Un piccolo promemoria: manca poco alla lezione – dimostrazione di doppiaggio del 19 settembre di Ivo al Cavacon di Cava de’ Tirreni. (I dettagli sull’evento Facebook)
Nell’attesa vi ricordo che nell'ambito del Cavacon Ivo sarà anche in conferenza stampa sabato 18 settembre alle 12,00 insieme ai doppiatori Emanuela Pacotto e Flavio Aquilone.
Qui trovate il programma completo della manifestazione, l'appuntamento è nell'area mercatale della città.
Venerdì 17 settembre 2010
10.00 Apertura stands – taglio del nastro, con la presenza del sindaco Marco Galdi e dell’assessore alla cultura Carmine Adinolfi 11.00 Spettacolo di intrattenimento e magia 16.00 Cerimonia del tè dimostrata dalla LAILAC 17.00-19.00 Contest musicale “Cover Toon” presieduto da Giorgio Vanni 19.30 Inizio spettacolo serale – esibizione band The Crowley 21.00 Chiusura
Sabato 18 settembre 2010
10.00 Apertura 11.00 Karaoke & intrattenimento 12.00 Conferenza stampa con Emanuela Pacotto, Ivo de Palma e Flavio Aquilone 14.00 Iscrizione gara cosplay 15.00 Sfilata/gara cosplay "Tema Visual & Gothic Style" 17.00 Vestizione kimono dimostrata dalla LAILAC 18.00 Spettacolo Revolution (Visual Kei) 18.30 Spettacolo musicale e giochi a premi con Emanuela Pacotto 20.30 Giorgio Vanni Live
Domenica 19 settembre 2010
10.00 Apertura 11.00 Dimostrazione doppiaggio di Ivo De Palma 12.00 Conferenza stampa con Willwoosh e Giorgia Vecchini 13.00 Giochi da parte dello staff 15.00 Apertura iscrizioni gara cosplay 16.15 Cavacon Comics & Games Cosplay Contest 19.00Live Anime CTM 23.15 Saluti da parte dell'organizzazione.
Per chi si fosse perso gli eventi passati vi segnalo il video della puntata de L’arte di campar con l’arte della Festa Democratica di Torino con Ivo ospite in studio con Charlie Gnocchi :
Ed infine qui potete trovare il podcast della trasmissione Trenta Minuti con…Ivo De Palma realizzata per Unis@und, web radio dell’Università degli Studi di Salerno.
Due appuntamenti per incontrare Ivo De Palma, uno al nord a Torino, l’altro a Sud a Cava de’Tirreni in provincia di Salerno, con un po’ di effetti radio – televisivi per chi non potrà esserci fisicamente.
Si comincia domani 11 settembre con la tappa torinese con appuntamento alle ore 23.00 dove Ivo De Palma, doppiatore di personaggi degli anime nazionalpopolari come Pegasus dei Cavalieri dello Zodiaco sarà ospite del programma di Youdem Tv "L'arte di campar con l'arte", condotto da Charlie Gnocchi dall'area dibattiti della Festa Democratica, che si svolge a Torino: una sorta di talk show un po' stravagante sugli artisti della zona. Ivo porterà alcuni spezzoni della sua attività da doppiatore.
Buone notizie: per partecipare, oltre ad essere fisicamente lì a Torino (presso lo spazio congressi presso la tensostruttura di Piazza Castello) l’evento sarà trasmesso in tempo reale su Youdem, la rete tv del Partito Democratico (canale 813 Sky) e sarà disponibile in formato podcast sul sito di Youdem
Il viaggio verso sud alla volta di Cava de’Tirreni è invece all’insegna di una dimostrazione di doppiaggio per una lezione-evento dal titolo: "Dal testo originale ai dialoghi italiani"-Come si lavora all’edizione italiana di un cartone animato. L’appuntamento è per il 19 settembre alle ore 11.00 nello spazio convegni adibito nell’area mercatale di Cava de’ Tirreni. (ci saranno navette gratuite per raggiungere l'area dalla stazione centrale della città)
Sarà una dimostrazione pratica di come avviene materialmente confezionato il copione che finisce in sala di doppiaggio con la possibilità per il pubblico di provare a microfono alcune battute con l’ausilio di videoproiezioni come se fossero in sala doppiaggio.
L’evento nasce ambito del festival di culture anime & manga del Cavacon (i dettagli e il programma sono qui: www.cavacon.it) che si terrà dal 17 al 19 settembre a Cava de’Tirreni (SA), Willwoosh sarà il presentatore del Cavacon per l'intera durata della manifestazione che si va ad aggiungere alle presenze di Flavio Aquilone, doppiatore di Light Yagami in Death Note, di Emanuela Pacotto, doppiatrice di Nami in One Piece e Bulma in Dragon Ball e di Giorgio Vanni in concerto.
