esperienza della pioggia" in alcune parti. In fondo entrambi quei libri erano e sono parte dello stesso sentiero, per certi aspetti battuto da venti freddi e non usuali. Il giorno della iena è l'evoluzione. La storia è stratificata, s'immerge a spirale nella vicenda. Fino al giorno della iena. ‘




Sibillino ed enigmatico. Qualche indiscrezione in più la offre la casa editrice Eumeswil, ecco (ad oggi) tutto quello che si sa sulla trama : uno scrittore di testi per emittenti radiofoniche che vive col fantasma di un partigiano fucilato con la passione per la raccolta differenziata, un killer sofisticato, uno studente di lettere no global che distribuisce volantini per una catena global, un rosticciere che vuole importare porchetta a Londra con un nonno “avanti”, un uomo-pillola ed una ragazza dark, un suicida per una ballerina di Pigalle, un cornuto per colpa del gommista, e quattro filosofi criminali con un tizio di nome Iena, s’incontrano, si scontrano ed in alcuni casi s’ignorano…



AGGIORNAMENTO: LA IENA E' qui




L’INTERVISTA AD IVO DE PALMA

Ivo, Stefano Lorefice aggiunge sempre colori al camaleonte quando è la tua voce a dare vita alle sue parole. Un mood alla De Palma tutto originale, quasi inedito, meno limpido e più denso. Tanta ispirazione. Spiegami questo feeling.



Credo che sia una questione di scrittura, che ispira parecchio per due motivi: da un lato è molto diretta, dall'altro sfugge, spiazza, perché sonda i margini della percezione... un po' come succede con la "visione eccentrica", cioè quando vedi meglio ai lati che non di fronte. Questo condiziona in senso favorevole anche l'interpretazione, che può sganciarsi dalle corde più convenzionali.


Questioni di linguaggi. Un conto è la recitazione di una poesia, un altro quello di un brano letterario, trovare un filo stringato e contestualizzato in un breve frammento. Come hai scelto il testo - citazione per questo booktrailer questa volta?


Preciso subito che non ho ancora letto il libro, né ho avuto anticipazioni da Stefano o dall'editore. Quella frase, così come l'immagine di copertina, sono semplicemente quelle che il marketing legato all'imminente uscita del libro ha finora divulgato. Ma dare un certo respiro a un breve frammento è, in fondo, parte del mio lavoro...


Voce e immagini, un corollario di gioco forza, effetti contrastanti. La tua voce ferma e riflessiva e il treno in corsa del veloce scorrere delle snapshot...


Il contrasto produce sempre effetti interessanti. Il veloce scorrere delle immagini tende a restituire il tipo di "visione marginale" di cui si parlava. Una vita vista con la coda dell'occhio, insomma! Ma in ciò che comunemente è trascurabile Stefano riesce a vedere, e a mettere a fuoco, la sostanza...


E in sottofondo un dark rock dei Katatonia...


E' una delle musiche consigliate per l'ascolto dallo stesso Stefano. Sapevo, quindi, di fargli cosa gradita inserendola in sottofondo al booktrailer. L'ho trovata particolarmente indicata al taglio serrato di montaggio che avevo in mente. L'ho riassemblata nelle parti, solo musicali, più interessanti, accorciandola fino alla lunghezza più indicata per il promo, perché facesse da sottofondo al parlato. Ma senza attenuarla troppo, in modo che il suo rapporto con il susseguirsi delle snapshot fosse chiaro.

Ai tempi del libro di racconti Cosmo Blues Hotel (Edizioni Clandestine, 2004) hai avuto modo di approcciarti per la prima volta ad una lettura recitata di Stefano Lorefice in un piccolo Circolo Arci di Torino. E' un'esperienza che si ripeterà in occasione di questo nuovo libro?

E' probabile, specie se la promozione toccherà i miei lidi.

Ivo De Palma e gli spoken words di L'esperienza della Pioggia di Stefano Lorefice








Dopo i reading su Erri De Luca, le incursioni su You Tube del noto doppiatore Ivo De Palma continuano sotto il segno degli Spoken Words:la sua recitazione in libertà da ogni personaggio, il suo lavoro secondo se stesso senza incasellamenti,quando il mondo di fuori può aspettare. Questa volta è un sondino nel panorama del sottobosco della letteratura indipendente a fare da protagonista a una recitazione in versi molto particolare.

