That Kind Of Love : Stefano Lorefice al passato remoto




Ormai lo avete capito, la voce di Ivo De Palma e le mille metamorfosi del linguaggio di Stefano Lorefice. Quindi è forse arrivato il momento che anche voi cominciate a conoscere questi testi da vicino, da dove cominciare? Beh, forse dalla pista di oggi vi darà una mano in questo direzione.


La scelta di quest’ultimo spoken word è un po’ un colpo di sorpresa, si tratta di una poesia, That Kind Of Love, risalente alla prima silloge di versi Prossima Fermata Nostalgiaplatz (Clinamen, 2002).


Libro che fu un esordio fulminante con una ricerca ermetica tagliente, didascalica, succinta all’essenziale, poche righe, ma concetti iridescenti e senzati. Una decostruzione estrema a cui poi è seguita una lenta fioritura e linearità scandita da Budapest Swing Lovers e L'Esperienza Della Pioggia.


Un ermetismo tagliente e solitario all'epoca che qui Ivo rende più caldo e riscritto nella sottotrama del visual effect della modernità liquida di corpi fluidi e metrò, viaggi e manopole firmato da VjKar, un viaggio di videoarte suggestiva sempre in una chiave di rilettura personale che fa da cornice ad una narrazione da 'slow reading' capace di rendere meno ermetica la ricerca di una lirica a bruciapelo e con tanto di impatto didascali di sottotitoli in inglese dal valore estetico: una formattazione dall'impatto bombato e variopinto ben integrato all'interno del quadro d'immagine.


Esperienza curiosa ne è tutto il contesto: arrivare alla lettura di Prossima Fermata Nostalgiaplatz dopo aver letto gli scritti più recenti, per me che ho seguito questa evoluzione letteraria fin dagli esordi è come assistere ad un Bolero al contrario, quello che ha percorso Ivo in un andirivieni temporale cominciato da Cosmo Blues Hotel, approdato all'ultimo Il Giorno della Iena e balzato indietro nel tempo.


Quello che segue in quest'intervista è il tentativo di riscoprirne questo viaggio atipico,all'indietro, dalla maturità agli esordi.


L'INTERVISTA


1. Non solo un nuovo Lorefice, ma addirittura un salto nel passato remoto. Hai ripescato questi versi dalla sua prima raccolta di poesie Prossima Fermata Nostalgiaplatz. Una scelta coraggiosa per certi versi, con quella scrittura potente e minimalista oggi meno evidente. Come ti è venuta questa idea?


La scrittura minimalista di Stefano mi ha sempre intrigato, anche perché spesso è confezionata con brani di parlato molto semplice, quindi li sento, e penso li senta chiunque, molto immediati. E' certo evidente, da parte dell'autore, il tentativo (riuscito) di accostarli in modo non banale, e questa disposizione ne è in un certo senso il valore aggiunto, la regia di Stefano sui suoi frammenti.

Poi, devo dire che stavolta un input è arrivato involontariamente anche da te, allorché a proposito del video precedente avevi parlato di un sottofondo musicale un po' freddo. Visto che quello non lo trovavo propriamente tale, ho però raccolto la sfida, e per "Quell'amore...", anziché optare per un sottofondo convenzionalmente rarefatto, che avrebbe certo fatto la sua figura ma sarebbe stato una scelta un po' scontata, sono andato a cercarmi qualcosa di dichiaratamente elettronico, quindi certamente e insindacabilmente freddo. E devo dire che l'esperimento mi soddisfa, giacché proprio il contrasto tra sottofondo da un lato, e argomento e trattamento vocale dall'altro, mi pare ponga decisamente in risalto il contenuto.

2. Hai percorso la lettura di Stefano in un viaggio all’indietro, prima Cosmo Blues Hotel poi le poesie mature de L’Esperienza Della Pioggia e Il Giorno Della Iena. Tornare a Nostalgiaplatz è un ‘viaggio del togliere’. Che sensazione ti ha dato questo esordio fatto di ricerca del minimalismo tra ermetismo spinto e non punteggiatura?

Esattamente le sensazioni che ho appena descritto, e che mi hanno spinto a questa proposta. Trovo singolare che in questo caso l'arte del togliere riguardi più gli esordi che gli sviluppi maturi, giacché in molte altre arti (recitazione sicuramente) si impara a togliere, a cogliere e a trasmettere l'essenziale, un po' più in là con gli anni (anagrafici e artistici). Ma proprio per questo, come ho già avuto modo di dirti, sono piuttosto curioso dei prossimi sviluppi.