Per gli amanti del cosplay, sarà presente Giorgia Vecchini, vincitrice del primo World cosplay summit, pronta ad intrattenere il pubblico con le sue performance. Per gli amanti del fumetto d'autore, è certa la presenza di Paolo Ongaro, storico illustratore e fumettista, che parteciperà alla fiera esibendo le sue migliori tavole e di Arantza Sestayo
Per chi non potrà esserci, in anteprima il 16 settembre ai microfoni di Unis@und, la webradio dell’università di Salerno, ospita Ivo De Palma nella trasmissione Trenta Minuti condotta da Chiara Marra (che si, è proprio la sottoscritta!,n.d.r) per una chiacchierata sulla sua carriera e sul mondo del doppiaggio. L’appuntamento è per giovedì 16 settembre alle ore 12.30 in streaming su internet dal sito http://iunisa.unisa.it/ e in replica alle ore 21.30. Per chi non potrà collegarsi in questi due momenti, il podcast rimarrà on line nell’archivio della trasmissione, al più presto vi sarà comunicato il link dove poterlo reperire.
COME FARE PER NON PERDERE LE NEWS SU TUTTI GLI APPUNTAMENTI DI IVO DE PALMA?
E’ molto semplice, basta aggiungere Ivo De Palma, o me, la sua agente su Facebook e mano mano vi saranno inviati gli inviti agli eventi.
La recitazione è un caleidoscopio, la rilettura di un testo un cristallo illuminato ogni volta da una tonalità differente. Lo dimostra The Chant che vede impegnato Ivo De Palma nella reinterpretazione dell’opera di Mariangela Gualtieri, poetessa eterea contraddistinta dalla sua delicatezza che qui Ivo ripropone in un Gioco di Duende ‘efferato’: una voce scura, un tormento ed estasi che accompagna il sodalizio di un trittico poetico preso in prestito da Senza Polvere, Senza Peso.
Ormai da annoverare tra i cult della ‘libreria di De Palma’, i testi della Gaultieri sono accompagnati in una nuova coloritura di tensione, contorsione psicologica e laconica discesa…
Una performance rigonfia di pathos, un mood tagliente viscerale attraversato da una timbrica vocale in forma cangiante,molto matura e profonda, quasi inedita nel repertorio dell’Ivo De Palma noto ai più, una vocalità tutta da scoprire, dall’inferno al paradiso, una quiete dopo la tempesta.
QUI IL CONFRONTO CON IL MOOD ORIGINARIO
Ancora una volta uno spoken words su Mariangela Gualtieri. Un registro diverso, alternativo lo accompagna e t’accompagna: recitazione non rarefatta come di solito è consono alla Gualtieri, una recitazione irrequieta, un turbamento…una scelta radicale su un testo di questa poetessa e una ricerca molto, molto personale. Come nasce l’idea di questa coloritura così intensa?
L'idea nasce, come frequentemente succede, da esigenze personali. Dalla mia urgenza di testimoniare attaccamento e amore verso una persona ben precisa, la cui immagine compare frammentariamente, quasi fosse un interferenza video, alla fine dello spoken words. Al solito, c'è chi determinati contenuti li sa scrivere nel modo giusto. E Mariangela Gualtieri è una di queste persone.
Uno spoken words che in realtà raccoglie tre testi uniti insieme tratti dalla raccolta Senza Polvere, Senza Peso, un assist che ti consente anche cambiamenti di mood e registri vocali, com’è nato questo collage?
Lo stacco netto è in realtà tra i primi due testi e l'ultimo, reso in maniera nettamente più essenziale e discorsiva, quasi fosse sussurrato alla mia interlocutrice. Un finale un po' alla Stefano Lorefice, devo dire. Ricco e minimale allo stesso tempo.
TheChant è un titolo particolare per raccogliere questo marasma recitativo, un titolo dalla doppia valenza. Spiegami…
Intanto, voglio precisare che il fatto di "ri-titolare" molti dei miei spoken words sottolinea il fatto che trattasi spesso di mie personali rivisitazioni, non necessariamente in linea con il "mood" profuso dagli stessi autori quando leggono in pubblico le proprie cose. Questo vale sia per Mariangela Gualtieri sia per Stefano Lorefice, i due autori che (ri)visito più spesso e che svolgono anche una propria autonoma attività di lettura pubblica dei loro testi.
La parola "chant" in inglese ha due distinti significati. Quello di preghiera salmodiante, e qui siamo perfettamente il linea con lo stile Gualtieri, e quello di "protesta" o addirittura di "slogan" ripetuto (e quindi, in certo senso, anch'esso "salmodiato") nel corso di una manifestazione. Questa seconda accezione giustifica alcuni accenti vocali meno ieratici e più soffertamente umani presenti nella resa artistica del testo.