Benvenuti nel mondo di Stefano Lorefice (ne avrà memoria chi già qualche anno fa leggeva i miei post sul blog http://www.spaghidautore.splinder.com/), nato sotto il segno dei più milanesi nomadismi metropolitani con le poesie di Prossima Fermata Nostalgiaplatz e Budapest Swing Lovers, Ivo De Palma mette in luce il suo lato più recente e maturo: la crescita e la maturazione di questo poeta nel tratto evolutivo dalla salsa al neon alla riscoperta dei valori delle origini racchiusi nella raccolta L’Esperienza Della Pioggia da cui nascono i tre video che vado a presentarvi.

Come nasce questo connubio? - Ho conosciuto Stefano anni fa, leggendo dal vivo alcuni suoi brani tratti da Cosmo Blues Hotel.- racconta Ivo De Palma - Arrivai nel localino (un circolo Arci) in cui i gestori mi avevano chiamato per leggere alcuni suoi brani, presentati da una giovane giornalista che teneva lì anche un corso di scrittura creativa. Arrivai con un minimo di impianto audio che mi ero portato, e un solerte giovanotto si offrì di darmi una mano a trasportarli di sopra, dove si sarebbe tenuto il reading. Quasi "en passant" mi disse: "sono l'autore". Ecco, lo conobbi così. Apprezzò molto la mia lettura, cui seguì anche uno dei miei progettini, allora solo audio (Youtube non c'era ancora), che collocai sul mio sito e che lui veicolò dappertutto attraverso il suo blog. Ma quella era prosa.

E qui Stefano Lorefice aggiunge: - Un'amica comune che gestisce un locale a Torino dove si tengono dei reading, dopo aver letto Cosmo, mi propose di farlo avere ad Ivo...sai mai...e infatti il libro lo colpì; al punto che accettò di buon grado di leggerne alcune parti in pubblico...
Beh, l'ho aiutato a portate l'amplificazione al piano di sopra, nel mentre gli ho detto che ero io quel tipo di cui leggeva parti del libro(era la prima presentazione di Cosmo Blues Hotel). Ovviamente, io sapevo già chi fosse, ma era la conoscenza della voce che ti si stampa in testa perché l'ascolti alla televisione. Mi ha molto colpito il suo modo di leggere le mie cose, e da lì non ci siamo più persi di vista, ed infatti poi sono nati alcuni progetti...alcuni realizzati (i video disponibili in rete) ed altri...si vedrà. Persona rara, e di valore; sia artistico che umano, e non è poco.
Nel tempo la mia scrittura è avanzata ed il suo modo di interpretarla è avanzato di conseguenza e per necessità. C'è stima reciproca, e sincera. Sono percorsi umani che arricchiscono e danno la misura del valore di certe scambi artistici e di certe amicizie.

Ma se quella di Cosmo Blue Hotel era una raccolta di racconti, di prosa, il verso poetico di Lorefice è sempre stato caratterizzato da un tratto non convenzionale. Dai metrò alla “logica del sedimento” del ritorno alle origini, il suo verso si ermetico e complesso: senza punteggiatura (apparente), ermetismo, nessun titolo. Graffiante e complesso per una recitazione ad alta voce, Ivo De Palma, ne crea prima in “La pioggia e altre esperienze…”, un viatico trasversale, per un’impostazione cangiante:ora sarcastica, ora dolce e cadenzata come una lettera progressivo pensare a voce alta fino ad esplodere in un magmatico tepore violento e sconsacrato,una tempesta che poi ritrova calma, un nastro tutto da scoprire. Un ésprit cangiante per antonomasia, un cromatismo variopinto. Un verso, una recitazione cantata che è come lo spartito di una fuga… E in fatto di sonorità, alla colonna sonora si riconferma come nello spoken su Erri De Luca, il progetto GianVigo firmato dal giovane polistrumentista Giampiero Timbro sulle note delle sue suite strumentali elettriche e pianistiche racchiuse in Absinth Piano E-Bow, un universo da concept metafisico che per Ivo è una piacevole conferma d’ispirazione. E Giampiero dichiara: - credo che Ivo riesce bene a coordinare le emozioni che trasmettiamo e ad esprimerle. Gli ho girato qualche nuova composizione, ma nulla di ufficiale, ora sto pensando a sistemare il materiale che vorrei registrare in studio e che poi proporrò a qualche etichetta indie che crederà nel progetto.