3. Effetto lo fi, monopole e metafora del viaggio. Il video loop di questo spoken words è firmato da Vj Kar, ormai nota firma nelle tue scorribande. Com’è nato il concept? E’ il video adattato al testo o il contrario?

Mah, in genere un video nasce sempre dall'audio, che quindi non va mai considerato il parente povero delle immagini, ma anzi l'elemento che, sommato in maniera efficace alle immagini, ne amplifica l'efficacia non in modo aritmetico, ma esponenziale. Mi serviva qualcosa che assecondasse la musica, più che le parole. In modo tale che i concetti espressi, e l'idea di amore che se ne trae, fossero collocati nella nostra realtà un po' frenetica, in cui si tende a perdere il senso di molte cose, e da cui il contatto e la complicità totale con chi amiamo sono beni da difendere assolutamente. I video loop di vj-kar erano l'ideale.

4. Un surplus, stavolta. I sottotitoli in inglese, nulla da dibattere sulla traduzione mantenuta fedele all’italiano, ma è una scelta curiosa, come mai?

Dal punto di vista delle immagini, sono un elemento grafico in più, che danza sulla musica insieme a tutto il resto. Stefano ha apprezzato molto che fossero in inglese trovando che, per così dire, "diffondessero il verbo" anche al di fuori della sensibilità degli italofoni. A me piaceva l'idea di dare comunque un input in più, specie a chi conosce l'inglese. La traduzione è complessivamente fedele ma rende alcuni concetti diversamente, quindi in certo modo arricchisce, quasi interattivamente, il testo.

5. Voce calda, atmosfera fluida. C’è in un certo senso uno stile che cerca di rallentarne il taglio ermetico e renderlo più denso, vero?

Sostanzialmente sì. Quando Stefano legge in pubblico se stesso è molto più secco ed essenziale. Io lavoro sui suoi materiali in modo un po' diverso, come è giusto e comprensibile che sia. Altre riflessioni su questo argomento sono nell'intervista in occasione della scorribanda precedente,
cui vi rimando.

6. Stefano Lorefice e l’amore del pressappoco, l’amore relativo, è un’affinità elettiva ormai questo suo modo di scrivere e la tua voce. Dovessi scegliere, tu che lo hai sviscerato abbastanza, qual è il suo libro che ti ha soddisfatto maggiormente?

Resto molto legato a Cosmo Blues Hotel per due motivi. E' il libro che mi ha fatto conoscere (in senso letterario e personale) Stefano, ed è il primo suo testo che ho proposto come spoken words, anche se all'epoca non c'era youtube e quindi ne allestii una versione unicamente audio, che poi Stefano, tempo dopo, pubblicò su youtube con un'immagine fissa. Poi, pur nella tecnica ancora da raffinare e che trova nel suo ultimo lavoro, "Il giorno della iena", il degno compimento, Cosmo Blues hotel contiene alcuni "tipi umani" veramente deliziosi, che si prestano particolarmente ad essere scelti per una lettura pubblica, come infatti fu.


Je t'ai dans la peau: Il reading de Il Giorno Della Iena




Stefano Lorefice… again.

C’è spoken word e spoken word. Il trailer da promo commerciale e l’arte del reading.

Stavolta si tratta di una dimensione pienamente suggestiva della recitazione immersa nella sua ambientazione.

Ed ecco dunque che dopo
il book trailer de Il Giorno Della Iena è tempo di sfogliarne le pagine con la voce. Come anni fa fece per il reading di CosmoBlues Hotel, Ivo De Palma tinge la sua voce di un tono ora sporco, materico, ora sussurrato in una delle sue performance più riuscite, in un connubio con la prosa di questo autore che ne rende uno stile di Ivo quasi inedito.

Libro di frames e decostruzione quello di Stefano Lorefice, Ivo ne sceglie il personaggio del suicida innamorato della ballerina di Pigalle: una libera trasposizione in formato di monologo sul filo del telefono, una meditazione delay sul disincanto di un amore che finisce nel sarcasmo del dolore del ‘ ridere che precede lo schianto’ ed annessa filosofia tra un effetto slow di parole, musica ed immagine d’avant arrière penser.

