Mattia Apuleo: quando nasce un cortometraggio




S’intitola L’Ultima Opera, ma curiosamente siamo al principio, è il cortometraggio d’esordio di Mattia Puleo scritto in collaborazione con Angelo Calarco.

Mattia è quello che si dice un giovane dalle idee chiare. Porta in scena un corto che stilisticamente ha un grande ritmo tra il tragico e il sarcasticamente commediante: figlia disperata e nipoti in cerca di eredità orbitano intorno al feretro del compianto defunto. Una “situation” che ricorda il surrealismo di Kusturiça. Dove andrà a finire il rullo compressore di questo corto? A voi scoprirlo.

Intanto Mattia,22 anni, fresco di una scuola cinematografica torinese, concorre con L’Ultima Opera alla selezione per l’ammissione al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.

Intanto, un gran bello spunto sul tema di questo corto, ce lo da Ivo De Palma, che, con i suoi assodati ferri del mestiere, conosce i mille volti del lato tecnico di questo mondo. Ne approfittiamo per una conversazione – lezione su come si fa per creare un trailer, come quello messo a punto per Mattia a cui va un caro in bocca al lupo.

1.Domanda meramente tecnica sul “mini contro micro”. Un corto che si rispetti è già di per sé un compressore di idee in una pillola creativa. Come si fa a crearne addirittura un trailer riassuntivo ma senza spoiler che faccia breccia senza nulla togliere al senso inedito del film?E su Mattia, cosa ti ha colpito del suo senso artistico per farne oggetto di una tua "scorribanda"?


(Ivo De Palma)

ivo


Nella presentazione del trailer ho indicato ciò che, secondo me, depone a favore di Mattia, Idee chiare, basi tecniche approfondite e ferrea volontà di lavorare fin da subito con troupe, cast e post-produzione di qualità professionale, ecco che cosa mi ha colpito del progetto. E' sicuramente stata un'esperienza che Mattia ha vissuto entusiasticamente, tanto da confidarmi, poco prima del doppiaggio, che in quei tre giorni di ripresa ha davvero capito che cosa vuol fare nella vita.
La mia scorribanda prosegue il filone trailer, che devo dire mi piace molto, anche perché come al solito li concepisco e realizzo interamente, dal testo alla registrazione della voce, alla selezione, elaborazione e montaggio dei materiali video tratti dal film.
Realizzare un trailer, come d''altronde un book-trailer, significa raccontare quella storia in altro modo, molto più sintetico. significa andare al cuore della trama, ed estrapolarne pochi tratti distintivi, meglio se contrastanti. Considerando che ogni storia degna di essere raccontata vive su un problema da risolvere o su due posizioni che giungono allo scontro, chi confeziona il trailer deve saper cogliere e isolare tali elementi proponendoli in modo accattivante. Ovviamente, è fondamentale non fare spoiler, cioè non rivelare il finale e nel caso di un corto è effettivamente ancora più difficile.

2. Tu che di lavoro d'équipe ne sai qualcosa,questo è un quid che rientra nel realismo lavorativo di un mestiere che vuole intraprendere Mattia. Quindi ci vuole tecnica ma anche quella disponibilità umana, quella pazienza al lavoro di gruppo, questo detto in soldoni, puoi spiegarmi più dettagliatamente?

Il lavoro di gruppo, un po' in tutti gli ambiti e quindi anche su un set cinetelevisivo, è condizionato, nel bene e nel male, dalle dinamiche collettive. Il "capobranco" deve essere riconoscibile, indipendentemente dal fatto che sia alle prime armi. E' il punto di riferimento che deve poter godere, mantenendola per tutto il corso delle riprese, della fiducia e della massima collaborazione di troupe e cast. Deve essere sicuro di poter avere l'ultima parola, anche quando discute una determinata scelta con un professionista magari più navigato, ma che in quell'occasione non ha funzioni di responsabilità. Il set è come un cantiere in miniatura, a meno che non tu stia girando Ben Hur, allora è anche più grosso!! Il regista, nel caso di produzioni low budget come questa, non dispone di una pletora di assistenti. Sono indicativi i nomignoli con cui il gergo cinetelevisivo angloamericano designa, per esempio, i trovarobe, cioè "runner", o gli assistenti specializzati, che in un film importante possono essere anche decine, cioè i "best boy". Sono, in tutto e per tutto, dei "problem solver", e quando mancano per motivi di budget, il povero regista deve saperne farne le veci. Troupe e cast artistico si fidano di chi ha le idee chiare, ancorchè eventualmente discutibili, quindi guai a dare l'impressione di andare, come si suol dire, "a muzzo". La pazienza e una certa propensione al sacrificio sono altre doti che il cinema, specie agli inizi, richiede e in ogni caso affina in chi lo coltiva. Già solo impiegare tre giorni per fare l'upload del tuo corto sui server intasati di un'istituzione che lo ha richiesto può essere parecchio snervante, figuriamoci tutte le varie ed eventuali rogne che possono capitare prima, durante e dopo le riprese!

3.Riguardo all'aspetto recitativo, ma più diffusamente, diciamo così, "anti-spoiler" per un trailer come questo, come si combina la scelta dello stile vocale e del registro linguistico?

Bisogna imbroccare il testo giusto, perché è la sua tessitura che dà allo speaker le coordinate vocali per interpretarlo. Altra cosa importante è la musica, che oltretutto scandisce il montaggio e sicuramente mette lo speaker nel "mood" giusto. Ma, naturalmente, occorre una tecnica vocale in grado di lavorare sulle minime sfumature, e di aderire a un preciso standard, artistico e commerciale insieme.

4. E da osservatore attento e privilegiato in quanto vicino al tuo settore lavorativo, che te ne pare della scena italiana del corto così pregnante ma ancora scevro di canalizzazioni in luce al grande pubblico, salvo, a dirla tutta, quella perla bianca di Corto 5 di qualche anno fa?


Così come a teatro il vero problema è portare la gente in sala, indipendentemente dalla qualità dello spettacolo (e infatti hai spettacoli bellissimi visti da quattro gatti, e cose assolutamente mediocri che fanno il tutto esaurito...), in ambito cinetelevisivo il vero problema è veicolare il tuo materiale al di là dei festival (molti dei quali non lo accettano più se già visto altrove). Rispetto ai miei tempi, ora c'è l'opzione internet, che probabilmente dovrebbe essere sfruttata un po' di più, visto che le emittenti televisive sono così avare di spazi. Ma forse su questo lo stesso Mattia potrà essere più esauriente...

www.ivodepalma.it

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