Altro effetto suggestivo è la scelta delle immagini, in realtà si tratta di fotografie scattate da Stefano Lorefice: - il mio progetto fotografico si muove su più fronti, al momento sto preparando delle immagini da proiettare durante i miei reading, immagini che hanno un legame, anche solo epidermico, con quanto scrivo e con il mood del mio modo di leggere. Il titolo di questo progetto è "Mantras". Una volta ultimato questo progetto, farò letture un po' ovunque nello stivale. L'idea è quella di unire visività, parole e suoni. Le parole saranno prese da "L'esperienza della pioggia" (in ristampa in questi giorni) e dai nuovi testi inediti, alcuni dei quali interpretati da Ivo nei due video.

In quanto a drammaturgia, nel secondo video Suburban Prayer raffiora una vesta da “memoria del sottosuolo” oscura e illuminante, come una falena contro la luce in cerca d’amore. Più cupa, più intensa, miscelata con un un nuovo ulteriore elemento: i frame video loop di Vj Kar dal mood fluorescente. Straordinariamente differente dal primo video considerando che entrambi hanno come matrice lo stesso libro. Versi poetici interpretati in una miscellanea patchwork di suggestioni.

E se Surbuban Prayer è l'anoima fosca e ombrosa di questo reading, la dolcezza più profonda emerce nell'ultimo tributo, Remainders (reminders) Of... Love..., una velata e tenerissima dichiarazione d'amore sulle immagini del book di Giuliana Mendez.

Insomma, un De Palma dai mille volti in un tempo ristretto e un nome da scoprire per chi non l’ha già fatto quello di Lorefice. Ma approfondiamo ancora di più questo progetto attraverso l’intervista a Ivo,ideatore di questo simposio artistico:

1. Come mi hai già dichiarato, il tuo primo incontro con Stefano Lorefice è stata un reading en passant di Cosmo Blues Hotel. Eppure una qualche aurea particolare ti ha colpito, cosa ti ha spinto di nuovo sulle sue tracce per affrontare L’Esperienza Della Pioggia?


Io e Stefano non ci siamo mai persi di vista, da allora. Avevamo anzi progettato uno spoken words itinerante, basato naturalmente sui suoi testi, che poi, causa problemi miei personali, non fu possibile concretizzare. Nel frattempo, la sua vena compositiva maturava, fino a tornare a piegare la sua voce, e di conseguenza anche la mia, ad una qualche forma di metro, molto libero nella scansione, ma indubbiamente più denso quanto a spessore: il famoso “significato che sta nell’accumulo”, citato dallo stesso Stefano in un suo passaggio. Da un lato mi ha complicato la vita, perché il rigore secco del verso poetico è infinitamente più difficile da interpretare, rispetto al realismo linguisticamente vario e sovrabbondante della prosa. Dall’altro, me l’ha semplificata, perché l’universo espressivo dei giovani e/o giovanissimi metropolitani comincia a farsi un po’ distante dalla mia sensibilità di ragazzo del ’62... Mi ero divertito un sacco a interpretare dal vivo quei passi di Cosmo Blues Hotel, ma già allora mi faceva un po’ specie dar voce ai 20/25enni... diciamo che mi trovo più a mio agio dai 30/35 in su! Oppure, decisamente sul verso poetico di Stefano, che ha spessore e valenze più generali, quindi è, per così dire, senza età.


2. La poesia ai tempi di Lorefice: nessun titolo, nessuna lettera maiuscola, qualche scarna virgola…questa la “scenografia-madre”.Per te, L’Esperienza Della Pioggia, la sua terza raccolta poetica, è stata la prima esperienza con la sua scrittura in versi. Come ti ha lasciato inquadrare e incanalare l’impronta ritmica della tua impostazione recitativa?