Un fattore che hai spesso rimarcato nelle nostre interviste è la l’ostacolo che c’è per un uomo di fronte ad un testo, meglio ancora una poesia, scritta da una donna, in un testo del genere la sensibilità femminile è molto forte,districata attraverso le metafore…che mi dici in proposito al tuo adattamento maschile reso comunque con una tua accentuazione autobiografica?
Avendo la Gualtieri scritto il testo pensando a un uomo (tale Cesare, cui dedica il componimento principale del trio di testi che ho proposto) ho dovuto volgere al femminile alcuni passaggi, ché altrimenti sarebbero suonati un po' strani. Per il resto, mi sono lasciato andare a un pathos che considero "unisex", semmai arricchito dalla sensibilità più complessa che, in quanto donna, l'autrice ha profuso sulle parole.
Un bilancio su questo spoken word su questo spirito vocale più denso e irrequieto?
Sono sicuramente le tinte che mi riescono meglio. Dopodiché, a ogni spoken words parto dal presupposto di cercare di farlo meglio del precedente, altrimenti casca un po' la motivazione (che non è mai di tornaconto economico, giacché non è roba commissionata da chicchessia...)
Mettetevi comodi e godetevi questo itinerario recitativo di quasi 30 minuti. Benvenuti in Tlmc:36462.
Il fascino di scorci dell’Egitto di oggi tra il trasporto desolato e onirico abbinato al particolare binomio fantascientifico in formato Science Fiction (sci-fi).
E’ tutta opera di Matteo Giovanelli, giovane filmaker alle prese con un collage di 500gb di materiale sull’Egitto impreziositi da effetti siderali, frattali, lingue ultraterrene e distorsioni audio.
Ivo De Palma vi partecipa sotto forma di voce portante della voce fuori campo del protagonista Telemaco: un lungo flusso di coscienza dalle atmosfere cangianti e rarefatte.
Una ricerca interspaziale traghetta il protagonista in un viaggio spazio temporale dove resta imprigionato presso Vittoria nel 2010. Telemaco intraprende la caccia dell’acido carbossilico alifatico a lunga catena… ovvero: bolle di sapone. Ma il contatto con l’homo sapiens lo porterà a scoperte inaspettate in una convulsa e mascherata lirica ricerca dell’ Essere dell’Umanità in uno stile che richiama Asimov quanto Neon Genesis Evangelion…
INTERVISTA AD IVO DE PALMA
Fantascienza e tanto materiale da modellare, cosa ti ha colpito di Tlmc:36462 , come sei arrivato a Matteo Giovanelli?
Diciamo che è stato Matteo ad arrivare a me, infatti mi ha contattato lui per questo suo progetto nato e sviluppato in ambiente didattico, ma che potrebbe avere un ulteriore accelerata in futuro. Io non avevo alcuna idea di quali sarebbero state le immagini, in quanto mi è stata richiesta unicamente la registrazione del testo, che essendo da gestire senza labiale non dava problemi di successivo inserimento lungo il filmato. Ed è quindi stata la dimensione esclusivamente testuale, il flusso di coscienza in prima persona, a stimolarmi.
A livello recitativo è soprattutto l'assestamento da mediometraggio a fare da padrone alla tua performance che porta con te la difficoltà di un monologo, un flusso di coscienza che accompagna tutta la scena, raccontami...
Io l'ho gestito nel mio studio, separatamente dalle immagini, quindi impostandolo come se avesse dovuto funzionare da solo. Poi, è stato redistribuito alla bisogna lungo la scansione delle immagini da Matteo, che ne ha anche regolato gli effetti robotici, all'inizio più marcati e via via un po' meno invasivi.
Il ritmo fa da chiave importante a tutto il filmato: cosa fa da 'metronomo'? Sincro con le immagini? Micro sequenze? O scrittura?
Questo andrebbe effettivamente chiesto a Matteo, che ha la responsabilità del montaggio finale e degli effetti tecnologici distribuiti a piene mani sulla mia recitazione. Visto che la scansione delle mie battute (alcune delle quali mancano all'appello e verranno probabilmente utilizzate in un successivo ampliamento) è stata rivoluzionata, o è il montaggio delle immagini (splendide, peraltro) a fare da traino per il resto, o è una colonna audio pesantemente condizionata dalle scelte di Matteo a fare da base per il montaggio. In entrambi i casi, non c'è un mio intervento diretto sull'esito finale.
Come hai registrato la tua voce su questo filmato? E' un montaggio o hai seguito lo script dall'inizio alla fine e quanto tempo hai impiegato?