Consiglio anche: il reading di Cosmo Blues Hotel:






INTERVISTA

1. E così anche tu hai scoperto le pagine della ‘Iena’, alla luce dei tuoi reading hai conosciuto i passi fondamentali che Stefano ha percorso per arrivare a questo romanzo di decostruzione, non convenzionale: conosci sia la raccolta di racconti Cosmo Blues Hotel che la sua ultima raccolta di poesie L’Esperienza Della Pioggia da cui nasce la sintesi di questo nuovo libro. Dammi un giudizio su questo suo esordio come romanziere tanto per cominciare…

Mah, la struttura mi sembra piuttosto simile a quella di Cosmo Blues Hotel, anche se qui abbiamo un gioco meno immediato e un conseguente maggior approfondimento dello spessore dei personaggi. Direi che gli step che hai citato, passando attraverso il rigore del metro poetico, evidenziano una certa maturazione di stile. "Affino la tecnica" ebbe a dirmi poco dopo l'uscita del libro, quando ne parlammo. Il che fa presagire ulteriori, sicuramente interessantissimi, sviluppi.

2. Veniamo al tuo video. Questione di reading, hai avuto modo, anni fa di leggere in un circolo Arci di Torino gli stalci di Cosmo Blues Hotel, oggi ti ritrovi a contatto con un altro suo modo di fare prosa. Il tono della tua vocalità a contatto con questa situazione differisce dallo stile che abitualmente ti caratterizza. Scelta di stile? E quanto alla prosa? Cambia il grado di difficoltà della recitazione o è una questione di inquadratura differente?

Beh, in autori come Stefano, capaci di rapide ed espressive pennellate, frammenti di prosa possono acquistare la stringatezza, e di conseguenza la forza e l'intensità, del verso poetico moderno, quindi non c'è poi tutta questa differenza, da parte dell'interprete. Se poi consideri che spesso la voce semplifica il verso poetico, e viceversa dona spessore al brano di prosa, capisci bene che il risultato vocale tende sempre a una via di mezzo, che in genere il pubblico (destinatario non necessario in sede di scrittura ma indispensabile in sede di marketing...) apprezza.

No, qui la cosa diversa dal solito è che il brano non è semplicemente "letto" o "recitato", ma letteralmente messo in scena. Lo si evince da alcuni suoni accessori, come la cornetta del telefono e il tut-tut finale della linea. Quindi alla voce è stato aggiunto un lieve riverbero d'ambiente, come se ascoltassimo qualcuno parlare all'interno di una stanza. in più, trattandosi di un dialogo telefonico (mia licenza artistica, ché nel libro i due sono compresenti nello stesso luogo) presumibilmente avvenuto nottetempo o quasi, la voce è volutamente rilassata, un po' sporca, minimale.

3. Eppure ci sono alcuni passaggi, un po’ come questo, liberamente tratto dalla storia dell’uomo suicida e la ballerina di Pigalle, che hanno un che di poema in prosa. Il Giorno Della Iena è un libro pieno di personaggi e di situazioni a limite tra lirica e narrazione. Come mai ti ha colpito in particolare questo personaggio?

Perché ci offre una sorta di monologo interiore, anche se in presenza di un interlocutore, che io ho voluto al telefono per omaggiare, nel mio piccolo infinitesimo, "la voce umana" di Cocteau. E perché è abbastanza staccato dal resto, quindi per la comprensione di quanto accade non è indispensabile conoscere altri particolari.

4. Uniquetune alle note e luci fredde al sound effect. Elogio dell’elettronica fredda e delle luci al neon… raccontami l’impostazione di questo ‘periodo blu’…

E' davvero strano che tu abbia notato freddezza dove io ho notato un certo calore, vagamente (ma neanche tanto) jazzato. Sicuramente, il brano abbonda di accordi in minore, particolarmente malinconici e quindi sottofondo adatto alle ultime parole del monologante.

5. Accennavo al reading al circolo Arci di CBH, ci sono novità quanto alla conferma di una riproposizione di un evento del genere per la promozione e la lettura de Il Giorno Della Iena?

Questo è da chiedere a Stefano. Sospetto che, ai tempi, fosse cosa molto più semplice e immediata mettere in piedi un tour promozionale.