Come detto, non è stato un approccio facile. Un conto è la lettura mentale, l’analisi del testo da un punto di vista eminentemente strutturale. Da questo punto di vista la ricerca di Stefano è chiara e, mi sembra, decisamente pregevole nei suoi esiti. Tutto un altro conto è mettere i versi alla prova della scansione ad alta voce, procedura che ritengo auspicabile non solo per ovvi motivi professionali, ma anche perché la voce è stata per secoli il principale strumento di trasmissione di intrattenimento e cultura (la seconda, spesso, con la scusa del primo...), rimpiazzando talvolta più che egregiamente la scrittura, che non tutti (per non dire quasi nessuno), tra gli antichi fruitori, avrebbero potuto leggere. La battaglia che ingaggio coi versi di Stefano sta nel tentativo di assecondarne l’essenzialità senza rinunciare a un certo trasporto interpretativo. Stefano scrive in modo diverso da come io usualmente recito, ma dal momento che il mio intervento arriva dopo, è chiaro che sta a me trovare la giusta quadratura.


3. Approfondiamo il tuo aspetto recitativo. E’ vero che il libro crea un climax dalla città al ritorno al locus amoenus della natura e degli affetti, ma tu ne crei un patchwork più complesso. “La Pioggia E Altre Esperienze…”, mi appare come una missiva in corso di scrittura. La tua impronta ora sarcastica, poi quasi dal volto del nemico, poi riflessivo, lineare, dolce. Il tutto complice anche di un tuo viaggio trasversale tra vari momenti di queste pagine del libro. Spiegami meglio tutta questa architettura vocale e dello script che ti sei prefisso.


Si parte da uno dei momenti più belli e interessanti della poetica di uno scrittore: quello in cui decide di dare le coordinate entro cui si muove, di spiegare, in buona sostanza, perché fa poesia, come gli viene questa urgenza e magari anche in che modo, materialmente, la soddisfa. Il resto, nel breve spazio concesso da un progetto del genere, vorrebbe condensare alcuni dei temi ricorrenti nella produzione di Stefano: il rapporto con la strada, e con i personaggi e le situazioni che la popolano, e una certa visione, tutt’altro che ottimistica, della deriva totale nella quale siamo impegolati, e di cui prima o poi si dovrà rendere conto, almeno moralmente, alle generazioni che verranno. In ultimo, ciò che hai definito il “locus amoenus” della natura e degli affetti. Non proprio un “lieto fine” consolatorio, che non è nelle corde di Stefano, ma una sorta di recupero di concretezza e di senso di cui ognuno di noi ha estremo bisogno.


4. Una sottolineatura ulteriore, non trascurabile, molto tua. Hai inserito quasi a metà, quell’inserto della tua voce a mo’ di telegiornale. Parli di una donna stuprata sotto la pioggia. A seguire il flusso delle parole sembra una sorta di interiorizzazione della colpa, come se impersonassi la maschera del personaggio del carnefice.Spiegami.


La maschera del carnefice l’ho fatta impersonare allo stesso Stefano. In quella sequenza visiva, piuttosto convulsa, appare per ben tre volte un occhio inquietante, di un volto che vediamo solo per metà, quasi nascosto dietro uno stipite e che sembra osservare furtivamente la donna che appare nelle immagini, prima di assalirla. Quella è una delle fotografie più raggelanti di Stefano (che a quanto mi risulta è buono come il pane, sia ben chiaro!). La mia voce, corretta in mix come se provenisse da un radiogiornale, parla della vicenda in modo abbastanza distaccato, dandola quasi per scontata, e riferendo di commenti che vertono su quanto sia immorale una violenza carnale sotto la pioggia, come se in altre circostanze non lo fosse altrettanto. Insomma, uno spaccato di quanto abbiamo ormai fatto l’abitudine anche al peggio.


5. A Suburban Prayer, per quanto mi sembra è nata all’improvviso. In maniera lampante. Il mood è strettamente gotico, così diverso dal precedente.Trattandosi di un progetto tratto dalla stessa raccolta poetica, come nasce questa doppia anima?