L'ho registrata in una mattinata presso Filmdubsters, il mio studio di Torino, senza gli effetti robotici che poi ha aggiunto Matteo. Ho registrato molto più materiale di quello che per il momento compare in questa versione provvisoria, molto apprezzata, mi dice Matteo, anche dai suoi referenti didattici.
Nel contesto, potremo dire che si tratta di una narrazione - recitazione che ti fa respirare un'aria più cinematografica... vero? E il tuo rapporto con il doppiaggio cinematografico? Ti manca? C'è una sostanziale differenza con l'audio-visivo televisivo a cui sei abituato? Rappresenta ancora una scuola maestra anche per te?
Il mio rapporto con il doppiaggio cinematografico è estremamente saltuario, avendo io lavorato prevalentemente al nord. Sì, un po' mi manca, non c'è dubbio. Vi sono svariate differenze con lo specifico televisivo ed è sicuramente la tipologia di doppiaggio più prestigiosa.
E per concludere, che giudizio dai complessivamente all'opera di Tlmc:36462 ?
Interessantissima e di indubbio pregio. Da seguire con calma, non avendo i tempi "usa e getta" delle cose normalmente condivise su Youtube (infatti arriva da un altro portale). Le immagini sono splendide, il concept interessante già così e spero anche di più quando verrà sviluppato. Sulla mia voce ho apprezzato l'inconsueto lavoro che è stato fatto, anche se ottunde molto di ciò che recitativamente avevo profuso. Ma è una scelta pertinente con il contesto, quindi apprezzabile
A Praying Leaf...La potenza di un sussurro. Grande spirito evocativo, grande suggestione di dinamismo e profondità.
Segnatelo fra i preferiti questo spoken words,che rasenta i muri della parete della quarta dimensione.
E’ un approccio raro nella recitazione di Ivo De Palma per chi ha seguito fin ora questa rassegna di ‘scorribande’, è il contatto con l’universalità della sensibilità femminile nel formato di video arte che intreccia pittura e poesia.
Sullo sfondo c’è l’influenza magnetica e sussurrata trasmessa dalla poetessa ‘ungarettiana’ Mariangela Gualtieri fondatrice nel 1983 del Teatro Valdoca 1983 insieme a Cesare Ronconi, poetessa ed artista contemporanea sicuramente da scoprire se non l’avete già fatto.
Un filamento poetico sottilissimo, leggiadro, dal tocco lieve, senza ‘Io’ da donna, ripercorre il lato infinito della realtà con valenza universale, una delle penne poetiche più interessanti del nostro tempo [ricordiamo Antenata" (Crocetti, 1992), "Fuoco centrale" (Einaudi, 2003) e "Senza polvere senza peso" (Einaudi, 2006).] vibra ora nel sussurro vocale, quasi in forma di preghiera di Ivo De Palma, in una performance fortemente influenzata da questa magnetica personalità tutta da scoprire.
Un intricato umore boschereccio, una sequenza rampicante di parole abbraccia un concept dedicato a Carolina Granato in un ancestrale e solare richiamo tra arte e autobiografia che rivela scorci di vita all’interno delle sue opere pittoriche.
Un corollario di sensibililità a pelo d’acqua, palpabile anche nel minimalismo sonoro affidato a loop immersi nel rise & fall di una computer grafica semplice ma d’effetto con lo scorrere di foglie da primavera giapponese.
L'INTERVISTA a Ivo De Palma
Ci tieni a metterlo in risalto. Ivo De Palma recita rarissimamente testi di autrici femminili e questa volta le tue scorribande approdano nelle liriche di Mariangela Gualtieri. E dunque, come mai questo 'grande passo'? E che gioco psicologico di immedesimazione c'è per un uomo nel leggere un testo come questo?
Mariangela Gualtieri è una che veramente se non esistesse bisognerebbe inventarla, perché la sua scrittura presenta una ricerca sui significanti e sul loro suono, spesso proposto in iterazione espressiva, sempre interessantissima per un professionista della voce. Il suo stile, ora vagamente, ora dichiaratamente ieratico (come la sua stessa esile figura durante i suoi recital) mi intriga e mi interessa molto, anche perché più facilmente abbatte le barriere di sesso, diventando espressione di un sentire universale. Una delle maggiori difficoltà di certi repertori è infatti il loro esplicito riferimento a universi del tutto alieni da chi deve interpretarli: culturali, ma anche solo anagrafici (troppo diversa età) o di appartenenza sessuale. Per questo difficilmente mi azzardo a proporre qualcosa che espressamente provenga dalla sensibilità femminile, anche se potrei comunque farlo con l'alibi dell'esperimento. Diciamo che, in genere, ho una forma di rispetto per una sensibilità non solo diversa, ma anche molto più complessa di quella maschile. Questa, però, è praticamente una sorta di preghiera, e il fatto che a dirla sia una foglia in qualche modo rende il messaggio un po' più universale. Carolina Granato e la sua ricerca artistica, cosa ti ha colpito nelle sue opere?
Il tratto particolare della sua matita o del suo carboncino, essenziale ma mai banale. Una certa austera autorevolezza di taluni ritratti. Le opere, tra quelle in cantiere e quelle già prodotte, sono molte di più di quelle che compaiono nel video e verranno presentate quanto prima sul sito internet che Carolina sta preparando. Io mi sono limitato a "piratare" (a sua insaputa, ché volevo farle una sorpresa) le opere presenti sul suo profilo Facebook.
La dicotomia volti - ritratti suggerisce una ricerca autobiografica di Carolina nelle sue opere, è questo il messaggio che hai enfatizzato nel video, raccontami. E quanto è particolare trasmettere - da videomaker - la narrazione di un'idea applicata all'arte pittorica in chiave narrativa?
Il linguaggio audiovisivo vive di dinamiche espressive legate alle immagini e quindi alternare i ritratti al volto di Carolina serve proprio a confermare il legame tra esperienza di vita e maturazione artistica, di cui lei stessa mi ha parlato. In più, il tutto è abbinato al testo salmodiante attribuito a una foglia, che allude all'eterna altalena nascita-morte (tema che già avevo affrontato nella mia primissima scorribanda audiovideo, Eterna Primavera, riferita all'omonimo quadro della pittrice Silvana Cimieri). E' chiaro che il dato femminile, quindi il volto ricorrente della stessa Carolina, è del tutto pertinente al concetto, sia perché, come madre, la donna è la principale artefice dell'evento "nascita", sia perché, fisiologicamente, la donna si "rinnova" mese dopo mese, quindi anch'essa ha in sé un "ritmo" biologico ricorrente.
La suggestione di contrasto che applichi al video è questo mood boschereccio delicatissimo. Raccontami...
Anche qui, volevo che la dinamica espressiva riferita alle foglie non abbandonasse mai la narrazione, e contaminasse sia le opere di Carolina sia il suo stesso volto, in modo tale da non perdere comunque di vista ciò che il testo di Mariangela Gualtieri intendeva trasmettere.
Un sodalizione che ben si sposa con la ricerca intimistica di un suono millefluo come quello che hai scelto...
Mi occorreva una musica che presentasse un qualche elemento sacrale/liturgico (per esempio il tappeto sonoro delle tastiere, nonché l'iterazione un po' ipnotica della melodia) pur mantenendo connotazioni sostanzialmente moderne. E questo per potervi distendere sopra una voce molto intima, colta nelle sue sfumature più interiori, tenuta molto presente nel mix finale. Mi rendo conto che è una scelta discutibile, e infatti sulla pagina Youtube di questo video c'è un commento non molto tenero (che io ho autorizzato, giacché ogni commento alle mie scorribande compare solo per mia espressa concessione), nel quale mi si attribuisce sostanzialmente il vizio di concentrarmi solo su me stesso. Critica espressa nei dovuti modi, quindi legittima. Mi pare però non si sia compreso, in questo caso, il tentativo di restituire l'intimità, quasi telepatica, di un testo che arriva a un livello così essenziale dell'esistenza. Ogni tentativo può, naturalmente, fallire. Ma bisogna anche considerare che queste mie scorribande mi servono per sperimentare soluzioni comunque non convenzionali. Usare la voce (parlata, ché con quella cantata va da sé) lavorando anche su una certa musicalità, su un timbro non necessariamente pieno, sul dettaglio della ripresa vocale, è qualcosa che non posso fare altrove. Lo faccio quindi per conto mio, senza chiedere soldi a nessuno. Ci metto comunque sempre faccia, nome e cognome, a differenza, spesso, di chi critica.
Sottotitoli, ormai è tua componente estetica più volte sperimentata...L'uso della lingua inglese come diffusore del messaggio del video, dicevi nello scorso post di That Kind Of Love. Sorge una domanda strutturale: pensare che il doppiaggio in Italia è sempre stato in contrasto con questo concetto, il concetto del sottotitolo che invade il video, o no? Lo armonizzi a suon di effetti grafici ma spiegami questa scelta di fondo (un po' in controtendenza?)
Certamente il doppiaggio non ama il sottotitolo, questo va da sé. Ma un conto è la fruizione di un'intera fiction, tutto un altro è un minuto e mezzo di clip video, che può essere vista e rivista spesso, consentendo al pubblico di cogliere, volta dopo volta, aspetti precedentemente trascurati. Un po' come certi spot pubblicitari, talmente stringati nel montaggio da essere difficilmente intelligibili al primo passaggio, ma che godranno di tale e tanta programmazione da fugare in seguito ogni dubbio.