L’anima “gotica” di questa appendice è stata influenzata principalmente dalla trascinante colonna sonora di Giampiero. Fino a questo momento avevo utilizzato i suoi brani più tranquilli, cioè più congeniali a fare da sottofondo alla recitazione vocale. Questo brano, invece, non ne voleva sapere di restare “sotto”, ma pretendeva con prepotenza di imporsi sull’evento. Questo ha determinato anche la scelta di immagini meno statiche, e di un montaggio più serrato. Quanto ai testi, sono tornato alla strada, ai viali, ai sobborghi e ai sotterranei spesso cantati da Stefano, ma serviva un’idea più perentoria per poterli stendere su un sottofondo così incalzante. Da qui, il taglio declamatorio a mo’ di “preghiera suburbana” (più che “gotica”, decisamente “infernale” direi...), anche qui con l’auspicio finale in una sorta di ruolo salvifico della poesia (purché legata alla vita vera) e dell’innocenza ritrovata (“amore è sapere arrossire...”).


6. Come dire? Parlando di Remainders (Reminders) Of...Love...,questa chimica, questa rimanenza del cuore, sembra celare un sentimento tanto coinvolto ed indizzato.Non è forse vero? con Giuliana c'è del tenero...


Non ti sbagli...Trovo che dire a una donna che è unica con le parole di Stefano, così apparentemente minimali e "low profile", sia molto bello.E il brano di Giampiero, di recentissima composizione, era davvero l'ideale. Le parole, apparentemente, minimizzano. La musica invece, un po' "lisergica", trasfigura. E la voce è lì in mezzo, a fare, come al solito, da sponda...


7. Al trittico De Palma – Lorefice – Timbro, qui si aggiunge una new entry, si aggiunge Vj Kar che firma i video loop. Com’è nata questa idea?

Cercavo immagini in movimento, possibilmente sotterranee, tipo metropolitana. E ho lanciato una ricerca. Sono arrivato al sito di questo interessantissimo videoartista catanese, che rende disponibili gratuitamente, per il download, alcuni suoi “video loop”, accontentandosi di essere citato tra le fonti, cosa che non ho avuto alcun problema a fare. Ho trovato i suoi materiali molto pertinenti per il progetto.


8. Parlando in generale, Stefano Lorefice è un valido esponente di quel macro mondo italiano della piccola editoria. Tu come giudichi questo settore?


Un serbatoio di novità potenzialmente interessantissimo, purtroppo penalizzato sia in fase promozionale (la tiratura per titolo è la metà di quella media delle grosse case editrici, e d’altronde se nessuno richiede il libro non può essere che così), sia in fase distributiva (rotazione a magazzino e presenza sul punto vendita molto basse). Un circolo vizioso che allontana gli investimenti sui progetti editoriali alternativi. Ma mi rendo conto che non dico nulla di nuovo, né per questo, né per altri settori...


9. Dopo l’editoria indipendente, parliamo anche della musica underground. Continui ancora la tua esperienza di questi tuoi video-reading su You Tube accompagnato dalle musiche di Giampiero Timbro. Una piacevole conferma insomma?


Sì. ho già chiesto a Giampiero ulteriori composizioni, quindi prima o poi mi rifarò vivo con qualcos’altro. Colgo l’occasione per ringraziare Stefano e Giampiero per la disponibilità dei loro materiali, davvero preziosa per questi piccoli eventi.


10. L’idea di queste tue brevi incursioni recitative in formato You Tube si è rivelato come una piccola miniera artistica. Che sensazioni ne trai da questa esperienza artistica, fuori le righe, non commerciale, tutta tua? Continuerai?


Certamente, anche se mai con la frequenza che vorrei. Ma ritengo esperienze del genere come vero e proprio ossigeno per la mia mente, quindi cercherò, tra un impegno e l’altro, di non farmele mai mancare. Le considero un lusso che talvolta posso permettermi. Potessi anche viverci, sarebbe davvero fantastico!!

LINK


.: IVO DE PALMA

sito ufficiale: www.ivodepalma.it

il canale su You Tube

Valore: Lo spoken word su Erri De Luca


.: STEFANO LOREFICE

blog ufficiale: www.cbh.splinder.com

Il progetto Mantras su Flickr

Cosmo Blues Hotel: recensione e intervista a Stefano Lorefice

L'Esperienza Della Pioggia: recensione e intervista a Stefano Lorefice


.: GIAMPIERO TIMBRO

sito ufficiale: http://www.gianvigo.it/

Absinth Piano E-Bow: recensione e intervista sul progetto GianVigo


.: VJ KAR

My Space: http://www.myspace.com/vjkar