Vediamo se è andata così. Hai scoperto i quadri di Silvana presso la Galleria d'Arte Assurfivo a Torino, e anche questa volta, la tua voce ha agito in incognito sotto forma di sorpresa. Questi regali recitativi che concedi e che fai un po' a te stesso fuori dagli obblighi lavorativi sono sempre più frequenti. Cosa ti trasmette quest'energia positiva dell'incontro con gli altri e con te stesso?
Quasi. Nella tua ricostruzione manca un prodromo: conosco Silvana da qualche anno, anche se ci eravamo un po' persi di vista, e fu lei a invitarmi alla sua mostra, che oltretutto si teneva in un luogo non distante dal mio studio di Torino. Fu una bellissima occasione per rivedere lei e qualche altro amico che non incontravo da un po' e fu il primo contatto ragionato che ebbi con la sua produzione artistica, di cui prima avevo solo sentito parlare. In quell'occasione, venne pubblicamente letta la poesia che l'amica Marina Bergadano aveva scritto ispirata dalle immagini, a loro modo concettualmente abbastanza forti, del quadro Eterna Primavera. Fu lì che mi scattò l'idea di abbinare le due cose in un unico evento. Naturalmente, anche in quel caso per Silvana fu un'assoluta sorpresa. Da notare che all'epoca avevo appena aperto le mie pagine su youtube e facebook, quindi Eterna Primavera fu in assoluto la mia prima "scorribanda" contaminatrice....
Dopo questo breve excursus approfondiamo l’impatto del pennello di Silvana Cimieri, Eterna Primavera,consapevole dell’accompagnamento poetico dei versi di Marina Bordegano accoglie in sé tutta la carica surreale e metafisica di una delle migliori opere dell’esposizione, la tua scorribanda con il sodalizio di Silvana parte da qui. Cosa ti ha convinto?
Silvana è un'artista coraggiosa (probabilmente anche perché è tenace e coraggiosa come donna, ma questo lo sa solo chi la conosce un po' meglio). Rappresentare in un'opera d'arte la prima forma riconoscibile dell'essere umano non è operazione priva di rischi di fraintendimento, specie in Italia. C'è sempre chi può accusarti di violare la sacralità di quell'immagine, normalmente tollerata solo in ambito scientifico, banalizzandola o utilizzandola, discutibilmente, a fini provocatori (ricordo ancora l'enorme poster Benetton, col neonato insanguinato appena uscito dal ventre della madre, giganteggiare in piazza San Babila a Milano...). Silvana, invece, quella sacralità intende celebrarla, quindi l'opera è rispettosissima di quell'immagine e del legame che l'esistenza di ognuno di noi ha con quell'immagine.
A proposito di poesia, la lettura ad alta voce sta diventando un fenomeno di tendenza, trovi anche tu? O il mondo dei non addetti ai lavori se ne accorge solo ora?
Beh, come forma d'arte, il "melologo", cioè l'evento che unisce parola (non cantata) e musica, esiste almeno dal '700, quando per ovvi motivi era possibile soltanto da vivo... Ora ha la possibilità di essere confezionato in file condivisibili, insieme alle emozioni che trasmettono (se ben fatti...), col mondo intero. E naturalmente continua ad essere proposta anche dal vivo, mutatis mutandis, cioè aggiornati i vari codici espressivi. Anche gli ambienti alternativi la apprezzano molto, e la definiscono con un termine che mi piace molto e che spesso uso anch'io: spoken words. Nel mio piccolo, lo sforzo è di valermi di tutte le possibili risorse multimediali, quindi ora non mi accontento più di leggere qualcosa su musica (esperienza che fa parte come molte altre del mio bagaglio professionale) ma cerco sempre di abbinare il tutto alle immagini.
L’arte in movimento, l’editing grafico, si snoda in modo da indagare sui particolari, sulla spazialità, insomma, anche questo aumenta la tensione dell’intreccio narrativo…
L'editing video, come d'altronde l'obiettivo della videocamera (che però qui non ho usato, "limitandomi" a rielaborare e movimentare immagini fisse) e della macchina fotografica, offrono al pubblico un taglio particolare, una visione alternativa dell'opera in questione. E questo dà vita a suggestioni aggiuntive: artisti come Silvana offrono al pubblico la propria visione di oggetti e situazioni varie, realistici od onirici che siano. L'editing multimediale offre una "visione particolare di tale visione particolare", quindi l'indagine si approfondisce sempre più... La manipolazione del materiale artistico altrui non deve essere vista come prepotenza. E' semmai prova che i materiali originali, in questo caso i quadri di Silvana, hanno una valore, sono in grado di suggestionare e coinvolgere artisti che provengono da altre esperienze e che si esprimono con codici differenti. E' una prova di forza, in buona sostanza, giacché è pur sempre Silvana che ha condizionato e stimolato me, e non viceversa.
Narrazione e recitazione, tra l’uno e l’altro video intercorrono circa 8 mesi. Sono due performance completamente diverse, uno spoken words, l’altro un promo per promuovere l’esposizione al V – club di Coazze (TO) dove richiami anche stralci della critica di Paolo Levi. Oltre la forma, si tratta tra l’altro di un esercizio di stile. Stesso tema ma due stili vocali e drammmaturgici alquanto diversi...
La prima esperienza è una sorta di narrazione/preghiera, è dentro la situazione, vorrebbe in qualche modo darle voce. Nella seconda esperienza la voce descrive, più che rivivere, cercando un contatto più immediato col fruitore. Approcci e scopi diversi, da condurre necessariamente in modo dedicato. In questo caso, è stato interessante cercare di dare una forza espressiva immediata ai concetti già espressi, ma in modo più articolato e ponderato, nella riflessione critica, del tutto favorevole, di Paolo Levi. Anche in questo caso, una certa esperienza come dialoghista è stata preziosa per trovare la sintesi dei concetti essenziali.
Una riflessione in generale, prima di qualsiasi cosa sei un uomo che sta osservando il mondo intorno a sé, una scorribanda dopo l’altro, ti stai focalizzando sul panorama eterogeneo della vita culturale torinese, dove tu stesso vivi, raccontami che aria si respira e se, magari, potrebbe sorgere un progetto – collante che racchiude un po’ tutte realtà di questa città che ha tanto da proporre, che in maniera trasversale appare un fiore all’occhiello anche agli osservatori esterni…
In questo, purtroppo devo deluderti, in quanto il mio punto di osservazione non parte dalla frequentazione assidua del territorio. E' un panorama che, avendo lavorato per molti anni altrove, conosco in realtà abbastanza poco. Però, dalla mia "turris eburnea", in cui accolgo collaboratori professionali e molti allievi, osservo il resto (torinese o meno) molto di più che un tempo, e ora ho quel minimo di mezzi e di esperienza per comunicare ciò che vedo nel modo in cui mi riesce meglio...
Ormai lo avete capito, la voce di Ivo De Palma e le mille metamorfosi del linguaggio di Stefano Lorefice. Quindi è forse arrivato il momento che anche voi cominciate a conoscere questi testi da vicino, da dove cominciare? Beh, forse dalla pista di oggi vi darà una mano in questo direzione.
La scelta di quest’ultimo spoken word è un po’ un colpo di sorpresa, si tratta di una poesia, That Kind Of Love, risalente alla prima silloge di versi Prossima Fermata Nostalgiaplatz (Clinamen, 2002).
Libro che fu un esordio fulminante con una ricerca ermetica tagliente, didascalica, succinta all’essenziale, poche righe, ma concetti iridescenti e senzati. Una decostruzione estrema a cui poi è seguita una lenta fioritura e linearità scandita da Budapest Swing Lovers e L'Esperienza Della Pioggia.
Un ermetismo tagliente e solitario all'epoca che qui Ivo rende più caldo e riscritto nella sottotrama del visual effect della modernità liquida di corpi fluidi e metrò, viaggi e manopole firmato da VjKar, un viaggio di videoarte suggestiva sempre in una chiave di rilettura personale che fa da cornice ad una narrazione da 'slow reading' capace di rendere meno ermetica la ricerca di una lirica a bruciapelo e con tanto di impatto didascali di sottotitoli in inglese dal valore estetico: una formattazione dall'impatto bombato e variopinto ben integrato all'interno del quadro d'immagine.
Esperienza curiosa ne è tutto il contesto: arrivare alla lettura di Prossima Fermata Nostalgiaplatz dopo aver letto gli scritti più recenti, per me che ho seguito questa evoluzione letteraria fin dagli esordi è come assistere ad un Bolero al contrario, quello che ha percorso Ivo in un andirivieni temporale cominciato da Cosmo Blues Hotel, approdato all'ultimo Il Giorno della Iena e balzato indietro nel tempo.
Quello che segue in quest'intervista è il tentativo di riscoprirne questo viaggio atipico,all'indietro, dalla maturità agli esordi.
L'INTERVISTA
1. Non solo un nuovo Lorefice, ma addirittura un salto nel passato remoto. Hai ripescato questi versi dalla sua prima raccolta di poesie Prossima Fermata Nostalgiaplatz. Una scelta coraggiosa per certi versi, con quella scrittura potente e minimalista oggi meno evidente. Come ti è venuta questa idea?
La scrittura minimalista di Stefano mi ha sempre intrigato, anche perché spesso è confezionata con brani di parlato molto semplice, quindi li sento, e penso li senta chiunque, molto immediati. E' certo evidente, da parte dell'autore, il tentativo (riuscito) di accostarli in modo non banale, e questa disposizione ne è in un certo senso il valore aggiunto, la regia di Stefano sui suoi frammenti.
Poi, devo dire che stavolta un input è arrivato involontariamente anche da te, allorché a proposito del video precedente avevi parlato di un sottofondo musicale un po' freddo. Visto che quello non lo trovavo propriamente tale, ho però raccolto la sfida, e per "Quell'amore...", anziché optare per un sottofondo convenzionalmente rarefatto, che avrebbe certo fatto la sua figura ma sarebbe stato una scelta un po' scontata, sono andato a cercarmi qualcosa di dichiaratamente elettronico, quindi certamente e insindacabilmente freddo. E devo dire che l'esperimento mi soddisfa, giacché proprio il contrasto tra sottofondo da un lato, e argomento e trattamento vocale dall'altro, mi pare ponga decisamente in risalto il contenuto.
2. Hai percorso la lettura di Stefano in un viaggio all’indietro, prima Cosmo Blues Hotel poi le poesie mature de L’Esperienza Della Pioggia e Il Giorno Della Iena. Tornare a Nostalgiaplatz è un ‘viaggio del togliere’. Che sensazione ti ha dato questo esordio fatto di ricerca del minimalismo tra ermetismo spinto e non punteggiatura?
Esattamente le sensazioni che ho appena descritto, e che mi hanno spinto a questa proposta. Trovo singolare che in questo caso l'arte del togliere riguardi più gli esordi che gli sviluppi maturi, giacché in molte altre arti (recitazione sicuramente) si impara a togliere, a cogliere e a trasmettere l'essenziale, un po' più in là con gli anni (anagrafici e artistici). Ma proprio per questo, come ho già avuto modo di dirti, sono piuttosto curioso dei prossimi sviluppi.
3. Effetto lo fi, monopole e metafora del viaggio. Il video loop di questo spoken words è firmato da Vj Kar, ormai nota firma nelle tue scorribande. Com’è nato il concept? E’ il video adattato al testo o il contrario?
Mah, in genere un video nasce sempre dall'audio, che quindi non va mai considerato il parente povero delle immagini, ma anzi l'elemento che, sommato in maniera efficace alle immagini, ne amplifica l'efficacia non in modo aritmetico, ma esponenziale. Mi serviva qualcosa che assecondasse la musica, più che le parole. In modo tale che i concetti espressi, e l'idea di amore che se ne trae, fossero collocati nella nostra realtà un po' frenetica, in cui si tende a perdere il senso di molte cose, e da cui il contatto e la complicità totale con chi amiamo sono beni da difendere assolutamente. I video loop di vj-kar erano l'ideale.
4. Un surplus, stavolta. I sottotitoli in inglese, nulla da dibattere sulla traduzione mantenuta fedele all’italiano, ma è una scelta curiosa, come mai?
Dal punto di vista delle immagini, sono un elemento grafico in più, che danza sulla musica insieme a tutto il resto. Stefano ha apprezzato molto che fossero in inglese trovando che, per così dire, "diffondessero il verbo" anche al di fuori della sensibilità degli italofoni. A me piaceva l'idea di dare comunque un input in più, specie a chi conosce l'inglese. La traduzione è complessivamente fedele ma rende alcuni concetti diversamente, quindi in certo modo arricchisce, quasi interattivamente, il testo.
5. Voce calda, atmosfera fluida. C’è in un certo senso uno stile che cerca di rallentarne il taglio ermetico e renderlo più denso, vero?
Sostanzialmente sì. Quando Stefano legge in pubblico se stesso è molto più secco ed essenziale. Io lavoro sui suoi materiali in modo un po' diverso, come è giusto e comprensibile che sia. Altre riflessioni su questo argomento sono nell'intervista in occasione della scorribanda precedente, cui vi rimando.
6. Stefano Lorefice e l’amore del pressappoco, l’amore relativo, è un’affinità elettiva ormai questo suo modo di scrivere e la tua voce. Dovessi scegliere, tu che lo hai sviscerato abbastanza, qual è il suo libro che ti ha soddisfatto maggiormente?
Resto molto legato a Cosmo Blues Hotel per due motivi. E' il libro che mi ha fatto conoscere (in senso letterario e personale) Stefano, ed è il primo suo testo che ho proposto come spoken words, anche se all'epoca non c'era youtube e quindi ne allestii una versione unicamente audio, che poi Stefano, tempo dopo, pubblicò su youtube con un'immagine fissa. Poi, pur nella tecnica ancora da raffinare e che trova nel suo ultimo lavoro, "Il giorno della iena", il degno compimento, Cosmo Blues hotel contiene alcuni "tipi umani" veramente deliziosi, che si prestano particolarmente ad essere scelti per una lettura pubblica, come infatti fu.